Le sorelle Macaluso

Memorie di una casa: Le sorelle Macaluso di Emma Dante. La recensione

Le sorelle Macaluso recensione film di Emma Dante con Donatella Finocchiaro, Simona Malato, Viola Pusateri, Susanna Piraino e Eleonora De Luca

Le sorelle Macaluso, con regia di Emma Dante, è stato fra i film in concorso per la 77esima Mostra del Cinema di Venezia, vincendo il premio Pasinetti ed il premio Lizzani. La pellicola trae ispirazione da una pièce teatrale omonima, ma, secondo le parole della regista stessa, vuole essere altro rispetto allo spettacolo da cui deriva: innanzitutto, si impronta ad un maggior realismo per quanto riguarda il numero delle sorelle (cinque sorelle sono più plausibili nell’Italia del secolo scorso, ambientazione del film, rispetto alle sette della pièce); in secondo luogo, lo spettacolo teatrale fa leva sul potere evocativo-simbolico del palcoscenico vuoto, lasciando dunque l’ambientazione della vicenda all’immaginazione dello spettatore, mentre il mezzo cinematografico favorisce una ambientazione realistica. Tale ambientazione guadagna un particolare rilievo per quanto riguarda la casa in cui sono ambientate la maggior parte delle scene, l’appartamento all’ultimo piano di una palazzina di faccia al mare, in cui le sorelle vivono.

Uno degli intenti di Emma Dante è, infatti, mostrare come le case “digeriscano” coloro che vi vivono; la regista riesce a dare nuova vita a questo concetto, generalmente esplorato, piuttosto, nel genere thriller o horror (il pensiero va, ad esempio, alla recente serie The Haunting of Hill House di Mike Flanagan). La casa diventa lo spazio denso di ricordi in cui si muovono le quattro sorelle dopo la scomparsa di una di loro in un tragico incidente: un luogo della memoria, intesa come memoria collettiva, la quale sta alla base di una identità collettiva, quella di sorelle.

Il mare ne Le sorelle Macaluso di Emma Dante
Il mare ne Le sorelle Macaluso di Emma Dante

Ma cosa succede quando i sensi di colpa per la scomparsa della piccola Antonella mettono in crisi la collettiva identità sororale? Il film segue le traiettorie discendenti delle vite delle quattro sorelle superstiti, deviate dal centro di gravità costituito dal luttuoso incidente, avvenuto in un momento di spensieratezza e non mostrato direttamente agli occhi dello spettatore, se non a conclusione della vicenda. Emma Dante dimostra, infatti, un particolare senso registico decidendo di soddisfare la curiosità dello spettatore su come l’incidente fosse avvenuto solo alla fine della pellicola, invertendo l’abituale ordine della concatenazione causa-effetto mostrata sullo schermo.

Per quanto riguarda la struttura del racconto, notiamo che, come nella migliore tradizione narrativa, esso si divide in tre episodi, che ritraggono rispettivamente la fanciullezza, la  maturità e la vecchiaia delle protagoniste. Inoltre, mettendo a diretto confronto ciò che vediamo nei frame posti agli estremi del film, possiamo cogliere l’importanza dell’elemento mare: nei primi le sorelle fanno un buco nel muro, per poterlo vedere; negli ultimi, sono rappresentate in una metafora visiva mentre immobili osservano il mare, dando la schiena alla macchina da presa. La scena aggiunge un significato simbolico alla casa, che va a costituire una metafora della vita ed i suoi vincoli, se non del corpo stesso, di cui ci si libera, con la morte, per giungere finalmente ad osservare il mare, il quale, a sua volta, rappresenta l’oggetto di un desiderio puro ed innocente di libertà. Per di più, il mare è il luogo dove si consuma l’incidente che cambierà la vita di tutte le sorelle Macaluso.

La colombaia
La colombaia

Altro elemento diffusamente presente sullo schermo sono i colombi. L’appartamento all’ultimo piano, infatti, è annesso ad una colombaia, di cui le cinque sorelle si prendono cura e da cui ricavano il loro sostentamento (per lo meno nel primo episodio). Per stessa ammissione della regista, i colombi sono una metafora delle sorelle: essi, come quelle, tendono a tornare sempre al luogo dove sono nati. Riflettono, in questo senso, il rapporto fra le sorelle e la casa. Inoltre, afferma la regista, vuole proporre l’idea che, dopo la morte, le anime delle sorelle divengano colombi: essi infatti sono i protagonisti delle sequenze che seguono la scomparsa di Antonella, Maria e Lia.

