Ozark

Ozark recensione finale serie TV completa Stagioni 1-4 con Jason Bateman e Laura Linney [Netflix]

Ozark recensione  Stagioni 1-4 finale e completa serie TV Netflix di Bill Dubuque e Mark Williams con Jason Bateman, Laura Linney, Sofia Hublitz, Skylar Gaertner, Julia Garner e Peter Mullan

Ozark: il lato cinico e oscuro della vita

[…] Il denaro è uno strumento di misurazione. […] Il denaro non dà la pace interiore, il denaro non dà felicità. Il denaro è nella sua essenza la misura delle scelte di ogni uomo.
(Jason Bateman è Marty Byrde in Ozark)

Si è conclusa una delle serie che probabilmente ha avuto maggior successo negli ultimi anni, pur senza finire sulla bocca di tutti, tra quelle prodotte e distribuite da Netflix.
Parliamo di Ozark (2017-2022) di Bill Dubuque e Mark Williams, un crime drama familiare che in toni drammatici e quasi noir racconta l’ascesa criminale di un’apparente tranquilla famiglia precipitata quasi per caso nello sconfinato Oceano della malavita.

Una famiglia che per una sete di potere del tutto arrivista e borghese si trova di colpo a dover affrontare un’emergenza che li porterà a riciclare denaro sporco per i cartelli della droga messicani. E così l’allegro nucleo familiare è costretto suo malgrado a trasferirsi in un villaggio turistico nelle Ozark Mountains del Missouri, misurandosi giorno dopo giorno e in maniera progressiva con tutta la violenza dell’ambiente criminale in tutte le forme.

Questo è semplicemente il plot di base di uno dei viaggi più profondi nelle periferie “verdi” più remote, oscure e sanguinose della società americana.

Il sogno americano votato alla più completa ragione criminale.

Jason Bateman, Laura Linney, Sofia Hublitz e Skylar Gaertner
Jason Bateman, Laura Linney, Sofia Hublitz e Skylar Gaertner (Credits: Netflix)

La mancanza di virtù come stile di vita

Ozark è un viaggio all’interno degli istinti più bassi dell’umanità, un trattato sulla mancanza di virtù e un concentrato dei sette vizi capitali. Non si tratta infatti solo di cupidigia o avarizia: si affronta un bestiario quasi completo, dove superbia, ira, lussuria e invidia prevalgono su tutto. Il buon senso affiora, sì, ma solo quando è votato al male.

La redenzione è un miraggio, qualcosa quasi di inafferrabile e di inconciliabile con l’amoralità estrema di quasi tutti i protagonisti di questa serie.
E chi non si adegua a questo darwinismo sociale viene squarciato, compresso e stritolato dagli ingranaggi della macchina, di un sistema corrotto e corruttore. Droga, armi, riciclaggio sono soltanto dei mezzi per avere il controllo assoluto su tutto e su tutti.

È questa la vera natura del potere, del denaro e del successo a tutti i costi: ci troviamo di fronte a un Moloch, un mostro che però non ha zanne o corna ma semplicemente forma e sembianza umana. Una divinità del male cui fare sacrifici di qualsiasi tipo, soprattutto umani. Sicuramente siamo di fronte a una visione della corruzione e dei mali della società senza alcun filtro, in maniera spietata ma anche piuttosto concreta, senza la consueta edulcorazione di molte serie dello stesso genere.

Julia Garner in Ozark
Julia Garner in Ozark (Credits: Netflix)

La lentezza come pregio

I detrattori di questa serie hanno spesso citato una ipotetica lentezza quale difetto principale. Che in realtà, anche se fosse, rappresenta senza dubbio un falso problema.
Il ritmo di Ozark può sembrare a volte macchinoso e compassato, ma si tratta soltanto di un meccanismo totalmente propedeutico al viaggio e all’incedere nell’oscurità dei protagonisti.

Siamo infatti spesso di fronte a una caccia al tesoro quasi diabolica: emblematici sono gli indizi (trovata geniale) nascosti in bella vista all’interno del logo iniziale di ogni puntata.
Una bici, un cavatappi, una calza a rete: ognuno di questi oggetti può diventare benissimo una chiave dello scrigno o uno strumento di morte.

