Show me what you got

Show me what you got recensione

Show me what you got recensione del film di Svetlana Cvetko con Cristina Rambaldi, Mattia Minasi, Neyssan Falahi, Pietro Genuardi e Giusy Frallonardo

Le megalopoli globalizzate sembrano fatte apposta per perdersi e sperimentare la più completa solitudine ma a volte possono essere lo scenario perfetto per incontri che cambiano completamente la vita. E’ ciò che accade ai tre protagonisti di Show me what you go, di Svetlana Cvetko, apprezzata documentarista e direttore della fotografia – ha lavorato anche ad Inside Job, documentario di Charles Ferguson premio Oscar nel 2011 – al suo esordio in un’opera di fiction.

Marcello (l’esordiente Mattia Minasi), viziato figlio di un divo della tv italiana, sempre in cerca di nuove emozioni, e Nassim (Neyssan Falahi), attore figlio di un esule iraniano e di un’intellettuale parigina, si incontrano per puro caso sulla spiaggia di Malibù, a Los Angeles, e insieme conoscono Christine (Cristina Rambaldi, apprezzata danzatrice nipote del mago degli effetti speciali Carlo Rambaldi), artista di origine italiana, che fa la cameriera in un bar. Fra i tre scoppia un’immediata simpatia che si trasforma quasi subito in accesa passione. Ma quella che potrebbe essere la semplice avventura di una notte si trasforma piano piano in una solida storia d’amore in cui nessuno dei tre protagonisti è escluso.

Svetlana Cvetko con Cristina Rambaldi
Show me what you got di Svetlana Cvetko con Cristina Rambaldi
Cristina Rambaldi, Mattia Minasi e Neyssan Falahi
Cristina Rambaldi, Mattia Minasi e Neyssan Falahi

E’ ciò che classicamente si definirebbe un menàge à trois ma questa storia nulla ha a che fare con le situazioni da cinepanettone. I tre ragazzi nel corso delle loro vicende si amano davvero, si prendono cura l’uno dell’altro (altra), si sostengono lealmente in tutte le cadute e le risalite tipiche della vita da esuli in un altro continente. Quando a Christine muore il nonno, unico suo parente in vita, ha accanto Marcello e Nassim insieme; lo stesso accade a Marcello, quando deve affrontare la possibile paternità di un figlio atteso da una ex, e a Nassim, alle prese con la condizione di figlio di un rifugiato politico.

La trama del film porta i tre personaggi a fare i conti con sé stessi, con sogni e speranze, ma anche a scontrarsi con il mondo per difendere l’unicità e la bellezza di quanto è loro accaduto. Il forzato ritorno di Marcello in Italia è l’occasione per Nassim di scoprire la sua vera vocazione: quella di aiutare i rifugiati ospiti di un centro di accoglienza mentre insieme ai suoi due amici scoprirà una volta per sempre l’intensità del sentimento che li lega.

Cristina Rambaldi
Cristina Rambaldi in Show me what you got

Show me what you got potrebbe sembrare l’esercizio di stile di una grande documentarista alle prese per la prima volta con il cinema di narrazione. L’omaggio dichiarato è a Jules e Jim, di François Truffaut, ma tanti sono i riferimenti al cinema europeo di una certa epoca che Cvetko, cineasta colta e matura, ha disseminato nella pellicola. Il bianco e nero luminoso e nitido fa effettivamente pensare a quello di Henri Decae nei I 400 Colpi, come l’uso della macchina a mano a distanza ravvicinatissima dai volti degli attori (Cvetko nelle note di regia parla della camera come di un “quarto personaggio” che interagisce con i protagonisti) consente uno scavo profondo nelle dinamiche interpersonali dei tre ragazzi.

Tuttavia non è casuale che il produttore esecutivo del film sia Phillip Noyce (Ore dieci: calma piatta, The quiet american). Se il talent scout di Nicole Kidman, un regista e produttore di quelli abituati a vincere, ha scommesso su quest’opera avrà avuto i suoi buoni motivi. In effetti il lavoro di Svetlana Cvetko e della sua troupe è interamente calato nella contemporaneità e narra la vita al tempo dell’incertezza e della precarietà esistenziale.

Cristina Rambaldi, Mattia Minasi e Neyssan Falahi
Cristina Rambaldi, Mattia Minasi e Neyssan Falahi

I tre protagonisti esplorano amore e sessualità in maniera molto libera (ma le scene di sesso a tre o a due nulla hanno a che vedere con ciò che si vede su internet: restano in una dimensione visiva poetica e rispettosa dell’intimità), però il cuore del film resta la ricerca di senso della vita, mentre la scelta anche politica dichiarata nel film è quella dell’identificarsi dei personaggi nel destino degli ultimi, siano essi i rifugiati delle scene finali o i figli di tanti mondi come i migranti di seconda e terza generazione.

Show me what you got è un piccolo film sul coraggio di andare controcorrente e di amare senza riserve, in nome di un cinema non inutilmente trasgressivo ma capace ancora di evocare sogni.

Tonino Cafeo

Show me what you got di Svetlana Cvetko
Show me what you got di Svetlana Cvetko: Il Poster

Sintesi

Svetlana Cvetko, apprezzata documentarista al suo esordio in un’opera di fiction, con Show me what you got narra una storia d'amore e passione al tempo dell’incertezza e della precarietà esistenziale, opera sul coraggio di andare controcorrente e di amare senza riserve, alla ricerca del senso della vita.

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