Le migliori cinque opere prime della storia del cinema [Throwback Thursday]

Riscopriamo i registi che, al primo lavoro, sono riusciti ad entrare nella storia del cinema: le migliori cinque opere prime che hanno conquistato il pubblico

Il film d’esordio, per un regista, è una sorta di biglietto da visita: fin da subito, si vedranno le idee, le tecniche e lo stile. Ci sono registi che aggiustano il tiro, andando avanti con la carriera, e registi che riescono a colpire nel segno sin dal primo film.

Riscopriamo insieme cinque opere prime di registi che ce l’hanno fatta al primo colpo.

Le migliori cinque opere prime della storia del cinema 

Quarto Potere
Quarto Potere (1941)

Quarto potere (1941)

Se parliamo di opere prime, non possiamo che iniziare con Quarto Potere, capolavoro di Orson Wells del 1941.
La pellicola ruota intorno alla vita del magnate della stampa Charles Foster Kane, con evidenti problemi affettivi, “incapace di amare” e condannato a rimanere da solo. Grazie all’utilizzo di diversi flashback, ripercorriamo la sua vita, per costruire la sua personalità complessa, anche se solo in maniera superficiale.
Orson Wells dirige e interpreta questa pietra miliare del cinema, entrando subito nella storia. Riuscì ad inserire diverse nuove tecniche, come l’utilizzo estensivo della profondità di campo o la commistione di più azioni, su diversi piani all’interno di un fotogramma. Ma soprattutto, il regista ci regala il ritratto di un uomo che incarna la decadenza del Sogno americano, circondato da ogni ricchezza possibile, ma incapace di sopperire alla sua sofferenza interiore e una profonda riflessione sul potere dell’opinione pubblica.

La parola ai giurati
La parola ai giurati (1957)

La parola ai giurati (1957)

Un’altra opera prima degna di nota è La parola ai giurati, firmata dal regista Sidney Lumet nel 1957. La sceneggiatura è un adattamento di Twelve Angry Men di Reginald Rose, film scritto per la tv, nel 1954.
La pellicola, quasi interamente girata su un solo set, racconta la storia di un processo per omicidio, che vede accusato un uomo che avrebbe assassinato suo padre. I protagonisti sono i dodici giurati che vengono chiamati ad esprimersi all’unanimità sulla colpevolezza o sull’innocenza dell’imputato. Anche se, inizialmente, sembrano tutti concordi sulla colpevolezza dell’imputato, un giurato insinua un ragionevole dubbio, che costringe gli altri giurati a prendere in considerazione strade diverse.
Tanti sono i temi trattati, come il razzismo e la contraddizione del sistema giuridico statunitense, storia messa in scena in uno spazio ristretto, con un abile gioco di cambi di opinione e prospettiva.
Sidney Lumet ci regala un film con una tensione crescente, in un ambiente sempre più ristretto e claustrofobico.

La notte dei morti viventi
La notte dei morti viventi (1968)

La notte dei morti viventi (1968)

Tra le migliori opere prime di sempre, non poteva di certo mancare La notte dei morti viventi, film del 1968, diretto, scritto, fotografato, montato e musicato da George A. Romero.
Il film si svolge in una piccola località della Pennsylvania, che viene presa d’assalto da alcune creature malvagie. Il tutto inizia quando due ragazzi vengono assaliti da un uomo terrificante, che si muove in maniera goffa e lenta, mentre sono al cimitero a far visita alla tomba del padre. Le creature si riveleranno essere degli zombie, affamati di carne umana ed estremamente contagiosi. Proprio per questo, il governo statunitense decide di limitare la zona e allestire dei centri di assistenza, che i sopravvissuti dovranno raggiungere.
Fin dalla sua uscita, il film è stato un cult (nonostante le critiche per le scene considerate fin troppo esplicite) ed è diventato la prima pellicola della serie “dei morti viventi”.
Romero rinnova il genere horror, che si libera delle accezioni gotiche-romantiche, per riportarlo alla società contemporanea e lo fa aprendo uno dei sottogeneri più fruttuosi del cinema horror: gli zombie movie.
Ovviamente gli zombie non sono creature fine a se stesse, bensì una metafora con diverse interpretazioni, come la guerra fredda, la guerra del Vietnam, ma anche alcune tematiche sociali, come la nuova società che divora quella vecchia oppure gli emarginati che si ribellano alle regole preimpostate.
Ne La notte dei morti viventi l’interpretazione è libera, ma Romero ci regala sicuramente un film di rottura coi vecchi canoni del cinema horror e una delle migliori opere prime nella storia del cinema.

Le migliori cinque opere prime della storia del cinema
Le Iene (1992)

Le iene (1992)

Facciamo un salto in avanti per parlare di uno dei registi più riconoscibili della sua generazione: Quentin Tarantino. Il regista americano ci ha regalato numerose pellicole cult, tra cui Le iene, suo primo lavoro.
Il film è ambientato a Los Angeles, dove un uomo assume sei rapinatori, conosciuti per la loro determinazione. I sei sono molto diversi l’uno dall’altro, ma riescono ad escogitare un piano nei minimi dettagli. Nonostante ciò, vengono colti di sorpresa dalla polizia e la banda si ripara in un capannone.
Tarantino inizia la sua carriera da regista, inserendo subito i suoi elementi contraddistintivi: dialoghi elaborati, humor, ambiguità morale dei personaggi e violenza in stile “pulp”.
Un film corale, arricchito da numerose interpretazioni degne di nota, che diventa subito un cult degli anni Novanta e un perfetto biglietto da visita per Quentin Tarantino.

American Beauty
American Beauty (1999)

American Beauty (1999)

Terminiamo la nostra lista di opere prime con American beauty, film del 1999, diretto da Sam Mendes.
La pellicola è incentrata sul personaggio di Lester, un uomo nel pieno di una crisi di mezz’età, che s’invaghisce dell’amica di sua figlia adolescente. La sua vita verrà sconvolta dall’incontro con Angela, un incontro che lo porterà a fare diversi cambiamenti nella sua esistenza.
Mendes firma una pellicola che mescola commedia e dramma, con una profonda critica per l’immagine patinata della vita e della famiglia americana classica, svelando tutti i difetti e le ipocrisie.
American Beauty scoperchia il vaso mostrando le ipocrisie del modello americano, ma invita anche gli spettatori a godersi la bellezza intrinseca delle cose, fuggendo dalla gabbia dorata in cui ci viviamo.

E voi quale di queste opere prime preferite?

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