L’amico Fedele

L’amico Fedele recensione film di Scott McGehee e David Siegel

L’amico Fedele recensione film di Scott McGehee e David Siegel con Naomi Watts, Bill Murray, Constance Wu e Ann Dowd [Anteprima]

L’amico Fedele di Scott McGehee e David Siegel (Credits: Universal Pictures)
L’amico Fedele di Scott McGehee e David Siegel (Credits: Universal Pictures)

Niente paura, il cane non muore” è la frase scelta per il teaser promozionale del nuovo lungometraggio targato Universal Pictures, in uscita nelle sale il 5 giugno. Quella che a prima vista può sembrare una rassicurazione – un sollievo per chi teme di uscire dalla sala in lacrime – si rivela esserlo solo in parte.

La nuova pellicola diretta a quattro mani da David Siegel e Scott McGehee si impone come un’opera emotivamente intensa, tagliente e destabilizzante, che riflette sulla bellezza – ma anche sull’orrore – dell’imprevedibilità della vita. Naomi Watts interpreta Iris, una donna newyorkese che, dopo il suicidio del suo mentore e amico Walter, si ritrova a prendersi cura del suo alano, Apollo.

L’amico fedele racconta la storia di una scrittrice che non riesce più a scrivere, né la vita degli altri né la propria, sospesa in un limbo vitale, una fase di stallo che sembra impossibile da superare.

Il rapporto tra essere umano e animale si addentra in un abisso sempre più oscuro, fatto di emozioni stratificate: gioie, lutti, parole non dette o rimaste sospese. Entrambi si ritrovano a vivere un’esistenza che, forse, in quel momento non avrebbero scelto. Eppure, devono trovare il coraggio di accettarla, anche quando farlo sembra tutt’altro che semplice.

Non un film sull’umano che piange la morte del cane, ma sul cane che piange la morte dell’umano.

L’amico fedele, titolo che racchiude tutta la sua intensità affettiva, è una pellicola che rinuncia al consueto processo graduale di conoscenza dell’altro. Amicizia, convivenza e vulnerabilità emergono all’improvviso, come un punto di svolta non previsto né immaginato, che irrompe nelle vite dei protagonisti e le trasforma.

Tratto dall’omonimo romanzo del 2018, l’opera è una riflessione sui legami e sulla famiglia, un racconto di rapporti che, partendo dal nulla, diventano essenziali e finiscono per essere tutto.

Il voice over della protagonista, che accompagna lo spettatore per tutta la durata della storia, condivide perplessità e rimpianti, riflessioni sul senso della vita, del lavoro, della morte e sul legame che unisce ogni animale al proprio padrone. È proprio in queste sequenze che il dramma raggiunge la sua massima intensità: “Sto parlando con te o con me stessa?”, chiede la protagonista all’alano, incerta se i suoi discorsi siano rivolti a qualcuno o se siano solo lunghi, vuoti monologhi.

Una scelta che convince solo in parte: eccessivamente didascalica, sembra rivelare la difficoltà di trasmettere emozioni attraverso le immagini, preferendo affidarsi a riflessioni e monologhi. Un approccio che, per chi ha un amico a quattro zampe, risulterà comunque profondamente toccante e potenzialmente devastante sul piano emotivo, mentre per chi non ne ha potrebbe apparire come un’insistenza emotiva fin troppo compiaciuta, capace di coinvolgere solo fino a un certo punto.

Il sonoro, e in particolare la colonna musicale, accompagna e completa le scene, dando ritmo e armonia ai movimenti dei protagonisti, umani e non, aggiungendo profondità ed emozione a ogni sequenza. L’intera storia appare come un viaggio verso la scoperta di sé, ma anche verso l’impossibilità di arrivarci davvero. Esplora il lato assurdo e inspiegabile delle relazioni umane e ci ricorda che solo l’unione, e la consapevolezza di non essere soli, possono alleviare la sofferenza.

Un lungometraggio fatto di sguardi, lacrime, protezione e amore. Riesce, poco alla volta, a spostare il dolore, relegandolo in una zona dell’inconscio dove impariamo ad addomesticarlo, fino a vederlo soltanto come nostalgia di un passato che non può tornare, ma che possiamo ricordare ogni volta che vogliamo.

Non si guarda più al passato con sofferenza, ma al futuro con speranza: la speranza di vedere il nostro animale accanto a noi e desiderare di invecchiare e morire insieme.

 

 

Sintesi

L’amico fedele è un film che riflette sul legame profondo e a volte doloroso tra umano e animale, trasformando il lutto in una forma di convivenza emotiva. Esplora la vulnerabilità e l’imprevedibilità della vita, mostrando come legami inattesi possano diventare fondamentali. L’opera risulta toccante per chi ha vissuto relazioni simili, ma rischia di apparire leggermente compiaciuta a chi non le conosce

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