High Fidelity

High Fidelity recensione serie TV con Zoë Kravitz [Disney+ Star]

Disponibile su Disney+ Star, High Fidelity è il remake dell'omonimo film del 2000, questa volta con protagonista Zoë Kravitz nelle vesti che furono di John Cusack: la recensione

High Fidelity recensione serie TV di Sarah Kucserka e Veronica West con Zoë Kravitz, David H. Holmes, Da’Vine Joy Randolph, Jake Lacy, Kingsley Ben-Adir, Parker Posey, Thomas Doherty su Disney+ Star

High Fidelity è un dramedy di grande potenza e con protagonista Zoë Kravitz in stato di grazia. Tratto dal romanzo Alta fedeltà di Nick Hornby, è diventato un film nel 2000 con John Cusack, considerato un cult. La serie è stata prodotta da Hulu ed è disponibile nella sezione Star di Disney+.

Creata da Veronica West e Sarah Kucserka (autrici di serie come Ugly Betty e Hart of Dixie), High Fidelity si inserisce nella scia dei remake gender swap, ma ne è un esempio ben riuscito. Infatti, plasma una protagonista complessa, emblema della generazione dei trentenni di oggi. Nel corso degli anni abbiamo assistito a numerosi remake al femminile: da American Psycho 2 (2000) con Mila Kunis nei panni della protagonista, al posto di Christian Bale, a Ghostbusters (2016), incapace di ricreare la magia del cult originale, almeno a detta del pubblico maschile.

Zoë Kravitz e Kingsley Ben-Adir
Zoë Kravitz e Kingsley Ben-Adir (Credits: Phillip Caruso/Hulu/Disney)

A una sorte simile è andato incontro lo spinoff di Ocean’s 8 (2018), con protagonista Sandra Bullock nel ruolo di Debbie, sorella di Danny Ocean. Anche in questo caso, nonostante un cast di prim’ordine, si nota l’assenza di tridimensionalità delle protagoniste e il perpetrare degli stereotipi di genere nella loro rappresentazione.

In generale, l’intento dei gender swap è proprio quello di modificare l’immagine delle donne al cinema, troppo spesso rappresentate in maniera stereotipata e sessista. Tuttavia, spesso, l’operazione risulta fallimentare per l’accoglienza negativa da parte di un pubblico ancora profondamente maschilista. Ma anche perché nell’industria dell’audiovisivo il ruolo delle donne è ancora marginale. Infatti, sono pochissime le autrici di etnia, classe e orientamento sessuale diverso da quello che ancora oggi è considerato l’unico accettabile. Un tale rinnovamento è necessario se vogliamo storie di donne autentiche, che abbattano gli stereotipi e l’ideologia dominante.

John Cusack e Jack Black
John Cusack e Jack Black (Credits: Disney)

High Fidelity – Dal film alla serie

John Cusack interpretava Rob, il proprietario di Championship Vinyl, un negozio di dischi alla periferia di Chicago, in cui lavoravano i suoi amici e dipendenti, Barry (Jack Black) e Dick (Todd Louiso).

Dopo la rottura con Laura (Iben Hjejle), Rob cerca di ripercorrere la sua storia sentimentale, ricontattando le precedenti fidanzate, per scoprire cosa era andato storto nella loro relazione. Il film, visto oggi, risulta un concentrato di sessismo e maschilità tossica, con personaggi femminili la cui voce è inesistente. Si arriva a ignorarle e persino a normalizzare un’esperienza di abuso sessuale. Il personaggio di Rob è un esemplare perfetto di antieroe, concentrato solo su se stesso, persino quando si rivolge al pubblico, rompendo la quarta parete.

High Fidelity recensione serie TV con Zoë Kravitz
Zoë Kravitz e Jake Lacy (Credits: Phillip Caruso/Hulu/Disney)

Come dar vita a un ottimo gender swap

Nel realizzare la serie, le autrici hanno lavorato molto sul creare una protagonista che non fosse solo la sostituzione del Rob di Cusack. Ed è così che è nata Robyn – Rob – interpretata magistralmente da Zoë Kravitz. Lì dove c’era un uomo bianco ed etero, qui abbiamo una donna afro-discendente e queer: Rob, infatti, ha una relazione anche con una donna, Kat Monroe (Ivanna Sakhno), inclusa nella sua Top 5 delle peggiori rotture. L’ultima e più devastante è quella con Mac (Kingsley Ben-Adir), episodio che scatena gli eventi di tutta la serie.

