Con chi viaggi recensione film diretto dal duo YouNuts! con Lillo, Alessandra Mastronardi, Michela De Rossi e Fabio Rovazzi
Il duo YouNuts! porta nei cinema come evento straordinario dal 23 al 25 maggio Con chi viaggi, remake italiano della commedia spagnola scritta e diretta da Martin Cuervo.
Gli YouNuts! sono i filmmaker Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, precedentemente autori di video musicali, oltre che delle regie di Sotto il sole di Riccione e del remake Altrimenti ci arrabbiamo.
Con chi viaggi è interpretato da Alessandra Mastronardi, Fabio Rovazzi, Lillo e Michela De Rossi. La sceneggiatura è firmata da Matteo Menduni, Tommaso Renzoni, e dallo stesso Lillo (Pasquale Petrolo).
Assistiamo ad un insolito road movie che, come spiegato in conferenza stampa dagli stessi registi, “È in realtà un falso road movie, perché lo abbiamo girato nello stesso posto. Per tutto il corso delle riprese, infatti, siamo rimasti negli studi a Roma, mentre le scene stradali erano state pre-registrate.”
Lillo aggiunge: “Abbiamo sostituito il green screen con questa nuova tecnologia di simulazione, che proiettando sugli schermi antistanti alla macchina le immagini pre-registrate della strada, ci ha consentito di girare direttamente negli studi, come se fossimo veramente in viaggio”.
La trama vede tre sconosciuti che si incontrano per fare un viaggio da Roma a Gubbio, tramite una delle app diffuse in rete per il car sharing.
Paolo (Lillo) proprietario della vettura, poco pratico di tecnologia, non riesce a porre il limite di passeggeri all’app e così Anna e Michele si aggiungono ad Elisa, con palese disappunto del guidatore. Inizia il viaggio, ma Paolo si mostra da subito controverso, poco interessato a raggiungere la destinazione, e un semplice trasbordo si trasforma subito in qualcosa di diverso e misterioso.
La Mastronardi veste il ruolo di Anna, ragazza nevrotica che vive relazioni complicate, Michela De Rossi è Elisa, una brava ragazza cresciuta da sola con la mamma, e poi Rovazzi, il taciturno Michele.
Il gioco dei fraintendimenti si prolungherà per tutto il viaggio, con una rivelazione di identità, e il colpo di scena finale.
Centrale nel film il tema dell’incomunicabilità, sottolineato anche da Lillo durante la presentazione: “Una forma di nevrosi legata ai nostri tempi. Un aspetto che risalta sicuramente nel film, dal momento che i quattro estranei al centro del racconto devono passare progressivamente attraverso la cosiddetta ʽfacciataʼ delle persone, ovvero le supposizioni e i pregiudizi che si creano tra loro, per poter infine scoprire le sorprese e le intenzioni che si celano realmente dietro la superficie”. Secondo Rovazzi “Si parte sempre dal giudicare qualcuno per poi arrivare a conoscerlo veramente. Questo è quello che abbiamo voluto comunicare con il film.”
Tra gli attori la più credibile è Alessandra Mastronardi, sempre coerente tra ruolo e carattere del personaggio.
Lillo, in questo contesto lascia però perplessi. La verve ironica e la spontaneità dell’attore rendono credibile il personaggio, ma la sua aria sorniona, pur tra sprazzi di imprevedibilità, stona con l’atmosfera da noir che potrebbe crearsi e che il pubblico aspetta, invano, mentre la tensione sfuma in commedia.
L’idea delle identità nascoste dietro il volto rassicurante delle app in rete era davvero buona, il tema di una contemporaneità a cui la condivisione telematica ha sottratto l’individuale capacità di giudizio poteva essere spunto per un bel noir mozzafiato. C’è un momento del viaggio in cui si pensa possibile tutto questo, ed è quello musicale: Paolo, per evitare il dialogo, avvia la riproduzione di una musica jazz che finalmente crea un ritmo incalzante, e in quei pochi secondi parte l’immaginazione dello spettatore, che inizia a fantasticare su tutti i possibili scenari, ma poi finita la musica, termina anche la magia.
Un’idea di partenza molto bella, ma che non trova la giusta dimensione.