Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse

Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse recensione film di Iara Lee [Terra di Tutti Film Festival]

Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse recensione documentario di Iara Lee presentato al Terra di Tutti Film Festival

STALKING CHERNOBYL RECENSIONE DOCUMENTARIO DI IARA LEE: Il 26 aprile, ciò che un tempo era stato il nostro orgoglio, divenne il nostro dolore.

Il 26 aprile 1986, la centrale nucleare di Chernobyl, nell’Ucraina ancora sovietica, subisce un incidente tanto grave da cambiare il corso della storia. La pesante contaminazione radioattiva delle aree circostanti, ne impone l’immediata evacuazione; il costo di vite umane, nel breve e lungo periodo, è enorme.

A distanza di più di tre decenni, che ne è di quei posti? Cosa resta della città di Pripyat, a soli 2,5 chilometri dalla centrale, del bosco circostante, della centrale stessa?

La regista e attivista brasiliana Iara Lee torna sul luogo del disastro per vedere come si sia evoluto nel tempo, introducendosi nella zona di esclusione, quella più vicina alla centrale nucleare, la più fortemente contaminata. Si addentra nelle campagne e nei boschi circostanti, rigogliosi di fauna selvatica. Si aggira tra i ruderi di Pripyat scoprendo che nella zona vive una realtà umana composita e vivace, che si alimenta col fascino post-apocalittico della città fantasma.

Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse recensione documentario di Iara Lee
Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse documentario di Iara Lee

La compongono guide turistiche che raccontano come Chernobyl sia diventata la principale meta turistica ucraina – 40.000 visitatori all’anno, una media di 300 al giorno -; e poi gli urbexers –  esploratori urbani di luoghi abbandonati -, i paracadutisti estremi che si lanciano dallo spettrale radar di Duga, gli artisti, i filmmaker, i fotografi che dai ruderi traggono ispirazione; infine, loro, gli stalker, stuolo di uomini e donne che visitano la zona di esclusione entrandovi abusivamente, bypassando i controlli di polizia e l’assistenza delle guide autorizzate, rischiando di attraversare luoghi ancora troppo contaminati.

È su questi ultimi che, maggiormente, si posa lo sguardo della Lee, attenta allo studio di un fenomeno per alcuni espressione di un gruppo di incoscienti in cerca di adrenalina, per altri vero e proprio movimento culturale underground.

Gli urbexer estremi che visitano Chernobyl
Gli urbexer estremi che visitano Chernobyl

E se una risposta su ciò che gli stalker siano davvero non v’è, quel che si sa per certo è che tra le loro file non mancano gli eredi della vecchia Chernobyl, i figli dei cosiddetti “liquidatori”, esercito di 300.000 uomini chiamati, all’epoca del disastro, a ripulire gli scarti radioattivi. È alla loro memoria che la regista dedica la parte finale del racconto, narrando del sacrificio immane di queste persone e dando voce alla testimonianza diretta di un sopravvissuto, liquidatore anche lui, agnello sacrificale più fortunato dei suoi colleghi defunti.

Prodotto dalla Culture of Resistance Films, di cui la stessa Lee è fondatrice, Stalking Chernobyl è un docufilm che affronta un tema non nuovo. E non potrebbe essere altrimenti, vista l’incidenza della tragedia dl 1986 nella storia dell’umanità.

Di Chernobyl hanno parlato e parleranno ancora per molto tempo centinaia tra documentari, libri, film, serie TV, persino videogames. Ma quest’opera della regista sudamericana ha il pregio di emanciparsi dal gregge narrativo per l’interessante analisi sociologica costruita attraverso il racconto dei protagonisti di ieri e quelli di oggi.

Gli urbexer estremi
Gli urbexer estremi che visitano Chernobyl
Il documentario di Iara Lee
Il documentario di Iara Lee

Lee offre uno spaccato della multiforme realtà odierna, ponendo a confronto voci dissonanti, opinioni opposte, culture differenti. Le mette in relazione con i racconti di chi lì ha vissuto sia nell’era pre-apocalittica, sia immediatamente dopo il disastro nucleare. Lascia che sia questa polifonia a condurci nel racconto visivo fatto di immagini attuali e immagini di repertorio, dove si alternano filmati di una Pripyat solare e allegra, luogo utopico in perfetto equilibrio tra uomo e natura, e quelli di un Pripyat al momento del disastro, scossa dalle voci degli altoparlanti che intimano di evacuare la città.

Non manca – ed è, anzi, ciò che l’autrice vuol più sottolineare – una forte riflessione sul fenomeno del turismo di massa sviluppatosi nel luoghi della tragedia, che se, da un lato, favorisce la crescita economica dell’intero territorio, dall’altro, rischia, sulla spinta consumistica, di minare alla base la Chernobyl luogo della memoria, testimonianza d’umana stoltezza che esigerebbe silenzioso rispetto.

Presentato nella sessione “Obiettivo 2030: il pianeta ecosostenibile” del Terra di Tutti Film Festival 2020 di Bologna, Stalking Chernobyl è un documentario coinvolgente e, a dispetto del soggetto, spiccatamente originale. Curioso e intelligente, scorre piacevolmente nei suoi 57 minuti di durata, evitando la facile ampollosità che il tema suggerirebbe, e tuttavia non dimenticando l’importanza della questione legata all’uso dell’energia nucleare. Uso che, come ricorda l’immagine di chiusura, ancora oggi produce gravi incidenti e rappresenta una minaccia per l’intero pianeta.

Interessante.

Sintesi

Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse è un'interessante analisi sociologica costruita attraverso il racconto dei protagonisti di ieri e quelli di oggi. Iara Lee mostra uno spaccato della multiforme realtà odierna che pone a confronto voci dissonanti, opinioni opposte, culture differenti, tra l'utopia pre-apocalittica e il disastro post-nucleare.

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