I segni del cuore

I segni del cuore (CODA) recensione film di Sian Heder con Emilia Jones

I segni del cuore (CODA) recensione film di Sian Heder con Emilia Jones, Troy Kotsur, Marlee Matlin, Daniel Durant, Eugenio Derbez e Amy Forsyth

Remake del film francese La famiglia Bélier (Éric Lartigau, 2014) e candidato ai prossimi Oscar per le categorie di miglior film, miglior attore non protagonista e migliore sceneggiatura non originale, I segni del cuore (CODA) diretto dalla regista e sceneggiatrice statunitense Sian Heder ha partecipato al Sundance Film Festival 2021 per il premio di U.S. Dramatic Competition e racconta la storia di Ruby Rossi (Emilia Jones), una ragazza diciassettenne impegnata a lavorare sull’imbarcazione di famiglia per aiutare i suoi genitori (Marlee Matlin e Troy Kotsur) e suo fratello (Daniel Durant), a portare avanti la loro attività di pesca sulla costa del Massachusetts.

Ruby è l’unica persona udente della sua famiglia e, da quando entra a far parte del coro del liceo, scopre di avere una grande dote per il canto. Il suo maestro Bernardo (Eugenio Derbez), crede ci sia qualcosa di speciale nella giovane adolescente e la spinge a considerare un prestigioso conservatorio per il suo futuro. Ruby si troverà così davanti a una scelta difficile: o abbandonare i suoi genitori per seguire il suo sogno o continuare ad aiutare la sua famiglia.

Emilia Jones
Emilia Jones (Credits: Apple)
I segni del cuore (CODA) recensione film di Sian Heder con Emilia Jones
I segni del cuore (CODA) di Sian Heder con Emilia Jones, Troy Kotsur, Marlee Matlin e Daniel Durant (Credits: Apple)

A primissimo impatto si potrebbe presumere che I segni del cuore possa essere stato costruito su una trama e su una sceneggiatura prevedibile e già vista svariate volte; in fondo racconta una tipica storia di crescita adolescenziale che segue le vicende di una ragazza di provincia dai mezzi modesti che sogna di studiare musica in una grande città e all’interno di un celebre conservatorio. Troviamo inoltre la classica cotta liceale, il tipico insegnante idealista, commoventi montaggi di prove, un’audizione di alto livello, un saggio finale e, naturalmente, una famiglia riluttante alle ambizioni della loro figlia.

Ancora una volta, ma solo all’apparenza, si potrebbe pensare di sapere già tutto su questa storia, tuttavia il film di Sian Heder ben presto sarà capace di dimostrare che non è così; certo, non è che la regista abbandoni certi stereotipi e convenzioni sociali tipici della vita liceale, ma lo fa con un occhio di riguardo stravolgendone la formula e portando una storia dal canone classico all’interno di un’ambientazione innovativa, amorevolmente curata, compiendo quel salto che non ci aspettavamo ma di cui avevamo davvero bisogno.

Ferdia Walsh-Peelo e Emilia Jones
Ferdia Walsh-Peelo e Emilia Jones (Credits: Apple)
Daniel Durant
Daniel Durant (Credits: Apple)

Non a caso la scelta del titolo è acronimo di Child Of Deaf Adults (figlia di adulti non udenti) e tra le personalità scelte per interpretare la famiglia di Ruby compaiono davvero attori non udenti come Marlee Matlin, unica attrice sordomuta ad aver vinto un Oscar nel 1987 per Figli di un dio minore (Randa Haines, 1986), Troy Kotsur, nominato agli Oscar come attore non protagonista e Daniel Durant, alla sua primissima esperienza cinematografica dopo aver interpretato diversi ruoli in alcune serie televisive di successo come Switched at Birth – Al posto tuo ed essere comparso in un episodio della serie You nei panni di James Kennedy.

L’apporto della Matlin si è rivelato poi fondamentale per la realizzazione del film; Emilia Jones infatti non era a conoscenza del linguaggio dei segni prima della lavorazione della pellicola e, per questo motivo, si è impegnata duramente per studiarlo durante i nove mesi precedenti alla produzione, e poi ancora sul set con il resto della troupe cinematografica.
I segni del cuore è sicuramente un’inattesa storia di vita che merita di essere guardata e apprezzata per la sua carica emotiva e per i messaggi che vuole veicolare al pubblico. Chissà, forse si porterà a casa anche una statuetta il prossimo 27 marzo.

Sintesi

Sian Heder stravolge la formula della tipica storia di crescita adolescenziale, pur non abbandonando certi stereotipi e convenzioni sociali della vita liceale, portando una storia dal canone classico all'interno di un'ambientazione innovativa e amorevolmente curata. Un’inattesa storia di vita da apprezzare per la sua carica emotiva e per i messaggi che veicola al pubblico.

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