Un ulteriore elemento di interesse nella struttura del film è costituito dalla dialettica fra il tempo, dinamico nel suo scorrere, e le vite delle sorelle, bloccate, quasi incagliate, spezzate, in quel fatale evento. Ciò è rappresentato sullo schermo attraverso sequenze che si ripresentano più volte, solo leggermente variate, creando un sorprendente senso di déjà-vu. L’ esempio forse più commuovente è quello di Pinuccia che mette il rossetto ad Antonella, scena che si ripete in tutti e tre gli episodi: nel primo, precedentemente all’incidente, la scena ha un sapore di tenerezza quotidiana (la sorella maggiore cede ai capricci della più piccola e le mette un poco di rossetto). Nel secondo episodio la stessa scena sembra rappresentare lo spirito di ribellione di Pinuccia, che si sente in trappola in quella casa: immagina di mettere il rossetto ad Antonella, ma stavolta non si limita a pochi tocchi come nella versione precedente della scena, ribellandosi alle convenzioni a cui lei stessa si atteneva nel primo episodio (che Antonella sia troppo piccola per truccarsi). Infine, nel terzo episodio, la scena cambia radicalmente: invece del rossetto, accanto allo specchio stanno le pillole da prendere, e, quando il ricordo della piccola Antonella porge ancora una volta il viso alla sorella ormai anziana, quest’ultima, accarezzandole dolcemente il viso, pulisce con un fazzoletto il trucco che le aveva molti anni or sono applicato, come a restituirle la sua infanzia, o come a rappresentare, a seguito della morte di Lia, la messa in discussione, da parte di Pinuccia, di alcune scelte, di alcuni aspetti della propria personalità. Il gesto di mettersi il rossetto, infatti, caratterizza fortemente Pinuccia nei primi episodi.

Le sorelle Macaluso di Emma Dante
Le sorelle Macaluso di Emma Dante

La ricorrenza di determinate sequenze comporta, quindi, anche la corrispondenza dei gesti, che si ripetono, ma interpretati da differenti attrici (che interpretano i personaggi nei tre episodi). La regista ha sottolineato più volte l’importanza del  lavoro svolto dalle interpreti nello studiare determinati movimenti in modo che si corrispondessero e dessero unità al personaggio. Ciascuna delle sorelle compie gesti caratterizzanti ricorrenti: Pinuccia si mette il rossetto, Maria danza, Lia legge muovendo le labbra, Katia spegne la sigaretta contro il parapetto del balcone. Sono azioni che si ripetono sempre uguali in situazioni diverse, dando al racconto una struttura a spirale.

Ad una fotografia particolarmente dedita a dare risalto ai dettagli del quotidiano si affianca una colonna sonora scelta, secondo le dichiarazioni della regista, per integrare ciò che si vede sullo schermo in un determinato momento e composta principalmente di canzoni italiane molto note. Il commento musicale può concordare o porsi in contrasto con le immagini: la scena della danza sulla spiaggia nel primo episodio, ad esempio, è accompagnata dal brano Inverno cantato da Franco Battiato, in modo che si crei una contrapposizione con l’invincibile estate che avvolge le protagoniste in quei momenti.

Le sorelle Macaluso recensione film di Emma Dante
Le sorelle Macaluso di Emma Dante con Donatella Finocchiaro, Simona Malato, Viola Pusateri e Susanna Piraino

Spicca, all’interno della soundtrack, quindi, la presenza di Gymnopedie I di Erik Satie, compositore francese di inizio Novecento; il brano gioca col confine fra la musica intradiegetica (interna al racconto, che possono sentire anche i personaggi) ed extradiegetica, in quanto la udiamo la prima volta emessa da un quadretto-carillon appeso nella colombaia, caricato da Antonella, ma ritorna successivamente in contesti del tutto differenti. Come spiegare la presenza di  questo brano, che pare anomalo, quasi in contrapposizione con il resto dei brani di musica pop italiana contemporanea? Un’ipotesi suggestiva, a mio parere, è che sia legata al fatto che Satie è noto per aver composto una serie di brani designati come “musique de tapisserie”, “musica da tappezzeria”; il brano funge, in questo caso, da “musica da tappezzeria”, in un senso spogliato dalla carica polemica il compositore stesso che aveva attribuito a tale definizione: qui è la musica della casa, della tappezzeria, che si consuma insieme alla vita delle quattro sorelle superstiti e che, testimone del loro passaggio, sopravviverà loro.

Questo racconto mostra corpi che invecchiano, che si corrompono: corpi umani (quello di Maria, malata di cancro, proposto in diverse crude inquadrature completamente nudo, in tutta la sua spigolosità) e non; le scene finali che mostrano le impronte dei mobili sulla consunta carta da parati che tappezza i muri rende evidente che, per tutto il tempo, abbiamo osservato la casa invecchiare e cambiare con le sorelle ed essa è, infatti,  protagonista di varie sequenze che indugiano sugli ambienti privi di figure umane.

Irene

Sintesi

La casa per Emma Dante diventa lo spazio denso di ricordi in cui si muovono le protagoniste: il luogo della memoria, intesa come memoria collettiva, alla base dell'identità collettiva di sorelle. La casa che ne Le sorelle Macaluso diventa protagonista, si consuma insieme alla vita delle quattro sorelle e, testimone del loro passaggio, sopravvive loro, in una dialettica fra il tempo, dinamico nel suo scorrere, e le vite delle sorelle, bloccate, incagliate, spezzate nella tragedia.

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