MIlarepa

Milarepa recensione film di Louis Nero con F. Murray Abraham e Harvey Keitel

Il nuovo film diretto da Louis Nero ambientato in un futuro post apocalittico medioevale che racconta di miti e poteri ancestrali.

Milarepa recensione film di Louis Nero con Isabelle Allen, Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Franco Nero Ángela Molina

In un mondo post apocalittico, ma che ha un forte legame con un passato medioevale, si erge una giovane valorosa, di nome Mila(repa), in cerca di sangue e vendetta.

Il cammino della ragazza sarà impervio ed oscillerà in due emblematiche fasi: una prima legata alla distruzione di tutta la malvagità insita in un ramo dell’albero genealogico, la seconda invece incentrata sulla redenzione spirituale dai propri peccati.

Milarepa poeta e filosofo tibetano, nel nuovo film per la regia di Louis Nero diventa femminile e prende le sembianze di Isabelle Allen (da bambina una delle protagoniste di Les Misérables di Tom Hooper) andando a dare una diversa caratterizzazione di uno dei maestri della scuola Kagyu.

Il film si avvale, come era già accaduto altre volte, di un cast di prim’ordine: Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Franco Nero, Angela Molina e Bruno Bilotta.

Mila (Repa) assume il ruolo di una ragazzina alla ricerca di un posto nel mondo, nonostante lo smarrimento generale dei popoli, ormai privi di ideali e traguardi. È però anche una forza di volontà capace di riaccendere quel briciolo di speranza nelle anime perdute, grazie al suo grande impegno e alla sua dedizione.

La parata di star citate, con il passare dei minuti, diventeranno i personaggi che, ognuno a seconda delle evenienze, causeranno lo scontro con la giovane Mila nel proprio percorso  di crescita non solo anagrafica, ma soprattutto spirituale.

In una fase iniziale le sue gesta sembreranno essere partorite da una forza oscura vincolata alla figura della madre, poi successivamente la porteranno a redimersi e a venire patti con il bene.

Milarepa (secondo film italiano dedicato alla figura mistica, dopo quello diretto da Lilliana Cavani) racconta, come ha spiegato durante la conferenza stampa lo stesso regista Louis Nero, un futuro lontano nel tempo, però allo stesso modo con forti richiami all’attualità. Nel lungometraggio si colgono infatti messaggi di pace in un clima di tempesta, tutto ciò porta inevitabilmente a riflettere sulle tensioni attuali e sui tentativi dei popoli di resistere e ricostruire, nonostante le guerre che ancora oggi affliggono diverse parti del mondo.

Una scena di Milarepa (Credits: Reggi&Spizzichino; PFA Films).
Una scena di Milarepa (Credits: Reggi&Spizzichino; PFA Films).

Con Milarepa, come espresso durante la conferenza stampa pure da F. Murray Abraham, rappresenta quella voce fuori dal coro sia sotto il punto di vista dell’attualità che dal mero intento cinematografico. In buona sostanza quel connubio tra la ricerca di raccontare la realtà attraverso la fantascienza (con un tocco filosofico, vista la matrice del prodotto) e la costruzione di un’intreccio narrativo semi inedito, almeno per quanto riguarda il panorama produttivo e distributivo italiano.

“Il mondo oggi è come un serpente che si morde la coda” afferma F. Murray Abraham citando l’Uroboro. E, in in un certo senso, anche a livello narrativo in Milarepa si possono trovare connessioni simili. Purtroppo rimangono solo accennate: spunti che raramente riescono a rafforzare il punto focale del racconto.

L’ultimo film di Nero non riesce mai dunque ad amalgamare i due volti della stessa medaglia: da una parte l’attinenza con il cinema di genere fantascientifico, di cui lo stesso autore n’è un grande appassionato (alla conferenza stampa ha detto di amare Christopher Nolan e George Miller, in particolar modo il primo Mad Max); dall’altra una forte attinenza con quello più marcatamente alto, legato alla poesia come è d’altronde l’intera filmografia di uno degli autori massimi di questa tipologia, ovvero Andrej Tarkovskij, nominato in seconda battuta sempre dal regista di Il mistero di Dante.

La voglia di collegare cinema “alto” e “basso” può essere un elemento tutt’altro che trascurabile. Se un film come Stalker di Tarkovskij rappresenta una delle forme più riuscite di questa connessione, allora bisognerebbe chiedersi perché Milarepa non riesca a ibridare in modo almeno sufficiente stili e generi. Mancanza di solidità narrativa? Costruzione dell’intreccio assente? Difficoltà nel rappresentare le proprie radici in un contesto che aspira a essere internazionale? Direzione degli attori discutibile? Potrebbero essere tutti questi i fattori — e forse anche altri — senza però mai arrivare  al nocciolo della questione.

Cosa voleva essere Milarepa: un film di fantascienza filosofica? un racconto simil cyberpunk? Un pigro tentativo di emulare prodotti che vanno per la maggiore ad Hollywood e non solo?

Nessuno ne ha la certezza, tranne Louis Nero, autore e regista dell’opera. È forse qui che risiede il più grande difetto di un autore che ha inseguito il sogno di realizzare Milarepa sin dagli esordi, portandolo a compimento solo di recente. Già nel film dedicato a Dante si poteva intravedere un sottotesto vagamente interconnesso con questa figura. In linea di massima un desiderio rimasto inespresso o meglio schiuso solo nelle intenzioni.

Milarepa: si presenta! (Credits: Reggi&Spizzichino; PFA Films).
Milarepa: si presenta! (Credits: Reggi&Spizzichino; PFA Films).

Le criticità sono così numerose che è difficile non vedere un tentativo maldestro, riuscito solo nei suoi sviluppi più primordiali. Un’opera fragile fin dalle fondamenta, che avrebbe meritato epiloghi ben diversi. Purtroppo, la presenza di numerosi attori di grande calibro, riuniti in una storia apparentemente di ampio respiro, non basta a rendere meno amara la visione. I tempi dei colossal sono finiti da tempo, e i volti noti non sono più un richiamo sufficiente, soprattutto per il pubblico italiano. il traino dei volti noti non attira più al pubblico, a maggior ragione a quello italiano: sono pochissimi gli attori o le attrici capaci di portare spettatori in sala unicamente grazie alla loro fama, a volte nemmeno questo accade.

Milarepa è un film che ha tutte le carte in regola per attrarre anche le generazioni più giovani: una protagonista adolescente e dinamiche narrative in dialogo con la realtà contemporanea. Tuttavia, manca di una vera consapevolezza del pubblico a cui vuole rivolgersi.

Nonostante sia un’operazione incompleta si percepisce l’esigenza di voler essere qualcosa di “nuovo” rispetto alla stragrande maggioranza della produzione cinematografica nostrana.

Il trailer del film:

Sintesi

Milarepa, ultimo film di Louis Nero, tenta di offrire un’alternativa al cinema italiano tradizionale, ma senza spingersi davvero oltre i confini noti. L’ambientazione in una Sardegna suggestiva fa da sfondo a un racconto che vorrebbe essere internazionale, ma resta legato a schemi narrativi poco audaci. Ispirato alla figura del poeta e filosofo tibetano, il film si muove in un mondo tra il post-apocalittico e il medievale, seguendo la trasformazione di una giovane protagonista. Un’idea interessante, ma solo parzialmente realizzata.

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