La svolta

La svolta recensione film di Riccardo Antonaroli con Andrea Lattanzi e Brando Pacitto [TFF 39]

La svolta aspira a diventare un thriller a tinte fosche e ad avvicinarsi al tipico gangster movie. Fallisce nel suo tentativo, come i suoi due protagonisti e i boss criminali che scadono nell'incredulità più assoluta

La svolta recensione film di Riccardo Antonaroli con Andrea Lattanzi, Brando Pacitto, Ludovica Martino, Max Malatesta, Chabeli SastreMarcello Fonte

Si privilegia il buio in La svolta, opera prima di Riccardo Antonaroli presentato fuori concorso alla 39ª edizione del Torino Film Festival.
Ambientazioni cupe a tinte fosche predominano all’esterno, in strade deserte nel cuore della notte, e all’interno, nel grigiore di un bilocale romano disordinato e senza anima.

Un po’ come Ludovico (Brando Pacitto), uno studente di economia indietro con gli esami che non riesce nemmeno a trovare la forza per andare avanti, depresso com’è nella nullafacenza. Tormentato, per di più, dalle continue lamentele di un padre che si dilegua dopo pochi minuti dall’inizio della narrazione. Fino a quando Jack (Andrea Lattanzi) piomba in casa sua e ci resta per un bel po’ di tempo.

Andrea Lattanzi e Brando Pacitto
Andrea Lattanzi e Brando Pacitto (Credits: Rodeo Drive/Life Cinema/Rai Cinema)
Chabeli Sastre e Ludovica Martino
Chabeli Sastre e Ludovica Martino (Credits: Rodeo Drive/Life Cinema/Rai Cinema)

La svolta non riesce ad assumere i tratti caratteristici di un thriller o avvicinarsi ipoteticamente al famoso gangster movie. Si tende ad assoggettare il drammatico ad un genere diverso, trasgredendo la legge del più forte che se la prende con il più debole, e si pensa che la componente “mafia”, un gran bel contorno per la storia, possa inquadrare la criminalità nella Roma caput mundi.

La svolta è più un film girato in interni, completamente ristretto in quattro mura in cui Il sorpasso di Dino Risi sembra essere il filo conduttore che unisce realtà e prospettiva, fallendo nel suo tentativo. Come i suoi due (unici?) personaggi, che si aiutano reciprocamente come due amici di vecchia data senza badare ai colpi di pistola che potrebbero ucciderli da un momento all’altro.

Diventa così una commedia La svolta, a tratti con il romanaccio forte che si fa sentire – soprattutto in Jack – in qualche scena di troppo, nel raccontare qualche episodio della loro vita che, forse, rimpiangono. Tutto finalizzato a trascorrere una bella serata in compagnia di due belle ragazze, una spagnola e l’altra italiana – Rebecca (Ludovica Martino) – di cui Ludovico è da sempre perdutamente innamorato.

Marcello Fonte in La svolta
Marcello Fonte in La svolta (Credits: Rodeo Drive/Life Cinema/Rai Cinema)
Andrea Lattanzi e Brando Pacitto
Andrea Lattanzi e Brando Pacitto (Credits: Rodeo Drive/Life Cinema/Rai Cinema)

Non c’è spazio all’imprevedibilità degli eventi che, invece, bussa forte alla porta di casa nel chiasso tremendo a cui non erano preparati. E per cosa poi? Uno zaino pieno zeppo di soldi, per cui bisogna sempre uccidere per averli. E il più delle volte, muoiono sempre quelle persone nobili d’animo che volevano solo una vita migliore, che cercavano proprio una svolta nella loro vita.

Ma c’è stata davvero la svolta? È sempre così alto il prezzo da pagare per il sangue versato?

Era la più grande aspirazione, quella di Ludovico, riuscire a pubblicare il suo fumetto perché qualcuno finalmente aveva creduto in lui. Stroncata, purtroppo, dai boss criminali che tentano invano di calarsi nella parte, annientati dalla loro stessa interpretazione grottesca che scade, ahimè, nell’incredulità più assoluta.

Sintesi

La svolta, opera prima di Riccardo Antonaroli, aspira a diventare un thriller a tinte fosche e ad avvicinarsi al tipico gangster movie, non riuscendo tuttavia nel tentativo come i suoi due protagonisti nella finzione e come le interpretazioni che scadono invece nell'incredulità.

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