Amazing Grace

Amazing Grace recensione documentario su Aretha Franklin di Sidney Pollack e Alan Elliott [Anteprima]

Amazing Grace recensione documentario di Sidney Pollack e Alan Elliott su Aretha Franklin e la registrazione dell’album gospel più venduto della storia

È il gennaio del 1972, nella chiesa battista the New Temple Missionary di Los Angeles una troupe prepara l’attrezzatura di registrazione suono e video, la band accorda gli strumenti e il reverendo James Cleveland invita tutti i presenti a prendere posto prima di far entrare il Southern California Community Choir e la leggenda del gospel Aretha Franklin che in quella chiesa registrerà nel corso di due sere il suo nuovo album, il quale sarebbe divenuto il disco gospel più venduto del secolo.

A incidere l’evento unico su pellicola è Warner Bros. che chiama a dirigere il documentario Sydney Pollack. Egli era un giovane regista in ascesa, aveva appena diretto Corvo Rosso non avrai il mio scalpo! e l’anno seguente avrebbe realizzato Come eravamo con protagonisti Robert Redford e Barbara Streisand. Pollack non si era mai approcciato al documentario, ma si trattava di Aretha Franklin, “La regina del soul”, e non avrebbe mai potuto rifiutarsi di registrare la sua incredibile voce e la sua immagine maestosa.

Aretha Franklin
Aretha Franklin (Credits: Adler Entertainment)

Nonostante la grandiosità di Amazing Grace il film è stato rilasciato al pubblico per la prima volta solo nel novembre del 2018 durante il Doc NYC a seguito della morte di Aretha Franklin. Lady Soul si è sempre opposta alla distribuzione del documentario, ma a seguito del decesso, i famigliari hanno deciso di concedere il permesso alla distribuzione delle immagini. Le riprese realizzate dal regista Pollack, scomparso nel 2008, sono state consegnate ad Alan Elliott accreditato come il regista del film. Elliott, ex produttore musicale, ha assemblato il materiale di Pollack risolvendo il grave problema tecnico che non aveva permesso la sincronizzazione di video e suono. Quello che ci viene restituito è un lavoro erculeo: Amazing Grace è uno dei più grandi film musicali degli ultimi anni.

Nella notte del 13 e del 14 gennaio Franklin ha cantato alcuni dei pezzi migliori della sua carriera, donando tutto il suo talento e il suo cuore. La vediamo commuoversi quando il reverendo Cleveland afferma che non avrebbe mai pensato di vedere quanto gli ultimi vent’anni siano stati importanti per tutti loro e ricchi di cambiamenti, ma molti erano state le perdite. Nel suo canto c’è speranza e gioia, ma è al contempo un canto pieno di dolore.

L’anno prima della registrazione il sassofonista e amico di Franklin King Curtis era stato assassinato, il reverendo Martin Luther King era morto solo quattro anni prima, le sue mentori, Mahalia Jackson e Clara Ward presenti in chiesa durante la registrazione, erano malate, e suo padre il reverendo C.L. Franklin stava avendo diversi problemi legali. Tutto ciò che Lady Soul provava mentre cantava lo restituiva a chi la stava ascoltando, speranze e sofferenze che il pubblico presente percepiva e così facciamo anche noi, seduti in sala dopo 49 anni per assistere a un evento cinematografico unico (in Italia il film sarà presente nelle sale dal 14 al 16 giugno distribuito da Adler Entertainment).

Amazing Grace recensione documentario su Aretha Franklin
Aretha Franklin e il Southern California Community Choir (Credits: Adler Entertainment)
Aretha Franklin
Aretha Franklin (Credits: Adler Entertainment)

I cameramen orbitano intorno al pubblico, riprendono le espressioni di stupore e incredulità cercando di raccontare quel sentimento condiviso: i loro volti impressionati sono la testimonianza dell’eccellenza di Lady Soul, della capacità della sua voce di provocare in chi l’ascolta una risposta emotiva impossibile da nascondere. Se a guidare la realizzazione dei brani musicali è lo spirito, ciò che guida la realizzazione di questi immagini è il rispetto per questo sentimento. La regia di Pollack è mossa da uno sguardo ammaliato davanti a una delle più grandi cantanti del Novecento.

Con le immagini di Amazing Grace Pollack realizza quella che potrebbe essere la più grande immagine di Aretha Franklin che sia mai stata composta. I primi piani di lei sul podio della New Temple Missionary Baptist Church, uniformemente inquadrata tra due microfoni, la telecamera non si muove e lei che canta con tutto il trasporto del suo cuore. Immagine semplice e al contempo impressionante. La luminosità ne amplifica lo splendore, mentre tutto intorno a lei, dal vestito, alle perle ai lobi delle orecchie, al muro alle sue spalle, è bianco; un candore che esalta il suo viso e che tu abbia fede oppure no non importa perché la sua voce è divina, forse il padre aveva ragione, la sua voce era un dono perché quando cantava non vi erano dubbi della sua grandezza.

Amazing Grace recensione documentario su Aretha Franklin
Amazing Grace documentario di Sidney Pollack e Alan Elliott su Aretha Franklin (Credits: Adler Entertainment)

In un articolo del 2018, quando il film viene distribuito negli Stati Uniti per la prima volta, Wesley Morris del New York Times si chiede che cosa sarebbe successo se il film fosse uscito nel 1972, cosa avrebbe potuto fare questo film con l’immagine di Franklin sul podio? Morris afferma che sarebbe stato un evento pioneristico per i media statunitensi. Come Morris, anche noi ci siamo chiesti che cosa sarebbe potuto succedere se Amazing Grace fosse uscito in quel momento storico, all’inizio di un decennio che sulla scia degli anni Sessanta sarebbe stato equamente turbolento. Che cosa avrebbe potuto cambiare, che cosa Aretha Franklin sarebbe potuta diventare se avessimo visto prima quanto realizzato da Pollack: le riprese di un pubblico che non solo si moltiplica la seconda serata, ma che durante il concerto canta, balla, batte le mani e partecipa a quella che è una registrazione corale; le immagini del Southern California Community Choir diretto da Alexander Hamilton e il leader del coro, il reverendo Cleveland, che a un certo punto è così scosso ed emozionato da nascondere il viso tra le mani.

Recarsi al cinema per vedere sul grande schermo questo piccolo grande capolavoro significa ritrovarsi di fronte – oggi nel 2021 dopo un anno e mezzo senza concerti, eventi dal vivo, spettacoli teatrali – a uno strano reperto museale, unico nel suo genere, capace di trasportarti indietro nel tempo, di nuovo in quella chiesa circondato da tutte quelle persone che ballano e cantano e si commuovono, ancora prima di rendertene conto sta succedendo la stessa cosa anche a te.

Sintesi

Vedere il piccolo grande capolavoro Amazing Grace è come entrare in un museo, viaggiare nel tempo o ritrovare uno strano e unico reperto archeologico.

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