Oltre ad aver tratteggiato un personaggio femminile complesso, di etnia non bianca e queer, Rob ben rappresenta la generazione di quasi trentenni alle prese con lavoro, vita sociale e realizzazione personale. Incasinata, piena di rabbia, ironica, ma anche vulnerabile, in questa interpretazione Zoë Kravitz è davvero perfetta. In una scena della serie, Rob si ritrova a confrontarsi con un sedicente esperto di musica, in un elegante ristorante dell’Upper East Side. La conoscenza di Rob della musica è immensa, eppure l’esperto neppure si degna di rivolgerle la parola, preferendo confrontarsi con il ragazzo che è con Rob, Clyde (Jake Lacy). La serie mostra così una condizione che molte donne hanno subito: la squalifica in quanto possibili interlocutrici in ambienti o campi considerati appannaggio esclusivo degli uomini.

Da'Vine Joy Randolph, Zoë Kravitz e David H. Holmes
Da’Vine Joy Randolph, Zoë Kravitz e David H. Holmes (Credits: Phillip Caruso/Hulu/Disney)

Un cast inclusivo e con due comprimari di prima scelta

Ma non è soltanto Rob a essere cambiata: al posto di Barry e Dick abbiamo Simon (David H. Holmes) e Cherise (Da’Vine Joy Randolph). Quest’ultima è un’attrice trans, nera ed è probabilmente uno dei personaggi migliori di High Fidelity. La sceneggiatura ha permesso di inserire due comprimari, uno dei quali queer (Simon) e l’altra con un corpo non conforme allo standard. Inoltre, le autrici hanno sviluppato per entrambi un arco narrativo interessante ed emozionante. Simon ha un intero episodio a lui dedicato, mentre Cherise ruba la scena a Rob in molte occasioni. High Fidelity è stata, sfortunatamente, cancellata dopo solo una prima stagione, ed è un vero peccato, soprattutto considerando che Cherise sarebbe stata protagonista della seconda stagione.

Se nel film del 2000 le ex fidanzate di Rob erano stereotipate e prive di una voce, nella nuova versione ci si preoccupa di creare personaggi maschili interessanti e per nulla tossici: basti pensare a Mac (Kingsley Ben-Adir), il grande amore della protagonista e a Thomas Doherty, che interpreta un musicista irlandese di cui Rob si invaghisce. Una curiosità: nel film con Cusack, il ruolo di Doherty era affidato all’attrice e cantante Lisa Bonet, madre di Zoë Kravitz.

Zoë Kravitz e Ivanna Sakhno
Zoë Kravitz e Ivanna Sakhno (Credits: Phillip Caruso/Hulu/Disney)

Inoltre, come detto prima, tra gli ex di Rob c’è Kat Monroe (Ivanna Sakhno), stupenda e ricca ragazza bianca con cui la protagonista ha una storia. Mentre nel film l’unico motivo di rottura era il senso di inferiorità del protagonista, qui c’è anche un certo razzismo interiorizzato da parte di Rob. Ancora una volta, questo conferma come si possa realizzare personaggi femminili complessi, sfaccettati e realistici.

Rob sa di essere contorta, egoista e distruttiva, non lo ammette agli altri, ma riesce a farlo guardando in camera, bucando la quarta parete e rivolgendosi al pubblico. E non per autocompiacimento, ma quasi per chiedere comprensione, perché sotto l’apparente facciata di sicurezza, sa di essere molto fragile. E non appare meno vera per questo.

High Fidelity recensione serie TV con Zoë Kravitz
Zoë Kravitz e Thomas Doherty (Credits: Phillip Caruso/Hulu/Disney)

Ultima ma non meno importante: la musica

High Fidelity significa soprattutto musica: la serie e il film hanno il merito di far riscoprire la bellezza dei vinili, dei piccoli negozi di dischi, miniere di tesori per gli appassionati. Ogni canzone è stata selezionata con cura e il risultato è un’esplosione eclettica di musica rock, soul, punk, funk, indie e pop. Dai Beastie Boys ad Aretha Franklin, passando per David Bowie, a Stevie Wonder, Janet Jackson, Wings, Frank Ocean e i Fleetwood Mac. Un team di esperti, tra cui Manish Raval e Tom Wolfe, hanno creato una colonna sonora ricca e variegata, perfetta comprimaria di una serie di alto livello.

High Fidelity racconta benissimo cosa significa essere trentenni oggi e lo fa con un linguaggio moderno e retrò insieme e con un protagonista che amerete fin dalla prima scena.

Sintesi

High Fidelity si inserisce nel filone di remake gender swap, riuscendo dove altri avevano fallito. Complice una scrittura di alto livello e una protagonista complessa e problematica, interpretata da una Zoë Kravitz in grande forma, la serie racconta una generazione, quella dei quasi trentenni, alle prese con ansie, relazioni e aspirazioni, regalandoci una colonna sonora che spacca e momenti di riflessione ed emozione. L'unico difetto davvero imperdonabile è che sia stata cancellata dopo una sola stagione.

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