GoldenEye

GoldenEye (1995) [James Bond Non Muore Mai – 17]

Gli agenti 006 e 007 si infiltrano, in Russia, in un complesso per la produzione di armi chimiche, ma vengono sorpresi dal Colonnello Ourumov e dai suoi soldati: James Bond riesce rocambolescamente a fuggire, ma solo dopo che 006 è stato abbattuto dal Colonnello. Nove anni dopo, a Monaco, 007 si imbatte nell’affascinante donna russa Xenia Onatopp, che di lì a poco trafuga un prototipo di elicottero militare. Il velivolo viene rintracciato nei pressi di una base militare siberiana, appena prima che questa esploda a causa di una misteriosa tempesta elettromagnetica. Sospettando ci sia lo zampino di Ourumov, 007 vola a San Pietroburgo, controllata dal neo-boss criminale Janus; Bond dovrà cercare di tenere a freno il suo istinto, che lo spingerebbe a vendicare 006.

Al termine del 1989, gli scarsi risultati di Licence to Kill non avevano dissuaso Albert R. Broccoli e Michael G. Wilson dall’intraprendere immediatamente la produzione di un nuovo film con Timothy Dalton; qualche testa però doveva comunque cadere, perciò il reparto creativo delle produzioni precedenti (almeno, coloro che non erano produttori e/o figliastri di produttori) venne congedato: Richard Maibaum, pioniere dai tempi di Dr. No, e John Glen, regista per tutti gli anni ’80 ma coinvolto nelle avventure di 007 da più di vent’anni, ringraziarono, salutarono, e si avviarono verso il viale del tramonto. Tanto era andato liscio il decennio precedente, altrettanto complicato fu l’inizio degli anni ’90.

La locandina di GoldenEye
La locandina di GoldenEye

Si cominciò a sondare il terreno con nuovi collaboratori: per la regia vennero contattati John Landis (che aveva collaborato ad una delle innumerevoli stesure di The Spy Who Loved Me quando era un esordiente, ma a questo punto aveva al suo attivo film del calibro di The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra e Il Principe cerca moglie), Roger Spottiswoode (co-sceneggiatore di 48 ore e Ancora 48 ore, e regista di Turner e il casinaro), nonché Ted Kotcheff (che nel corso di un decennio era passato dal primo Rambo a Week-end con il morto).

Per la sceneggiatura, ci furono contatti con John Byrum (autore nel 1984 dell’esordio drammatico di Bill Murray, Il filo del rasoio), la coppia Gloria Katz e Willard Huyck (la cui produzione spaziava da American Graffiti a Indiana Jones e il tempio maledetto, a Howard the Duck), e l’autore televisivo Alfonse Ruggiero. Fu quest’ultimo a produrre una bozza di diciassette pagine, basata su una storia scritta da Michael G. Wilson, che aveva come fulcro una fabbrica scozzese di armi chimiche, equipaggiata con avveniristici operai robot.

Il compito di espandere la bozza ed ottenere una sceneggiatura vera e propria fu affidato, curiosamente, a William Osborne e William Davies, reduci dal successo de I gemelli (la commedia del 1988 con Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito). L’idea di base era presentare un James Bond stanco, che cominciava a sentire il peso dei suoi anni. Michael Wilson, che aveva proposto solo pochi anni prima l’idea esattamente opposta di uno 007 giovane e inesperto, non volle sentire ragioni, e il progetto si arenò.

Famke Janssen in uno dei pochi momenti sobri di Xenia Onatopp in GoldenEye
Famke Janssen in uno dei pochi momenti sobri di Xenia Onatopp in GoldenEye

Dietro le quinte del dietro le quinte, chi cominciava a soffrire il peso della sua età era l’ottantunenne Albert Broccoli: il produttore storico di 007 cedette la Eon Productions ai discendenti naturali, Michael Wilson e Barbara Broccoli, e valutò l’idea di vendere la Danjaq, società detentrice ufficiale dei diritti cinematografici su James Bond, che aveva fondato al 50% con Harry Saltzman nel 1962. Saltzman aveva venduto la sua quota ad United Artists nel 1975, e Broccoli l’aveva ricomprata nel 1986, diventandone l’unico proprietario, ma in cambio di un contratto esclusivo di distribuzione a favore di United Artists/MGM.
Prima di poter cedere la società, bisognava attendere la fine di una causa legale che Broccoli aveva intentato contro l’attuale proprietà di MGM, la Pathé Communications, accusata di aver svenduto i diritti di distribuzione televisivi.
Gli ulteriori sviluppi sul nuovo film furono bloccati fino al termine del contezioso, nel 1993.

