Diabolik chi sei?

Diabolik chi sei recensione film dei Manetti Bros. con Miriam Leone e Valerio Mastandrea [RoFF18]

I Manetti Bros. continuano a seguire il cammino della disarmonia cinematografica, senza preoccuparsi delle conseguenze che la loro opera manifesta sullo schermo: Diabolik chi sei?, la recensione in anteprima dalla Festa del Cinema di Roma

Diabolik chi sei? recensione film dei Manetti Bros. con Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Monica Bellucci 

E siamo a tre… ora la tripletta di delusioni proveniente dai Manetti Bros. è completa.

Sono parole forti, è vero, ma difficilmente potremmo dire altrimenti per descrivere l’ennesima altalena visiva a cui abbiamo assistito.

Le potenzialità permangono, come gli sprazzi di armonia che emergono sporadici, ma sono proprio quei momenti a far risaltare ulteriormente quelle che sono le scelte a dir poco opinabili che i due fratelli registi hanno nuovamente confermato in Diabolik chi sei?.

Cambiano gli interpreti, le trame, i fumetti di riferimento e i punti di vista all’interno della vicenda, ma quella costante sensazione restituita dal primo e dal secondo capitolo non accenna ad abbandonarci.

Valerio Mastandrea e Giacomo Gianniotti in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)
Valerio Mastandrea e Giacomo Gianniotti in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)

Tra tutti, vi sono due evidenti problemi nella pellicola, che ne disinnescano brutalmente gli esiti filmici.

La prima prepotente perplessità deriva dalla messa in scena, che pare essere concepita pensando maggiormente al rispetto dello stile fumettistico, che alla natura cinematografica che ci si aspetta da un testo audiovisivo. Non è un caso, difatti, che gran parte delle scene del film non soffrano di una mancanza di gusto, tutt’altro, ma piuttosto di una certa meccanicità visiva.

Il secondo problema risiede, proprio come nei precedenti capitoli, in una tragica mancanza di contatto emotivo con i personaggi rappresentati. Questi vengono costantemente portati su schermo mediante un registro interpretativo quantomeno discutibile, che rischia sovente di restituire un senso di artificiosità, inevitabilmente corrosivo per la partecipazione emotiva alla vicenda. Non si tratta di overacting, ma, se possibile, del contrario.

Miriam Leone e Monica Bellucci in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)
Miriam Leone e Monica Bellucci in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)

Nella gran parte dei casi, gli attori sembrano davvero aver donato le proprie espressioni facciali ad un’intelligenza artificiale. I Manetti potrebbero aver involontariamente bruciato le tappe, giungendo per primi a quel momento storico in cui la tecnologia sostituirà gli attori. A prescindere dall’ironia, ci dispiace davvero assistere ad un Valerio Mastandrea in versione assistente vocale, di quelli scadenti peraltro.

Non è affatto un caso che, nel momento in cui un singolo interprete riesce eroicamente ad emanciparsi da questo registro, il film – al netto di una scrittura dei dialoghi comunque poco credibile – guadagna immediatamente una dimensione diversa, illuminandosi per alcuni preziosi istanti. Ci riferiamo all’interpretazione di Mario Sgueglia, che avevamo avuto già il piacere di osservare in Il campione e in Era ora.

Valerio Mastandrea e Giacomo Giorgio in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)
Valerio Mastandrea e Giacomo Giorgio in Diabolik chi sei? dei Manetti bros (Credits: Nicole Manetti)

Da metà pellicola in poi la trama inizia finalmente a fare il suo lavoro, svelando le affascinanti origini dello spietato ladro attraverso un espediente tutt’altro che spiacevole.

L’entusiasmo tuttavia, come da copione, viene poi brutalmente smorzato da uno stile coreografico imbarazzante, che ricorda prepotentemente le scelte infelici che accompagnano questa saga da ben tre capitoli.

Insomma, se da un punto di vista squisitamente editoriale si è nuovamente preferito non rischiare affatto, evitando di rendere contemporaneo questo universo narrativo, siamo costretti a constatare che, anche ricalcando pedissequamente il mondo costruito dalle sorelle Giussani, i fratelli Manetti non hanno raggiunto neanche lontanamente quel sentiero che avrebbe potuto portare al nutrimento del genere “cinecomic” nel Belpaese.

Sintesi

I Manetti Bros. sembrano proseguire sul sentiero della disarmonia filmica, noncuranti delle conseguenze che la propria opera manifesta sullo schermo. Diabolik chi sei? ha gli stessi problemi dei capitoli precedenti, con alcuni timidi fasci di luce, che ci ricordano nuovamente l'occasione clamorosamente sciupata.

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