Non aprite quella porta: dieci curiosità sul cult horror di Tobe Hooper [degenere]

Non aprite quella porta: dieci curiosità sul cult horror di Tobe Hooper da riscoprire insieme in Degenere, la nostra rubrica sul cinema di genere

Uscito all’apice dell’età dell’oro del cinema horror americano, The Texas Chain Saw Massacre di Tobe Hooper sbancò ai botteghini nel 1974, dando vita a un prolifico franchise composto da un’infinità di sequel, prequel e spin-off di cui uno in arrivo per l’anno prossimo. La trama si nutre di diverse suggestioni e archetipi stratificati l’uno sopra l’altro, ma è molto semplice nelle sue linee essenziali: cinque giovani vanno in una zona rurale del Texas per assicurarsi che la tomba del nonno non sia stata profanata come capitato ad altre lapidi della zona, ma si imbatte in una famiglia di psicopatici che inizia a ucciderli uno ad uno per cibarsene. In questa famiglia di cannibali spicca Leatherface (“Faccia di Cuoio“), uomo dalla stazza imponente, muto e mentalmente disturbato che attaccherà un vero e proprio duello all’ultimo sangue con la protagonista Sally Hardesty.

Uscito in Italia con il titolo cult di Non aprite quella porta, The Texas Chain Saw Massacre è da pochi giorni disponibile su Netflix. Ecco dieci curiosità sul film.

Marilyn Burns, Teri McMinn, Paul A. Partain e William Vail
Marilyn Burns, Teri McMinn, Paul A. Partain e William Vail
Gunnar Hansen è Leatherface
Gunnar Hansen è Leatherface

Non aprite quella porta: dieci curiosità sul cult di Tobe Hooper

  1. Il regista Tobe Hooper non aveva inizialmente immaginato quello che sarebbe diventato The Texas Chain Saw Massacre: fu il co-sceneggiatore Kim Henkel a convincerlo a passare all’horror.
  2. I personaggi di Leatherface e dei suoi famigliari cannibali sono ispirati alle gesta di Ed Gein, un celebre serial killer che nell’America degli anni cinquanta divenne noto per scuoiare e realizzare pezzi di arredo con la pelle e altre parti del corpo delle sue vittime. Ed Gein fornì l’ispirazione iniziale a molti altri film, da Psyco di Alfred Hitchcock a Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme.
  3. Il budget iniziale del film era di appena 60.000 dollari, poi aumentati a circa 140.000 a causa di problemi e ritardi durante le riprese. Avendo incassato trenta milioni di dollari nei soli Stati Uniti d’America, si tratta di uno dei film indipendenti di maggior successo della storia del cinema.
  4. Le riprese del film furono funestate e complicate da incidenti e problematiche di ogni tipo, a cominciare dal periodo scelto per le riprese: in certe zone del Texas d’estate le temperature superano regolarmente i 40°, e del cast soprattutto Gunnar Hansen, l’interprete di Leatherface, soffrì molto il caldo, non potendosi mai togliere il pesante costume dell’assassino. Le alte temperature però aiutarono le interpretazioni degli attori, portandoli all’esasperazione: tanto il regista quanto il cast concordarono nell’indicare la scena in cui Sally è legata alla sedia nella “cena di famiglia” come quella in cui tutti andarono “un po’ fuori di testa” per il caldo e per la complessità degli effetti speciali, che richiesero quasi trenta take.
    Marilyn Burns
    Marilyn Burns

    Marilyn Burns
    Marilyn Burns
  5. La notte prima dell’ultimo giorno di riprese, per smorzare la tensione, il cast e la troupe del film organizzarono un piccolo festino a base di marijuana. Ne risentì di nuovo Hansen, che, non avendo mai fatto consumo di droga prima, l’indomani ebbe non poche difficoltà a reggersi in piedi nel girare una scena in cui attraversa la famosa “porta” del titolo con la motosega in mano.
  6. The Texas Chain Saw Massacre uscì nell’autunno del 1974, suscitando da subito grande clamore e dibattito. A Ottawa, in Canada, la polizia si oppose alle proiezioni nei cinema regolari, e in Gran Bretagna al film venne proibita la proiezione fino al 1998. Inizialmente, The Texas Chain Saw Massacre venne del tutto bandito anche in Brasile, Cile, Finlandia, Islanda, Irlanda, Norvegia, Singapore, Svezia e Germania Ovest.
  7. Negli anni, si sono moltiplicate le analisi e gli studi che leggono il film di Tobe Hooper come una metafora dell’America di quegli anni. Secondo lo studioso di cinema Christopher Sharrett, a partire da film di Alfred Hitchcock come Gli uccelli o lo stesso Psyco il cinema horror americano si è confrontato e interrogato “sulla validità fondamentale del processo di civilizzazione americano“: il film di Hooper, ambientato, al pari del coevo Le colline hanno gli occhi di Wes Craven, in una provincia rurale americana spopolata e vittima dell’urbanizzazione, rappresenterebbe il punto più cupo e pessimista di questa riflessione.
    La cena di famiglia di Non aprite quella porta
    La cena di famiglia di Non aprite quella porta

    Non aprite quella porta: dieci curiosità sul cult horror di Tobe Hooper
    Non aprite quella porta di Tobe Hooper
  8. Un’altra chiave di lettura del film, proposta dal critico inglese Kim Newman, coglierebbe in Non aprite quella porta alcuni tratti che parodiano gli stilemi delle sitcom americane: oggetto della sua riflessione era soprattutto la scena della “cena di famiglia”, con lo scheletro del nonno che dovrebbe “decapitare” Sally come una capretta.
  9. Anni dopo l’uscita del film, Tobe Hooper rivelò di aver avuto l’idea per il principale strumento di morte del film mentre era nella sezione ferramenta di un centro commerciale molto affollato, essendoci i saldi natalizi, e si trovò a pensare che una motosega sarebbe stata molto utile per farsi strada tra la folla.
  10. Il regista Guillermo Del Toro, futuro premio Oscar per La forma dell’acqua, divenne vegetariano dopo aver visto The Texas Chain Saw Massacre: i cannibali protagonisti del film infatti si erano tramandati nelle generazioni una macelleria di famiglia, e adesso che la grande distribuzione aveva messo in crisi la loro attività non sapevano più distinguere la carne animale da quella umana. Dopo quattro anni, Del Toro cambiò idea e tornò a mangiare carne.

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