Izabella Scorupco è la programmatrice Natalya Simonova in GoldenEye
Izabella Scorupco è la programmatrice Natalya Simonova in GoldenEye

Al termine di questo periodo burrascoso, il processo creativo poté riprendere con rinnovato vigore. Per la regia, venne scelto il Neozelandese Martin Campbell: per la prima volta, James Bond avrebbe avuto un regista non britannico (seppure, grazie al Commonwealth, ancora suddito della Regina Elisabetta II).
La sceneggiatura fu affidata a Michael France, fresco autore del Cliffhanger con Sylvester Stallone. France scrisse un copione cucito sull’interpretazione di Timothy Dalton, che già conteneva molti elementi che sarebbero alla fine confluiti in GoldenEye, ma che ancora mancava di una struttura coerente.
Una revisione venne poi commissionata all’esordiente Jeffrey Caine (che dieci anni più tardi verrà candidato all’Oscar per la sceneggiatura di The Constant Gardener), chiamato a dare più sostanza allo script.
Ancora, Kevin Wade (autore di Una donna in carriera e dell’altra commedia con Schwarzenegger e DeVito, Junior) fu invitato a scolpire meglio il personaggio di James Bond.
Infine, arrivò lo scrittore umorista Bruce Feirstein, esordiente al cinema, con il compito di aggiornare 007 per gli anni ’90: la sceneggiatura conteneva, sì, elementi di attualità (le conseguenze della disgregazione dell’Unione Sovietica, la prima apparizione di hackers), ma James Bond era ancora, per citare M, un dinosauro sessista e misogino.

Judi Dench alla sua prima apparizione nel ruolo di M, in GoldenEye
Judi Dench alla sua prima apparizione nel ruolo di M, in GoldenEye

Parole di M, ma quella era l’esatta descrizione che Barbara Broccoli dava dell’agente segreto: l’arrivo di una donna nella ‘cabina di comando’ aveva portato, finalmente, ad una presa di coscienza del problematico rapporto tra il protagonista della serie ed il genere femminile.
È vero che uno sforzo visibile era stato fatto negli ultimi vent’anni per dare a 007 co-protagoniste più interessanti di una semplice damigella in difficoltà in bikini, e per smontare la ‘formula Bond’ delle tre fanciulle per film (una delle quali vittima sacrificale), ma era venuto il momento di portare al passo coi tempi l’intero universo femminile delle storie della saga.
La nomina di Stella Rimington a direttore dell’MI5 diede l’idea di affidare il ruolo di M ad una donna (Judi Dench); a fianco di Bond vennero poi aggiunti i personaggi di Natalya Simonova (l’attrice polacca Izabella Scorupco), armata non solo di bella presenza ma anche di eccezionali abilità informatiche, e la femme fatale Xenia Onatopp (Famke Janssen, anni prima di diventare Jean Grey in X-Men), diversa espressione del potere femminile, che adora stritolare i suoi amanti durante l’amplesso.
Perfino la nuova Miss Moneypenny (Bond, Samantha Bond – una delle migliori amiche della precedente detentrice del ruolo, Caroline Bliss) dà il benservito alle galanterie a doppio senso di 007.

Una nuova Moneypenny, per un nuovo James Bond: nel 1994, Timothy Dalton annunciò la decisione di cedere la Licenza di Uccidere ad un nuovo protagonista; dietro le quinte, ed in opposizione con la famiglia Broccoli, era stata la United Artist ad esigere che, con il rimodernamento di 007, venisse presentato al pubblico un nuovo volto, convinta che al termine della lunga pausa nessuno avrebbe sentito la mancanza di quello vecchio.

