WandaVision: il new deal inaugurato da Disney+ e Marvel

E se WandaVision avesse un senso più ampio nell’economia di Disney+ e Marvel? Un nuovo punto di vista sulla serie che ha letteralmente rotto Disney+

Con il rilascio dell’episodio finale, si chiude per ora la roboante avventura di WandaVision che, per via dell’esplosione della pandemia, ha avuto l’arduo compito di lanciare la cosiddetta Fase 4 del MCU all’interno della galassia Disney+. L’indagine sulle conseguenze che Avengers: Endgame e più in generale della Saga dell’Infinito hanno avuto su Wanda Maximoff non è però soltanto la premiere di un nuovo ciclo supereroistico, ma soprattutto un importante turning point produttivo e strategico nell’era dello streaming.

La domanda che lo spettatore è invitato a farsi durante la visione: cosa sto guardando? È uno show distribuito in controtendenza rispetto al binge watching, con il rilascio settimanale di un episodio dopo la grande abbuffata iniziale. Ha una durata inconsueta, con i suoi trenta minuti che si pongono a metà strada tra una sit-com e una serialità più impegnata. È un mash-up della tradizione televisiva americana con i suoi stilemi inconfondibili e contemporaneamente un nuovo tassello del mosaico dell’universo cinematografico Marvel.

Elizabeth Olsen e Paul Bettany sono Wanda Maximoff e Visione in WandaVision
Elizabeth Olsen e Paul Bettany sono Wanda Maximoff e Visione in WandaVision, la prima serie del MCU disponibile su Disney+ (Credits: Marvel/Disney+)

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Quel che sembrava il semplice adattamento su un nuovo campo da gioco di un franchise che ha rivoluzionato il cinema per come lo conoscevamo, si è rivelato un’operazione di distruzione dall’interno della cosiddetta Peak TV, quell’ammasso indistinto di contenuti oggi disponibile in rete che impedisce a chi guarda di scegliere attentamente cosa guardare. Ha contribuito sicuramente la situazione generata da una situazione mondiale surreale e in costante divenire, ma non è un caso che WandaVision abbia calamitato un numero sconcertante di spettatori, tale da mandare in più occasioni in crash Disney+.

Non era successo con The Mandalorian (a cui bisogna riconoscere il merito di aver tracciato un importante solco nell’ecosistema produttivo della Disney), non era successo con Mulan, non è avvenuto nemmeno con qualcosa di totalmente originale come Soul, ma con una narrazione che prometteva di trasportarci in un futuro saldamente ancorato ad un robusto passato.

I brand Disney+
I brand Disney+

Insomma addio oceano sconfinato, benvenuta enorme area costellata di proprietà intellettuali ampiamente riconoscibili e abbondantemente testate da esplorare in tutte le direzioni possibili. È la canonizzazione ufficiale della nostalgia, genere produttivo che a cascata sta occupando i pensieri di buona parte di player e case di produzione sparse per il mondo. Amazon Prime Video è occupata con la produzione di una serie su Il Signore degli Anelli, HBO Max sta per lanciare Justice League: Director’s Cut, la stessa Disney durante l’Investor Day 2020 ha annunciato una mole importante di progetti legati a Star Wars, Indiana Jones e appunto il MCU.

WandaVision è solo la punta scintillante dell’iceberg, con la sua metariflessione sapientemente diluita nel mondo dei supereroi. Più che prepararci all’arrivo di Doctor Strange in the Multiverse of Madness, Black Widow e The Falcon and the Winter Soldier, la serie tv creata da Jac Schaeffer ci porta a riflettere sul futuro stesso di contenuti multimediali a rischio appiattimento culturale.

Ci chiuderemo in Westview e riplasmeremo il mondo a immagine e somiglianza di ciò che ci è stato a cuore in passato o squarceremo la barriera che lo circonda per progredire nel futuro con una consapevolezza nuova?

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