Diabolik - Ginko all'attacco!

Diabolik Ginko all’attacco recensione film dei Manetti Bros. con Giacomo Gianniotti e Miriam Leone

Secondo capitolo della trilogia, Diabolik - Ginko all'attacco! mantiene la filosofia produttiva dell'episodio precedente, sostituisce Luca Marinelli con Giacomo Gianniotti e inserisce un nuovo personaggio interpretato da Monica Bellucci. Buona idea produttiva quella dei Manetti Bros.

Diabolik – Ginko all’attacco! recensione film dei Manetti Bros. con Giacomo GianniottiMiriam Leone, Monica Bellucci, Alessio Lapice, Valerio Mastandrea e Andrea Bruschi

Diabolik è un noir, non un film di supereroi”: con queste parole i Manetti Bros. (al secolo Antonio e Marco Manetti) hanno introdotto la proiezione del secondo capitolo della trilogia dedicata al genio del crimine. Presenti in sala anche Diodato, autore del brano Se mi vuoi, e Giacomo Gianniotti, che ha preso il posto di Luca Marinelli come protagonista del film.

Un’operazione che ha pochi eguali nel cinema italiano quella dei due fratelli, accaniti fan di un fumetto che è stato accostato proprio alla nascita del genere nero per quel media nel nostro Paese.

Diabolik - Ginko all'attacco! recensione film
Valerio Mastandrea e Pier Giorgio Bellocchio (Credits: 01 Distribution)

Diabolik – Ginko all’attacco! non è esattamente il seguito del capitolo precedente. Rispettando la natura della serie creata nel 1962 da Angela e Luciana Giussani, i Manetti Bros. hanno deciso infatti di realizzare una trilogia in cui ogni episodio ha una storia a sé stante ed è autoconclusiva. In questo caso la fonte di ispirazione è il numero 16 della collana a fumetti, in cui centrale è appunto il personaggio di Ginko. Da un punto di vista produttivo e della messa in scena, il film segue le stesse coordinate del primo episodio, con quell’idea di cinema fuori dal tempo che pervade ogni inquadratura e ogni dialogo. I Manetti Bros. sono interessati principalmente a restituire le atmosfere e le sfumature del fumetto, costruendo intorno agli snodi narrativi una serie di rimandi all’Italia degli anni ’60, il periodo in cui le gesta di Diabolik furono partorite. In questo modo non stonano le interpretazioni sovraccariche – forse solo quella di Monica Bellucci, anche se nel complesso è credibile in un personaggio fortemente caricaturale come quello della contessa Altea di Vallenberg – il ritmo compassato e la fotografia che ricerca una patina d’antan.

Valerio Mastandrea e Monica Bellucci
Valerio Mastandrea e Monica Bellucci (Credits: 01 Distribution)

Se la vera protagonista del primo Diabolik era Eva Kant, il testimone passa in questo secondo capitolo a Ginko e alla sua ossessione per il Re del Terrore. È significativo come l’antieroe per eccellenza sia, fino ad ora, soltanto una figura che ha l’obiettivo di scatenare le reazioni degli altri personaggi. Forse che nel terzo episodio si prenderà definitivamente la scena? Valerio Mastandrea si conferma la scelta perfetta per il volto dell’Ispettore e da attore navigato porta avanti uno sviluppo narrativo che coinvolge ma non regala nulla di particolarmente memorabile in termini di colpi di scena. Come nel capitolo uno, è più interessante la messa in scena del contenuto, un elemento che era in realtà ravvisabile anche nella stessa serie a fumetti. I Manetti Bros. amplificano la componente romantica, rendono ancora più riconoscibile Milano, scelta come ideale rappresentazione di Clerville, e giocano con i continui cambi di prospettiva senza curarsi troppo dell’effetto sorpresa (che risulta un pochino telefonato). La principale novità è nell’idea produttiva: i titoli di testa con la canzone di Diodato rimandano inequivocabilmente ai film della saga di James Bond, quasi come se i due fratelli volessero ricreare un franchise di quel genere in salsa più artigianale e noir.

Diodato, Giacomo Gianniotti e i Manetti Bros.
Diodato, Giacomo Gianniotti e i Manetti Bros. presentano Diabolik – Ginko all’attacco! (Credits: MadMass.it)

Nel complesso, Diabolik – Ginko all’attacco! è un secondo capitolo che non aggiunge né toglie nulla a quanto è già stato detto ma si mantiene in continuità con una filosofia che si può ritenere apprezzabile. Al cinema italiano mancano i film di genere e la scelta di proporne addirittura un franchise non può che essere sostenuta. La passione dei Manetti Bros. è più ravvisabile nella ricerca estetica ma questo non toglie nulla a uno sviluppo narrativo che incontrerà il gusto anche dei fan del fumetto. Giacomo Gianniotti non è un Diabolik indimenticabile ma non fa rimpiangere più di tanto Luca Marinelli, fuori ruolo e non del tutto a suo agio in quei panni. Valerio Mastandrea e Miriam Leone si confermano, anche in questo secondo capitolo, in parte e motori trainanti del film.

Se i registi non hanno fatto quel salto di qualità legato all’attualizzazione delle tematiche di un personaggio così fuori dal tempo, non si può però loro rimproverare di aver restituito in maniera filologica lo spirito di un fumetto che avrebbe potuto implodere in un contesto produttivo che cerca spesso la via della ruffianeria. Sotto questo punto di vista, i Manetti Bros. si sono dimostrati duri e puri, fedeli alla loro fanbase. Non ci resta che aspettare la chiusura del cerchio.

Sintesi

Secondo capitolo della trilogia dedicata al Re del Terrore, Diabolik - Ginko all'attacco! mantiene lo spirito e l’atmosfera del primo episodio accentuando la componente romantica. Ai Manetti Bros. non interessa tanto la narrativa quanto la messa in scena, ancora una volta molto fedele alle sfumature del fumetto. A vincere è l’idea produttiva: un franchise che vuole essere una versione più artigianale e noir della saga di James Bond.

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