Django

Django recensione episodi 1-2 serie tv di Francesca Comencini [RomaFF17]

Django recensione episodi 1-2 serie tv di Francesca Comencini con Matthias SchoenaerstNoomi Rapace, Nicholas Pinnock e Lisa Vicari

Negli ultimi anni si è spesso dibattuto su quale fosse il reale confine tra serie tv e cinema: basta una sceneggiatura e un regia per definire come cinema un qualunque prodotto audiovisivo? O serve che questo venga proiettato in una sala? Quindi i film che escono soltanto in streaming cosa sono? La struttura della serie televisiva può convivere con il linguaggio cinematografico o è qualcosa di intrinsecamente diverso? Tutte domande estremamente affascinanti, a cui il mercato ha risposto con decisione sfornando prodotti semplicemente sbalorditivi, che difficilmente possono essere esclusi dalla fumosa definizione di “cinema”.

Django
Lisa Vicari (Credits: Sky)

Presentata in anteprima mondiale alla 17esima Festa del Cinema di Roma e prodotta da Sky e CANAL+, Django è la nuova serie tv diretta da Francesca Comencini (per i primi quattro episodi su dieci), che vuole omaggiare e attualizzare l’omonimo film di Sergio Corbucci del 1966. Django è un affascinante cowboy errabondo, alla disperata ricerca degli assassini della propria famiglia. Nel corso del lungo viaggio attraverso il Texas di fine ottocento, Django si imbatterà in New Babylon, un’atipica cittadina dove accoglienza e libertà parrebbero pilastri fondamentali di una progredita amministrazione politica.

Durante il festival della capitale sono stati presentati soltanto gli episodi 1-2, ma sono bastati questi per confermare un significativo potenziale. Infatti, fatichiamo a rintracciare particolari difetti nella solida struttura della serie, che sfoggia da subito svariati punti di forza. Bastano poche sequenze per promuovere a pieni voti una regia tanto solida, quanto ispirata, che mischia sapientemente lo stile statunitense alla tradizione di genere italiana. Concitate sequenze d’azione e lunghe sessioni di statici dialoghi, condividono la medesima cura formale, sia nella meticolosa gestione della macchina da presa, che nell’accuratezza delle scenografie. L’indagine esistenziale dei personaggi non passa esclusivamente dai dialoghi, ma avviene anche e, soprattutto, attraverso scrupolosi dettagli scenografici e sapienti espedienti registici. A sorprendere, infatti, è la particolare attenzione dedicata alla componente più squisitamente psicologica dei personaggi, che dona un inaspettato fascino a una serie più profonda di quanto avessimo preventivato.

Django
Nicholas Pinnock (Credits: Sky)
Django
Noomi Rapace (Credits: Sky)

Come se non bastasse la serie diffonde un’invidiabile sapore di innovazione, emanato in particolare da Lady Elizabeth Thurmann, una villain semplicemente magnifica, interpretata da Noomi Rapace. Il magnetico carisma dell’attrice svedese prescinde totalmente dal suo genere e questo, nell’ottica di una radicale riscrittura dei modelli cinematografici, è un elemento dal valore davvero inestimabile: Lady Elizabeth è bella, spietata e sensuale, ma la sceneggiatura lavora con eleganza, evitando di ricondurre tali caratteristiche al suo essere donna. Quest’ultimo potrebbe apparire come un dettaglio apprezzabile, ma tendenzialmente accessorio e, invece, è proprio ciò che trasforma una serie ben fatta, in qualcosa di realmente rilevante all’interno dell’odierno panorama della narrazione audiovisiva. Elizabeth Thurmann è un personaggio che, nella gran parte dei casi, avrebbe fatto sfoggio di attributi superficialmente ascrivibili alla sfera femminile, ma qui si va meravigliosamente oltre la frettolosa distinzione di genere portata avanti dal cinema commerciale, facendo, a parer nostro, un grande favore a chi crede davvero nella parità di genere. 

Sintesi

Django ci ha davvero stupito, non soltanto per l’innegabile qualità delle sue impeccabili componenti formali e narrative, ma soprattutto per la presenza di un personaggio realmente utile alla necessaria ridefinizione della figura femminile nel cinema.

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