The Vigil – Non ti lascerà andare recensione film di Keith Thomas con Dave Davis, Menashe Lustig, Lynn Cohen, Malky Goldman e Fred Melamed
Indubbiamente originale, questo nuovo horror prodotto da Blumhouse che recentemente ha portato sui nostri schermi L’uomo invisibile (Leigh Whannell, 2020), The Hunt (Craig Zobel, 2020), Fantasy Island (Jeff Wadlow, 2020) e You Should Have Left (David Koepp, 2020), introduce degli aspetti inediti all’interno di un genere che, negli ultimi anni, ha scarseggiato in termini di qualità e messa in scena: The Vigil – Non ti lascerà andare infatti, non riallaccia la sua narrazione ad elementi di stampo cristiano-cattolico preferendo allontanarsi dai rituali provenienti da questo credo religioso – peraltro già trattati in decine di film appartenenti a tale filone – per avvicinarsi alle celebrazioni ebraiche ortodosse, in particolare quella dello Shemira, la veglia, che prevede la recita dei Tehillim, i salmi, nel periodo che segue la scomparsa del caro defunto nell’attesa della sua sepoltura.
Il protagonista Yakov Ronen (Dave Davis), incaricato di diventare lo Shomer, ossia il guardiano che veglia (anche a pagamento) su una salma per proteggerla dagli spiriti maligni, è un personaggio dai tratti appena abbozzati, forse volutamente ignaro del compito che lo attende, come se fosse consapevole dell’estraneità del pubblico a questo tipo di celebrazioni e, in un certo senso, volesse diventare lo sguardo attraverso cui gli spettatori si fanno carico della sua situazione entrando di fatto nei suoi ambienti allucinati, claustrofobici e bui.
Il silenzio che lo circonda diventa fin da subito sinonimo di oppressione, si nasconde nei pochi metri quadri dell’appartamento in cui Yakov è costretto a trascorrere il suo tempo, si insinua nella sua mente e nei suoi sogni riportando a galla vecchi ricordi e traumi ancora non superati. Ed è qui, tra momenti di lucidità e attimi di smarrimento, che Keith Thomas – alla sua prima esperienza cinematografica – perde di vista la componente introspettiva del protagonista, relegando il suo vissuto ad un unico fondamentale avvenimento che, sebbene inerente la vicenda, non tarda ad essere percepito come un elemento decontestualizzato dalla linea narrativa principale, quasi come se servisse a giustificare determinate scelte successive.
Accanto a jumpscare a tratti prevedibili, l’ambiente sonoro e la messa in scena dimostrano l’acuta capacità di Michael Yezerski e di Zach Kuperstein nel saper gestire una pellicola che punta gran parte del suo potenziale sulla colonna sonora e sulla fotografia, entrambe molto curate e ben bilanciate; il montaggio è invece di stampo classico così come lo sono certi cliché ricorrenti, utilizzati con il solo scopo di impressionare il pubblico con sequenze dall’alto impatto visivo ma prive di un qualsiasi sviluppo concreto.
Tutto sommato quindi The Vigil – Non ti lascerà andare è un film che assolve in modo discreto ai canoni del genere, introducendo elementi inediti ma rischiando a tratti di risultare superficiale: forse Keith Thomas avrebbe potuto indagare più a fondo certi aspetti della psiche del protagonista, o semplicemente soffermarsi di più sul suo passato al fine di dare uno spessore al personaggio principale e quindi rendere il pubblico maggiormente partecipe delle sue azioni.