Sean Bean (Alex Trevelyan, 006) e Pierce Brosnan (James Bond, 007) nella sequenza iniziale di GoldenEye
Sean Bean (Alec Trevelyan, 006) e Pierce Brosnan (James Bond, 007) nella sequenza iniziale di GoldenEye

Il processo fu rapido. Ci furono contatti con Ralph Fiennes e con Liam Neeson (entrambi saliti alla ribalta per Schindler’s List), ma alla fine si optò per un attore più economico: dopo un Bond scozzese, uno inglese, uno gallese (e, ok, uno australiano), nel 1994 venne annunciato l’ingaggio dell’Irlandese Pierce Brosnan, che, ricorderete, già aveva ottenuto il ruolo ai tempi di The Living Daylights ma aveva dovuto rinunciarvi per precedenti impegni con la serie Remington Steele.

GoldenEye è il primo James Bond ricco di volti familiari allo spettatore di oggi: oltre alle già citate Dench e Janssen, può contare su Sean Bean (che in quel periodo stava effettuando la mutazione da sex symbol della TV britannica a cagionevole co-protagonista cinematografico) nel ruolo di 006, Robbie Coltrane (futuro Hagrid di Harry Potter) in quello dell’ex-agente KGB Valentin Zukovsky, Tchéky Karyo nella parte del Ministro della Difesa russo Dimitri Mishkin, Alan Cumming (un altro futuro X-Men: interpreterà Nightcrawler in X2), nella parte dell’hacker Boris, e perfino un’ancora poco conosciuta Minnie Driver nel breve ed ingrato ruolo della morosa stonata di Zukovsky; un’altra faccia conosciuta per i fan di 007 era Joe Don Baker, che soltanto due film prima, in The Living Daylights, aveva interpretato il cattivo Whitaker, e che ora si ripresentava come l’agente CIA James Wade. A completare il cast era l’attore tedesco Gottfried John, che prestava il suo volto minaccioso al Generale Ourumov.

L'invincibile hacker Boris Grishenko (Alan Cumming) sfida Natalya Simonova (Izabella Scorupco) ad identificare una password molto complicata in GoldenEye
L’invincibile hacker Boris Grishenko (Alan Cumming) sfida Natalya Simonova (Izabella Scorupco) ad identificare una password molto complicata in GoldenEye

GoldenEye è un film difficile da giudicare, perché offre molti aspetti positivi ed altrettanti negativi: con Martin Campbell offre il ritorno di un regista con personalità ed esperienza cinematografiche (con l’aiuto del suo Direttore della Fotografia di fiducia, Phil Méheux), ed una storia che – sebbene il colpo di scena sia facilmente individuabile già dai titoli di testa – è chiara ed interessante, nonostante i parallelismi con Octopussy.
Il cattivo principale, Janus, motivato nella sua sete di vendetta dalla morte dei genitori, dissidenti Cosacchi traditi dal governo britannico, è un’altra versione del classico tema della dualità tra eroe ed antagonista, che – quando ben realizzata – è sempre intrigante. Anche James Bond, veniamo a sapere, è orfano. Rivelazione: in GoldenEye, James Bond è Batman! Armato dei suoi meravigliosi giocattoli, affronta il crimine vestendo la sua identità ‘segreta’ (anche se per 007 il ruolo di agente segreto è sempre stato molto poco celato) ed ostenta modi da raffinato playboy nei momenti liberi. La correlazione, solo in apparenza forzata, è resa più stringente dagli espliciti paralleli tra Janus (il dio romano bi-fronte) e Due Facce, con la femme fatale Onatopp plausibile come efferata Catwoman. Dopotutto, sono gli anni in cui Joel Schumacher sta realizzando le sue avventure del Cavaliere Oscuro, ed il terreno è fertile per simili accostamenti e appropriazioni.

Dal punto di vista dell’action, GoldenEye si ricorda per due famigerate ed impossibili sequenze d’azione: prima, il finale della scena iniziale, nella quale Bond, per la prima volta in sella ad una moto, si lancia letteralmente a precipizio, agguanta un aereo già in caduta libera da qualche secondo e lo riporta in quota. Poi, l’inseguimento a bordo di un carro armato, con il quale 007, mentre distrugge impassibilmente mezza San Pietroburgo, in qualche modo riesce non solo a non perdere d’occhio un’auto, ma anche ad anticipare un treno in corsa per bloccarne l’avanzata. Ci sono, d’altro canto, anche scene di ottima fattura, quale la sequenza della penna esplosiva, che trasmette una tensione degna di Alfred Hitchcock.

