Ammonite recensione film di Francis Lee con Kate Winslet, Saoirse Ronan, Gemma Jones, James McArdle, Sam Parks e Fiona Shaw
Ispirato alla storia vera e poco conosciuta della paleontologa britannica Mary Anning, Ammonite era uno dei film più attesi del BFI London Film Festival 2020, anche grazie alla presenza di due protagoniste di eccezione come Kate Winslet e Saoirse Ronan. Si tratta di un classico film LGBT a sfondo storico, per certi versi involontariamente simile a Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma, del tutto concentrato sulle sue due protagoniste e sulla segreta storia d’amore che, in contrasto alle convenzioni del tempo, sboccia fra di loro.
Con un passato da attore, Francis Lee, classe 1969, non era nuovo a questo genere di storie, dal momento che la sua opera di debutto, La terra di Dio – God’s Own Country, trattava anch’essa di un amore clandestino fra un giovane inglese e un operaio rumeno, nella campagna dello Yorkshire. Questi elementi tornano in Ammonite, ambientato prevalentemente nel paesino costiero di Lyne, nel Sud dell’Inghilterra. Siamo negli anni quaranta dell’Ottocento: Mary Anning è una pioniera della paleontologia ma, ostacolata nel suo lavoro dall’essere donna, si ritrova a vendere piccoli fossili di ammonite ai turisti.
Un giorno un ricco inglese, appassionato dei suoi lavori, le lascia in custodia la moglie Charlotte, caduta in depressione dopo la morte in fasce della figlia. Nel giro di poche settimane, l’iniziale diffidenza fra le due donne si trasforma in passione, ma Mary non tarderà a manifestare la sua indipendenza di fronte ai tentativi di Charlotte di legarla alla sua vita da altoborghese. Ammonite fa parte della simbolica selezione del Festival di Cannes 2020, annullato come è noto a causa del COVID-19, ed ha effettivamente debuttato al Toronto Film Festival; almeno per quanto riguarda le due interpreti principali è scontata la candidatura all’Oscar.
Il nostro è un periodo storico in cui il cinema racconta spesso storie LGBT, al punto che nello stesso festival compaiono facilmente in cartellone due o più film che raccontano storie d’amore e/o di discriminazione a sfondo gay: pensiamo ad esempio ad un altro film analogo e sempre di ambientazione marina, Estate ’85 (Été 85) di François Ozon, sull’amore estivo fra due adolescenti. In questi frangenti è difficile mantenere l’originalità nella messa in scena e nella narrazione, e da questo punto di vista il film di Francis Lee non è del tutto riuscito: le somiglianze con Ritratto della giovane in fiamme, del tutto casuali dal momento che il film della Sciamma veniva presentato a Cannes 2019 nello stesso momento in cui Ammonite entrava nel vivo della produzione, sono molte e sono sintomatiche di una certa sovrabbondanza di storie di un certo tenore.
Sicuramente Ammonite non passerà inosservato grazie al suo ricco cast: ma non ha lo stesso carattere dirompente e seminale di film come La vita di Adele o Chiamami col tuo nome, né si presta in modo significativo a fare luce sul contributo dimenticato di Mary Anning alla paleontologia dell’Ottocento. Un pregio della regia di Lee è riuscire a spezzare la staticità e la statuarietà tipiche di gran parte dei film storici: la macchina da presa è spesso montata su uno steadycam, e segue da vicino le attrici in un modo funzionale al racconto. Ammonite però non è valorizzato dal ritmo della sua scrittura, che gioca senza troppa convinzione sui silenzi e riduce all’osso le situazioni e il numero dei personaggi: le due ore del film trascorrono abbastanza rapidamente per lo spettatore, ma il ritmo interno a ogni scena pare un po’ dilatato verso il superfluo.
L’ambientazione del film è bella, ma forse non sfruttata fino in fondo nelle sue potenzialità visive, così come poteva essere approfondito di più il lavoro di archeologa del personaggio di Kate Winslet: forse una scrittura un po’ più accorta avrebbe potuto evidenziare il ritrovamento delle ammoniti come una sorta di correlativo oggettivo dell’amore inaspettato che nasce fra le due. Più che difetti però queste sono potenzialità non sfruttate a pieno, e Ammonite merita sicuramente una visione, soprattutto per i fan del “genere”.