Warner Bros. Discovery strategie la cancellazione di Batgirl e degli show HBO Max il futuro di DCEU e film SVOD in streaming

Warner Bros. Discovery: le strategie, il modello di business, la cancellazione di Batgirl e degli show HBO Max, il futuro del DCEU, dello SVOD e dei film streaming

Annunciata il 17 maggio 2021 e ufficializzata l’8 aprile 2022, Warner Bros. Discovery nasce dalla fusione tra il gruppo Discovery e WarnerMedia di proprietà del gigante OTT AT&T, con l’intento da una parte di creare un nuovo polo leader globale nell’intrattenimento e nello streaming, dall’altro di far coesistere i due diversi universi ottimizzandone struttura e salute economica, soprattutto a riguardo delle perdite di WarnerMedia, assorbite nella fusione che vede ancora AT&T come azionista di maggioranza di un’offerta di contenuti e brand vastissima che include Warner Bros. Entertainment, HBO, HBO Max, New Line Cinema, Cartoon Network, Turner Classic Movies, Discovery Channel, discovery+, CNN, DC, Eurosport, HGTV, Food Network, Investigation Discovery, TLC, TNT, TBS, truTV, Travel Channel, MotorTrend, Animal Planet, Science Channel, Adult Swim e tanti altri.

Uno scorporo da AT&T e una contemporanea fusione con un altro player dell’intrattenimento, assai diverso per prodotti e pubblico di riferimento, messi in atto dunque con il preciso scopo di dare vita ad una nuova realtà maggiormente sostenibile dal punto di vista economico. Non sorprende dunque che, sotto la guida del nuovo CEO David Zaslav, le prime vittime siano state le produzioni originali europee di HBO Max, – la piattaforma streaming di WarnerMedia -, dal nord Europa all’Europa centrale, dai Paesi Bassi alla Turchia, con esclusione soltanto della Spagna e della Francia, ree di non avere un sufficiente impatto economico in termini di nuovi abbonati. Gli show originali tagliati sono stati anche rimossi dal catalogo.

Il logo Warner Bros. Discovery
Il logo Warner Bros. Discovery

Due piattaforme assai diverse – film e serie TV su HBO Max, documentari, educazione, sport e show d’intrattenimento su discovery+ – che per esempio in Italia, dove HBO Max non esiste ancora (e forse non esisterà mai?), andranno subito a coesistere all’interno di Sky tra film, serie, produzioni originali e discovery+, proponendo un pacchetto variegato comprendente tutto il mondo cinematografico e quello degli show live, reality, talent e game per un’esperienza di visione tanto straordinaria quanto ampia.

Questo editoriale nasce anche per sottolineare come, mentre in Italia ci si “nasconde” ancora dietro “l’alibi” della minaccia dello streaming al mercato cinematografico per provare a giustificare gli scarsi rendimenti di quest’ultimo nell’era post-Covid, Oltreoceano da oltre un anno il dado è tratto: lo streaming come canale distributivo, erede di Blockbuster ossia dell’uscita direct-to-video o straight-to-video, offre potenzialità economiche limitate per sua stessa natura, vedasi Black Widow o l’impossibilità di rendere profittevoli pellicole come No Time to Die o Top Gun: Maverick se solo avessero ceduto alle lusinghe delle piattaforme streaming, alla ricerca di strategie pubblicitarie mirate a mantenere la propria base di utenti a discapito del risultato economico.

Leslie Grace e Michael Keaton nel Batgirl che non vedremo mai
Leslie Grace e Michael Keaton nel Batgirl che non vedremo mai (Credits: Warner Bros. Discovery)

Non vogliamo addentrarci adesso sulle caratteristiche e potenzialità delle pellicole pensate e distribuite per lo streaming, argomento sul quale ci ripromettiamo di tornare a breve, ma discutere del grande rumore – e delle reazioni “sdegnate” anche da parte di autorità del business come Kevin Feige, James Gunn ed Edgar Wright, – che ha destato la cancellazione del film streaming Batgirl di Adil El Arbi e Bilall Fallah, già all’opera in Bad Boys for Life.