Il timore, molto concreto, è che alcuni spettatori non abbiano ben compreso lo spirito della serie, guardandola e giudicandola in maniera superficiale come fatto con altri prodotti apparentemente “lenti” ma di altissima qualità, come ad esempio un capolavoro della serialità come Mr. Robot (Sam Esmail, 2015-2019).

Siamo di fronte a una vera e propria progressione nella professione di fuorilegge, un po’ come visto già nell’acclamata serie Breaking Bad (Vince Gilligan, 2008-2013), ma con toni se possibile ancora più noir e più dark.

Jason Bateman e Laura Linney
Jason Bateman e Laura Linney (Credits: Netflix)

Fotografia e andamento cinematografico

Per essere un prodotto per il piccolo schermo Ozark racchiude in sé molti caratteri da “cinematografo“, in modo certamente dilatato ma assolutamente coerente e coeso.

Guardando le quattro stagioni di Ozark abbiamo infatti l’impressione di assistere a un lungo film, con un registro quasi autoriale, fatto di azione ma anche di interessanti “tempi morti”, fatto di dialoghi e di contemplazione. Tutti questi ingredienti coesistono e si muovono nella trama e nell’intreccio senza problemi e intersecandosi senza difficoltà.

Un lavoro di scrittura che, caso raro, non risente del progredire delle stagioni, ma anzi si conferma con un livello molto alto fino alla fine della serie.

Inoltre va annotato l’ottimo lavoro di fotografia applicato a questa produzione: le inquadrature raramente sono sbagliate e i frame ne escono in pratica quasi perfetti. Ci troviamo di fronte a un confezionamento visivo estremamente pregevole, aiutato spesso e volentieri dalla bellezza dei luoghi che fanno da perfetto contraltare alla sordidezza degli ambienti interni, dove si cela il male umano in contrapposizione all’ineffabilità e all’immobilità della Natura.

Jason Bateman e Laura Linney in Ozark
Jason Bateman e Laura Linney in Ozark (Credits: Netflix)

Un ottimo cast per ruoli molto complessi

Chiudiamo questa recensione con un’ulteriore nota di merito relativa a un cast compatto, appropriato e di indubbia qualità.

Partendo dai protagonisti, dalla famiglia Byrde al completo, interpretata da attori affermati alle prese con interpretazioni magistrali come Jason Bateman (attore noto per essere il protagonista della serie Arrested Development e al cinema per i ruoli in Juno e nei film della serie Come ammazzare il capo… e vivere felici) e Laura Linney (nota al cinema per essere stata candidata agli Oscar per Conta su di me, La famiglia Savage e Kinsey e per essere stata una delle protagoniste della sitcom Frasier) e affiancati da due giovani attori agli esordi e adesso emergenti, estremamente convincenti soprattutto nella loro evoluzione come Sofia Hublitz e Skylar Gaertner.

Ma non solo, anche gli altri protagonisti volano su livelli altissimi: basterebbe citare Julia Garner (l’amatissimo personaggio Ruth Langmore) o le altre presenze nel cast di tutto rispetto come il regista-attore Peter Mullan, l’intensa e significativa interpretazione di Tom Pelphrey (già visto su Netflix nella serie Marvel’s Iron Fist) o per altri attori abbastanza quotati come Janet McTeer (candidata due volte all’Oscar per Tumbleweeds e per Albert Nobbs) o Jason Butler Harner (che ha recitato in film quali The Good Shepherd o Changeling).

In questa serie, cosa molto rara, difficilmente ci troviamo di fronte a personaggi “inutili”: chiunque, anche chi ha un ruolo minore, anche chi entra per poco nel mondo di Ozark, è destinato a lasciare il segno e a scatenare una lunga e imprevedibile reazione a catena.

Sintesi

Ozark è probabilmente uno dei titoli migliori prodotti e distribuiti da Netflix ed una delle serie più interessanti e convincenti iniziate alla fine dello scorso decennio. Nata nel periodo d'oro di Netflix, Ozark mette nero su bianco le potenzialità dello strumento seriale per avvicinarsi e accarezzare con mano il cinema. Pochi prodotti per il piccolo schermo ci riescono: in questo caso la missione è senz'altro compiuta.

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