Il punto più cruciale di GoldenEye finisce per essere Brosnan stesso, colto nel mezzo di quel processo di trasformazione che spesso rende un nuovo interprete un ibrido, costretto a calarsi in una parte cucita su misura per un altro attore. Nella sua ricerca di un’identità, Brosnan finisce per cimentarsi in un’imitazione dell’interpretazione marmorea di Sean Connery, a base di espressioni accigliate e dialoghi che ritornano a prediligere le battute a doppio senso (a seconda dei gusti dello spettatore, la quintessenza di James Bond, o la sua caratteristica più fastidiosa). Le poche volte che deve pronunciare discorsi più articolati, sembra volersene liberare in un sussurro, senza preoccuparsi di mascherare il proprio accento irlandese.
Certo, potrebbe trattarsi però di una scelta precisa, adottata per meglio sottolineare il suo carattere di ‘dinosauro’ obsoleto: per ora diamo a Brosnan il beneficio del dubbio, sperando che possa trovarsi più a suo agio nelle sue prossime avventure.

Curiosità:

  • È risaputo, ma lo ricordiamo comunque, che Goldeneye era il nome della villa giamaicana dove Ian Fleming scrisse tutti i romanzi di James Bond
  • Nella pausa forzata tra Vendetta privata e GoldenEye, Michael G. Wilson si era tenuto occupato con lavoretti alternativi, come la creazione della serie animata James Bond Jr., che raccontava le avventure del nipote adolescente di 007, coadiuvato dal figlio di Felix Leiter e dal nipote di Q
  • Visto che gli studi di Pinewood non erano disponibili, la produzione decise di costruire nuovi teatri di posa all’aerodromo di Leavesden, appena fuori Londra. Gli studi diventeranno poi una location di successo, usata qualche anno dopo per girare La Minaccia Fantasma, fino all’arrivo di Harry Potter: i film della saga magica diventeranno talmente di casa in questi studios, da ospitare ormai la celeberrima e consigliatissima Harry Potter Experience
  • Nel corso del film, Bond passa dal guidare la classica Aston Martin ad un controverso voltafaccia a favore di una BMW Z3, lanciata dalla casa automobilistica tedesca in concomitanza con il film, in un crossover di marketing unico per l’epoca
  • Se la scena del treno vi ricorda quella simile in Octopussy, c’è un motivo: la location è la stessa
  • Impossibile da notare, ma nelle scene al Casino è presente Kate Gayson, figlia di Eunice Gayson, che aveva interpretato la semi-fidanzata di James Bond in Dr. No e From Russia with Love
  • Derek Meddings, il maestro delle miniature che aveva lavorato su Live and Let Die e via via fino a For Your Eyes Only, ritornò per GoldenEye per realizzare una miniversione della parabola satellitare di Janus. Meddings morì poco dopo aver terminato il film, che è a lui dedicato
  • John Barry, che era ancora in attività, decise di non occuparsi della colonna sonora del film. Campbell chiamò allora Eric Serra, responsabile delle musiche per i film di Luc Besson. Serra rimase deluso dal fatto di non ricevere abbastanza feedback dal regista e dalla produzione, e non gradì il mixaggio finale delle sue creazioni
  • La battuta finale del film, con la quale Wade offre a Bond e Simonova di concludere i loro ‘affari’ a Guantanamo, non è invecchiata benissimo

Debriefing:

