Gloria Mundi

Gloria Mundi recensione [Venezia 76]

Gloria Mundi recensione del film di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride, Gérard Meylan, Anaïs Demoustier, Jean-Pierre Darroussin e Lola Naymark

A due anni da La casa sul mare, Robert Guédiguian torna in Concorso a Venezia con Gloria Mundi e abbandona le atmosfere di Méjan per rituffarsi a Marsiglia. Al centro della vicenda, ancora una volta, la famiglia. Il regista francese ama girare con gli stessi attori da anni e questo rende i suoi lavori ancora più autentici, capaci di raccontare come pochi altri la realtà che ci circonda.

Il motore dell’azione è, in questo caso, il ritorno a casa di Daniel (Gérard Meylan) che, appena uscito di prigione, scopre di essere nonno e raggiunge la sua ex moglie, che si è risposata, per trovare una famiglia oppressa da forti problemi economici.

Anaïs Demoustier
Anaïs Demoustier
Anaïs Demoustier
Anaïs Demoustier alla Mostra del Cinema di Venezia

Le dinamiche all’interno del nucleo (allargato) sono quanto mai intricate e Guédiguian non si risparmia nel fornire un ritratto delle due generazioni in scena al limite del pessimistico. Messa (quasi) da parte la crisi politica e ideologica, il regista francese si sofferma in Gloria Mundi sul disfacimento economico, sulle difficoltà che si incontrano tutti i giorni quando si deve arrivare a fine mese.

La mancanza di una forte ideologia è l’humus per il trionfo del denaro, della ricerca a tutti i costi di un guadagno facile, del fallimento di tutti quei valori per i quali la generazione del ’68 aveva strenuamente lottato. È un film tremendamente attuale quello di Guédiguian, proprio perché parte dal passato e dalla descrizione della sconfitta dei nostri “padri” per raccontare come sono diventati i giovani di oggi e quale futuro li attende.

Gloria Mundi
Ariane Ascaride e Anaïs Demoustier in Gloria Mundi di Robert Guédiguian
Gloria Mundi di Robert Guédiguian
Gloria Mundi di Robert Guédiguian

Nessuno viene risparmiato, a tratti c’è empatia ma tra le pieghe del racconto si nasconde un nichilismo che ha molto a che vedere con le derive populiste alle quali stiamo assistendo in tutto il mondo. E così, paradossalmente, l’eroe romantico diventa Daniel, un uomo che ha commesso una sciocchezza, che ha meritatamente pagato, che è rimasto fuori dal mondo e proprio per questo non ne è rimasto corrotto. Non c’è tuttavia nostalgia nel racconto della sua parabola, c’è una semplice presa di coscienza di come sono andate e di come stanno andando le cose.

Guédiguian si conferma ancora una volta un regista con una profondità non comune, un cantore di storie tanto malinconiche quanto necessarie.

Sergio

Gloria Mundi di Robert Guédiguian
Gloria Mundi di Robert Guédiguian alla Mostra del Cinema di Venezia
Anaïs Demoustier
Anaïs Demoustier alla Mostra del Cinema di Venezia

Sintesi

Con Gloria Mundi Guédiguian mette al centro dell'opera ancora una volta la famiglia, fornendo un ritratto delle due generazioni in scena al limite del pessimistico. il regista francese si sofferma sul disfacimento economico, partendo dal passato e dalla descrizione della sconfitta dei nostri “padri” per raccontare come sono diventati i giovani di oggi e quale futuro li attende. Guédiguian si conferma ancora una volta un regista con una profondità non comune, un cantore di storie tanto malinconiche quanto necessarie.

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