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Firebrand recensione film di Karim Aïnouz con Alicia Vikander e Jude Law [RoFF18]

Il dramma in costume con Alicia Vikander e Jude Law nei panni di Katherine Parr ed Enrico VIII presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023

Firebrand recensione film di Karim Aïnouz con Alicia Vikander, Jude Law, Sam Riley, Eddie Marsan, Simon Russell Beale, Erin Doherty e Ruby Bentall [RoFF18]

Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)
Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)

Una voce soave di fanciulla accompagna la nostra intrusione in un castello perso nel verde di un bosco. Una nobildonna si prepara per la sua regale giornata, non diversa da quella del giorno prima o quella che verrà il giorno dopo.

Con imponente grazia cortese la dama si sposta dal lato del vacuo trono del regno di sua maestà il re d’Inghilterra fino a coprirne l’intera (assente) figura. Ed ecco che moderne, larghe lettere rosso sangue appaiono sullo schermo, lacerando lo sfondo nero che si è imposto sulla vista della sala del trono.

Così inizia Firebrand, un’esplorazione del personaggio pubblico e privato dell’ultima moglie di Enrico VIII (Jude Law), Katherine Parr (Alicia Vikander).

La storia segue gli ultimi mesi del precario matrimonio tra il re e la regina, scanditi da assenze liberatorie, colloqui opprimenti, sotterfugi e violenze sia fisiche che psicologiche.

Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)
Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)

Il regista Karim Aïnouz ha sfruttato la resiliente figura dell’ultima consorte di uno dei sovrani più controversi della storia britannica per indagare l’intricato rapporto tra due personalità forti, che si trovano a convivere pur nella loro incompatibilità. L’oppressione della figura maschile diventa così schiacciante e insopportabile che un moto di resistenza è indispensabile per riuscire a sopravvivere in un mondo di lupi, capaci di tutto pur di non perdere la testa (letteralmente).

Kathrine rappresenta il topos dell’emancipazione femminile, condottiera del libero pensiero tra le schiere di uomini che formano l’apparentemente invalicabile piramide sociale. Una deriva, questa, che negli ultimi anni sta prendendo piede all’interno nell’industria cinematografica, piena di figure storiche che specchiano la società odierna, dimostrando che un cambiamento è necessario e, spesso, possibile.

Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)
Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)

Aïnouz dimostra di essere particolarmente capace di mettere in risalto non solo l’ideale dietro questi pilastri identitari, ma anche la rappresentazione delle persone.

In questo circolo di violenza e dolore, le interpretazioni di Alicia Vikander e Jude Law risaltano con forza sorprendente. Oppressione e libertà si legano ai loro volti slavati, appesantiti dalla vita e adattati a un tempo decadente, dove pare che la bellezza abbia abbandonato ogni istanza del reale a parte la fiera giovinezza, emblema di un futuro radioso pronto a prendere le redini dopo la purulenta fine del regno del terrore maschile.

In questa cavalcata verso il domani, le immagini austere, pulite, accompagnate da una colonna sonora sontuosa contrastano con lo sporco che si palesa in esse. Non è il cinema a imbellire il degenerato, ma il degenerato a imbruttire il cinema, esperienza più unica che rara.

Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)
Firebrand di Karim Aïnouz (Credits: MBK Production)

Sintesi

Firebrand ci mette a confronto con un mondo che sembra vicinissimo, che possiamo quasi toccare se ci sporgiamo abbastanza in avanti. Merletti e balze sono solo una maschera che nasconde l’anima contemporanea di questa storia di orrore secolare, in perpetuo svolgimento tutt'oggi. Quello di Aïnouz non è un film storico. Tutto l’opposto. È un film che vive nel nostro tempo e che, al di fuori di esso, non potrebbe esistere. Una sofferenza racchiusa in un’opera circoscritta al presente. È il modo giusto di trattare questo tema gargantuesco? Forse sì. Forse no. Potremmo discuterne per ore, ma l'unico custode di tale risposta è il futuro

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