  • vittime di Bond: le notre fonti sostengono 59 – ma onestamente abbiamo perso il conto
  • altre vittime: 28
  • amoreggiamenti: 2 (Caroline – la psicologa incaricata di valutare l’operato di Bond, interpretata da Serena Gordon, e Natalya)
  • gadget: la nuova BMW, dotata della consueta attrezzatura, più missili e sistema di auto-distruzione, nonché di una pratica stampante; la vecchia Aston Martin, con fax e sistema vocale; l’usuale pistola spara-rampini (e con raggio laser), surclassata da una cintura con la stessa funzionalità; l’orologio Omega con laser e detonatore; la penna esplosiva
  • tempo trascorso nel Regno Unito: 9 minuti (durata totale: 2 ore e 10 minuti)
  • 🇬🇧 Brit Factor 🇬🇧 : 55%
  • Paesi visitati: Russia, Francia (sulla strada verso Monaco), Principato di Monaco, Regno Unito, Giamaica (presumibilmente, o un’altra isola dei Caraibi), Cuba
  • the Love Boat: il film si conclude in una foresta a Cuba, niente amoreggiamenti natanti. Risultato parziale: Imbarcazioni: 10, Resto del Mondo: 7
  • Bond Tracks: a proposito di dinosauri, si dice che i Rolling Stones abbiano declinato l’offerta di realizzare un brano per il film. Seguì il più moderno coinvolgimento di metà della band più quotata degli anni ’90, nonché compatriota di Pierce Brosnan: Bono e The Edge degli U2 (l’altra metà si rifarà l’anno successivo con la colonna sonora di Mission: Impossible). Bono, apparentemente, aveva un forte legame affettivo con GoldenEye perché aveva trascorso la sua Luna di Miele nella villa omonima (diventata nel frattempo un resort per turisti di un certo livello). Il brano, un ottimo pezzo bondiano nel quale comunque si sente il tocco della band irlandese, venne interpretato da Tina Turner, per accompagnare i titoli di testa, realizzati da Daniel Kleinman. Kleinman venne scelto per sostituire Maurice Binder grazie al video a tema 007 che aveva realizzato per la title track del film precedente. Il brano che chiude il film, The Experience of Love è in effetti riciclato da una delle musiche scritte da Eric Serra per la colonna sonora di Léon, cantata dal compositore stesso, con un testo del suo produttore Rupert Hine
  • riconoscimenti: due candidature ai BAFTA, per gli Effetti Speciali (per Chris Corbould, Derek Meddings e Brian Smithies) e per il Miglior Sonoro (Jim Shields, David John, Graham V. Hartstone, John Hayward, Michael A. Carter; GoldenEye venne sconfitto da Apollo 13 e Braveheart, rispettivamente

Classifica parziale:

  1. La spia che mi amava / The Spy Who Loved Me (1977)
  2. Agente 007 – Al Servizio Segreto di Sua Maestà / On Her Majesty’s Secret Service (1969)
  3. Agente 007 – Si vive solo due volte / You Only Live Twice (1967)
  4. A 007, dalla Russia con amore / From Russia With Love (1963)
  5. 007 – Vendetta privata / Licence to Kill (1989)
  6. Agente 007 – Missione Goldfinger / Goldfinger (1964)
  7. GoldenEye (1995)
  8. Agente 007 – Vivi e lascia morire / Live and Let Die (1973)
  9. Solo per i tuoi occhi / For Your Eyes Only (1981)
  10. Agente 007 – Licenza di uccidere / Dr. No (1962)
  11. Moonraker – Operazione Spazio / Moonraker (1979)
  12. Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro / The Man with the Golden Gun (1974)
  13. Agente 007 – Thunderball (Operazione Tuono) / Thunderball (1965)
  14. 007 – Zona Pericolo / The Living Daylights (1987)
  15. 007 – Bersaglio mobile / A View to a Kill (1985)
  16. Agente 007 – Una cascata di diamanti / Diamonds Are Forever (1971)
  17. Octopussy – Operazione Piovra / Octopussy (1983)

James Bond Non Muore Mai ritornerà ne Il domani non muore mai.

Fonti: Wikipedia, lo spoiler special podcast di Empire, il libro Some Kind Of Hero* di Matthew Field e Ajay Chowdhury, IMDB, James Bond Wiki, MI-6 HQ. Il conteggio delle vittime è stato realizzato durante la visione del film e verificato con quello di All Outta Bubblegum. Il Brit Factor è un indice calcolato sulla base delle nazionalità delle persone coinvolte e sulle location del film, nella realtà e nella storia.

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Sintesi

Un film difficile da giudicare, tra sequenze d'azione impossibili e genuina tensione, tra personaggi da fumetto ed un cast d'eccezione, che finisce per vivere o morire a seconda del vostro gradimento per Pierce Brosnan in un James Bond 'vecchio stile'.

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