A fronte dell’obiettivo di tagliare 3 miliardi di dollari di costi entro 24 mesi, il nuovo CEO David Zaslav ha scelto di cancellare, oltre alla neonata CNN+ ad un solo mese dal lancio, anche il nuovo capitolo dell’Universo Cinematografico DC, dal costo non irrisorio di 90 milioni di dollari, sia per evitarne gli ulteriori costi dovuti alle riprese aggiuntive o reshoots, resisi necessari anche a fronte di test screening non proprio soddisfacenti, sia per ottenere vantaggi fiscali in termini di perdita a bilancio. Ciò significa che la pellicola, non concepita per il grande schermo e dunque di qualità “streaming” – cerchiamo di essere molto espliciti su questo visto che in Italia si fa ancora purtroppo fatica a distinguere Red Notice da No Time to Die – non vedrà purtroppo mai la luce, procurando un indubbio dolore e una grande delusione a tutto il cast artistico e tecnico coinvolto, dai registi ai protagonisti Leslie Grace, Michael Keaton, Brendan Fraser e J.K. Simmons.

Dwayne Johnson è Black Adam nell'Universo cinematografico DC
Dwayne Johnson è Black Adam nell’Universo cinematografico DC (Credits: Warner Bros. Discovery)

Ci appaiono tuttavia ipocrite alcune reazioni, laddove l’arte cinematografica ha fatto davvero fatica a coesistere con un genere estremamente commerciale, studiato e profilato come quello dei film supereroistici degli ultimi quindici anni, e che a causa dei grandi investimenti richiesti in marketing non è appunto sostenibile su piattaforma streaming, se non in altre modalità come la serialità televisiva.

Lo stesso paragone con i test screening di Black Adam, che sembra abbiano ottenuto un riscontro non particolarmente positivo come Batgirl, non ha senso di esistere nel confrontare due prodotti diversi per natura, concezione e distribuzione, laddove Hollywood ha già preso una posizione definitiva in seguito a due anni di valutazioni: è sempre meglio fare fiasco al botteghino cinematografico che uscire direttamente in streaming.

The Flash altro grattacapo per Warner Bros. Discovery
The Flash con Ezra Miller, altro grattacapo per Warner Bros. Discovery (Credits: Warner Bros. Discovery)

Batgirl per sua stessa natura e a “causa” di un costo di produzione già sostenuto di 90 milioni di dollari e di una lavorazione non ancora conclusa, è estremamente vicino al suo limite fisiologico, e continuare ad investire in un prodotto già a rischio per motivi economici e qualitativi e rivolto allo streaming non è parsa ai vertici della nuova entità Warner Bros. Discovery una scelta percorribile, considerando anche che oggi sono i cinquantenni e più a trainare la crescita dello streaming negli Stati Uniti, non propriamente il target di Batgirl, semmai quello di Discovery e della futura discovery+.

Lungi dall’essere giustificazionisti di un atteggiamento che ribadisce ancora una volta, soprattutto all’interno del filone cinematografico supereroistico, il trionfo delle logiche commerciali sull’arte, abbiamo quantomeno cercato di interrogarci sul perché di determinate, dolorose scelte. E rimaniamo ancora in attesa di conoscere le nuove “vecchie” strategie di Warner Bros. Discovery circa il futuro del DCEU, mentre non abbiamo ancora visto traccia dei proclami del CEO di WarnerMedia Ann Sarnoff circa la multidimensionalità della declinazione delle proprietà intellettuali DC tra film, serie, videogiochi e fumetti attraverso una visione visione interconnessa di protagonisti e storie, e la nuova guida della società, l’imputato “numero uno” CEO David Zaslav, ha affermato: “Abbiamo effettuato un reset. Abbiamo ristrutturato il business su cui ci concentreremo, dove ci sarà un team con un piano decennale incentrato solo su DC“.
Dichiarazioni che ci sembrano già vecchie, non tanto per gli intenti, quanto per l’implicito assunto che i prossimi dieci anni vedranno le medesime tendenze e preferenze che hanno animato gli ultimi quindici, laddove in realtà il genere supereroistico post Avengers e post Spider-Man ha già iniziato a dare segni di cedimento al box office.

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