I 70 anni di Christian De Sica: ridi pagliaccio col cuore infranto

Buon compleanno a Christian De Sica che ha compiuto 70 anni – Ridi pagliaccio col cuore infranto: Christian De Sica e il cinema dei padri

Il 5 gennaio 1951 a piazza Duomo Vittorio De Sica girava l’ultima scena di Miracolo a Milano: intanto, nasceva il figlio che il regista ebbe da Maria Mercader, Christian.
Una coincidenza non da poco: il leggendario Vittorio, dopo due Oscar e dopo successi mondiali come Ladri di biciclette, voleva allontanarsi da quell’approccio al cinema radicale del neorealismo senza minare la sua ispirazione poetica e sociale. Quel film allora nasceva con l’urgenza di raccontare la ricostruzione dell’Italia ma con un filtro allegro e spensierato.

E allora mentre nella piazza centrale di Milano volavano le scope in una favola visivamente esagerata (premiata a Cannes con la Palma D’Oro), veniva al mondo l’erede di uno dei più grandi registi italiani che nella sua lunga, prolifica e multiforme carriera artistica avrebbe fatto della leggerezza – con punte di drammatico approfondimento – la sua raison d’être, la sua missione, il nucleo fondante della sua poetica.

Borotalco di Carlo Verdone con Christian De Sica
Borotalco di Carlo Verdone con Christian De Sica

Un vocabolo (poetica) che farà probabilmente storcere il naso a molti: ma probabilmente solo a coloro che di Christian ricordano i cinepanettoni. Perché quest’artista poliedrico e sfaccettato debutta in tv nel 1971 con lo sceneggiato di Roberto Rossellini Blaise Pascal, prosegue un anno dopo con Pauline di Jean-Louis Bertucelli, e nel 1976 vince un David di Donatello con Giovannino come attore rivelazione. Certo, è del 1982 il suo primo grande successo di pubblico, quando lavora con Carlo Verdone per Borotalco.

L’incredibile fama conseguita con il film gli apre le porte della commedia, perché proprio negli anni ’80 inizia la fortunata saga non-saga dei cinepanettoni: De Sica è infatti protagonista di Vacanze di Natale e Vacanze in America, due tra i soli cinepanettoni propriamente detti girati da Carlo Vanzina (che diede origine al fenomeno ma lo abbandonò poi nelle mani di altri registi, tra cui Neri Parenti ed Enrico Oldoini), due commedie che hanno ben poco di sbracato ma molto di malinconico – come d’altronde nello stile di Vanzina -, due cult generazionali rivalutati successivamente, oltre che blockbuster al botteghino, che divennero anche indici sociali e culturali.

Vacanze di Natale
Vacanze di Natale, la commedia cult Anni ’80 di Carlo Vanzina

Ma se l’attore-regista sfonda negli sfavillanti anni Ottanta su grande schermo, non va dimenticata la sua passione (non tanto) segreta, la musica e il canto: Christian partecipa nel 1973 a Sanremo e non smette mai di calcare i palchi canori, rivelandosi un ottimo crooner dotato di una voce calda e potente, arrivando a portare in tournée un musical, Un americano a Parigi – Tributo a George Gershwin, nelle stagioni teatrali 2000/2002, e protagonista assoluto del film musicale Parlami di me, girato dal figlio Brando e portato con successo alla Festa del Cinema di Roma nel 2008, recitato con altissima intensità e bravura.

Ma dotato soprattutto di una presenza scenica prorompente, dirompente ed esondante: il suo carisma viene fuori anche e forse soprattutto nei film che lo consacrarono in Italia insieme a Massimo Boldi, con il quale dal 1985 de I pompieri instaura un sodalizio che andrà avanti per 18 film in 23 anni, si interromperà con Natale a Miami nel 2005 e riprenderà con Amici come prima (2018).

La sua vis comica è probabilmente un unicum in Italia: la sfrontatezza del dialetto romano che si unisce ad una fortissima fisicità da smorfia napoletana, il tutto intriso da un irresistibile aria snob nel senso etimologico (sine nobilitate, senza nobiltà) che si spande anche in un vocabolario estraneo al comico puro, e che dona al personaggio una sua precisa, riconoscibile identità.

Christian De Sica 70 anni
Sono solo fantasmi

Dopo aver iniziato con diversi film d’autore (oltre ai citati, ci sono Aldo Lado, Pasquale Festa Campanile, Pupi Avati…), nel 1991 passa però dietro la macchina da presa ed esordisce con Faccione, a cui seguiranno altri film da regista che mostreranno il suo lato meno noto, che dietro il sorriso sgargiante della commedia nasconde malinconia abissali e dolori profondi: come nel sottovalutato Uomini Uomini Uomini (1995), lacerante radiografia dell’omosessualità nell’Italia finta e perbenista degli anni Novanta con un cast d’eccellenza – Alessandro Haber, Leo Gullotta, Massimo Ghini -, o ancora nell’ingiustamente dimenticato 3 (1996), commedia in costume con un’ottima ricostruzione d’epoca, un gran testo fuori campo e i dialoghi scoppiettanti, misurati e di altissimo livello, di Giovanni Veronesi; o ancora con Sono solo fantasmi (2019), il successo autoriale più recente, la sua nona regia e forse la più sincera, coraggiosa e autobiografica.

Vestito da commedia fantasmatica, Sono solo fantasmi è un film che spariglia le carte dimostrando quanto De Sica sia dotato come regista se tutti gli elementi sono al posto giusto. Napoli, ‘a paura, l’amarcord, il ricordo (opprimente quanto vitale) del padre, per un’opera che gioca con il metatesto spostandosi dal rapporto padre-figlio declinato in vari punti di vista fino ai mostri di oggi che popolano l’immaginario televisivo e la sua sottocultura. Un film che insomma mette in primo piano come Christian sia sempre alla ricerca della risata per nascondere sotto il tappeto malinconie e dolori troppo grandi da sopportare, mentre il mondo costringe i clown a ridere senza pensieri: ed in fondo, un pagliaccio triste lui lo è sempre stato, mentre però è stato come tale sempre rifiutato da un pubblico solo alla ricerca della (sua) spensieratezza.

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