Rumore bianco

Rumore bianco recensione film di Noah Baumbach con Adam Driver e Greta Gerwig [Venezia 79]

Noah Baumbach torna a Venezia con Rumore bianco - White Noise, un affascinante dramma sulla famiglia con Adam Driver e Greta Gerwing. La recensione in diretta dalla 79esima Mostra del Cinema

Rumore bianco recensione film di Noah Baumbach con Adam Driver, Greta Gerwig, Don Cheadle, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May Nivola e Jodie Turner-Smith

Dopo ben tredici film a “soli” 53 anni, Noah Baumbach è tornato, presentando alla 79esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia quello che è probabilmente il suo film più coraggioso. Gli ambiziosi intenti di Rumore biancoWhite Noise emergono prepotenti minuto dopo minuto, manifestando con forza la definitiva maturità di questo affascinante autore.

Adattamento dell’omonimo romanzo di Don DeLillo, il nuovo film di Baumbach affronta con audacia un atavico cruccio dell’animo umano: la morte. Adam Driver e Greta Gerwig guideranno la propria rocambolesca famiglia all’interno di un vero e proprio dramma con sfumature apocalittiche, in cui la paura della morte ne definirà pesantemente l’incedere narrativo. Se il tema centrale resta rigorosamente quello della morte, gli espedienti drammaturgici per indagarne le sfumature sono vari e sempre brillanti, soprattutto grazie alla consueta attenzione che Baumbach dedica alla stesura delle proprie sceneggiature.

Oltre ad aver osato sotto il punta di vista contenutistico, il talentoso regista newyorkese ha voluto sperimentare anche sul piano tecnico, regalandoci una commistione di generi sorprendente in quanto a qualità e armonia: thriller, horror, commedia e dramma convivono coerentemente, rendendo l’esperienza visiva straordinariamente cangiante e facendoci definitivamente inserire Baumbach nella lista dei grandi registi del ventunesimo secolo.

Greta Gerwig May Nivola e Adam Driver
Greta Gerwig (Babette), May Nivola (Steffie), Adam Driver (Jack), Samuel Nivola (Heinrich) e Raffey Cassidy (Denise) (Credits: Wilson Webb/Netflix)

Adam Driver, con cui Baumbach ha collaborato in cinque film dei tredici totali, sembra dare il meglio proprio quando diretto dall’autore newyorkese: il suo personaggio è probabilmente il più complesso e raffinato e la sua figura funge da perno indispensabile per la fine ricerca psicologica portata avanti da White Noise. Se si dovesse analizzare l’impianto narrativo nella sue tappe essenziali, si potrebbe affermare che la domanda posta da Rumore bianco, ma soprattutto la risposta data da Baumbach, possano risultare quasi banali. Tuttavia, quando si scompongono criticamente i molteplici stimoli intellettuali donati allo spettatore, si comprende fino in fondo la piacevole complessità di questo splendido film, che nasconde nello svolgimento della tesi finale il suo considerevole valore cinematografico.

Nel mettere in piedi cotanto spessore intellettuale, Baumbach non si dimentica le sue origini, garantendo al film quel distintivo ritmo e quel magnetico sarcasmo che ci ricordano ancora una volta il maestro Woody Allen. Anch’esso originario della Grande Mela, quest’ultimo è sempre più riconoscibile tra i grandi riferimenti cinematografici di Baumbach; d’altronde, quando si pensa alla filmografia di Allen, appare complicato non considerare la paura della morte come uno dei temi più ricorrenti. Insomma, ancora una volta Noah Baumbach ci delizia con la sua rara eleganza ed una rinnovata versatilità, grazie alle quali ci ritroviamo davanti ad un film squisitamente bilanciato, che conferma prepotentemente la solida posizione acquisita dal regista statunitense nell’odierna industria dell’audiovisivo.

Sintesi

Eravamo sicuri che Noah Baumbach in apertura a Venezia fosse una dolce certezza, ma trovarsi di fronte ad un tale sfoggio di esperienza e talento ci lascia semplicemente folgorati. White Noise è un film ambizioso, che cela dietro ad un’apparente immediatezza contenutistica la piacevole complessità delle grandi domande, veicolata attraverso una commistione di generi finemente bilanciata.

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