The Falcon and The Winter Soldier

The Falcon and the Winter Soldier recensione serie TV Marvel [Disney+]

The Falcon and the Winter Soldier si è concluso: chi è il nuovo Captain America? E la serie sarà stata all'altezza delle aspettative? La recensione

The Falcon and the Winter Soldier recensione serie TV Marvel creata da Malcolm Spellman e diretta da Kari Skogland con Anthony Mackie, Sebastian Stan, Daniel Brühl, Emily VanCamp, Wyatt Russell e Erin Kellyman

The Falcon and the Winter Soldier giunge alla sua ultima battuta. Dove ci avrà condotto il lungo viaggio di Sam Wilson/Falcon  e Bucky Barnes/Winter Soldier?

Dopo il primo episodio, in cui John Walker (Wyatt Russell) assume le vesti di Captain America, Sam (Anthony Mackie) e Bucky (Sebastian Stan) uniscono le forze per indagare sulle azioni dei Flag-Smashers, gruppo di ribelli guidato da Karli Morgenthau (Erin Kellyman) che si muovono con l’obiettivo di creare ‘Un mondo, un popolo’. I ribelli hanno acquisito, illegalmente, il siero dei super-soldati, sottratti da Karli a Power Broker, misteriosa figura che controlla la malavita di Madripoor, capitale del crimine organizzato. Per infiltrarsi lì, è necessario l’intervento del Barone Zemo (Daniel Brühl), machiavellico villain rinchiuso in una prigione di massima sicurezza, dopo aver orchestrato gli eventi avvenuti in Captain America – Civil War. Tutte queste linee narrative convergeranno nel corso degli ultimi due episodi, portando a uno scontro finale adrenalinico e a un confronto tra personaggi portatori di ideologie e valori molto diversi.

The Falcon and the Winter Soldier: eredità e privilegi

La serie Marvel si era aperta con questo importante quesito: chi è degno di imbracciare lo scudo di Captain America? Steve Rogers aveva scelto Sam, non tenendo conto che lo scudo, oltre a essere una preziosa eredità, rappresentava anche il privilegio bianco e che Sam, come uomo nero, non poteva riconoscersi totalmente in quel simbolo. Prima di poterlo acquisire, Sam doveva essere consapevole dei lati oscuri dello scudo, incarnati nella parentesi e storia di Isaiah Bradley (Carl Lumbly).

Isaiah è stato il primo Captain America nero e aveva servito l’America, combattendo durante la II Guerra Mondiale, dopo la scomparsa di Steve Rogers. Insieme ad altri commilitoni, anche a lui era stato somministrato il siero ed era stato l’unico a sopravvivere e a poter combattere. Tuttavia, una volta concluso il suo dovere, il Governo non solo non gli aveva riconosciuto alcun merito, ma lo aveva rinchiuso in una prigione e lasciato lì per oltre tre decenni. Assumere il ruolo di Captain America, per Isaiah, equivale a infangare la memoria di uomini e donne nere che nel corso degli anni hanno versato il loro sangue per un Paese che ancora non li accetta, li perseguita e, appena può, li annienta.

Anthony Mackie
Anthony Mackie (Credits: Marvel/Disney+)
Anthony Mackie e Sebastian Stan
Anthony Mackie e Sebastian Stan (Credits: Marvel/Disney+)

The Falcon and the Winter Soldier rivela, attraverso Sam e Isaiah, tutta la sua anima politica e sociale, presentandosi come un prodotto estremamente innovativo, se pensiamo al canone classico Marvel. Per la prima volta si guarda in faccia il privilegio bianco e le sue conseguenze per una minoranza discriminata. Quando Sam accetterà lo scudo, lo farà sapendo che ciò che lo aspetta non solo non è un compito facile, ma lo espone alle critiche della sua stessa comunità. Lo dice chiaramente, in uno dei dialoghi più intensi e potenti dell’intera serie, contenuto nell’ultimo episodio:

Sono un uomo nero che ha uno scudo a stelle e strisce. Quando prendo in mano questo scudo milioni di persone, in questo Paese mi odiano, lo so per certo. Anche ora, qui, lo percepisco negli sguardi, nei giudizi e non posso cambiare le cose. Eppure, eccomi qui. Senza super siero, non sono biondo, non ho gli occhi azzurri, l’unico potere che possiedo è credere sempre che si possa fare di meglio.
(Anthony Mackie in The Falcon and the Winter soldier)

Ma non solo: Sam prosegue richiamando l’attenzione sulla responsabilità che i governi di tutto il mondo hanno nei confronti delle persone. Il progetto dei Flag-Smashers avrebbe dovuto portare all’abbattimento di ogni forma di nazionalismo e al sovvertimento di un sistema capitalistico che sfrutta e divide.
Quel progetto è fallito, ma gli ideali che lo muovevano sono raccolti da Sam e usati per ricordarci che, quando bisogna prendere delle decisioni importanti, bisogna che chi ha il potere ascolti coloro che non hanno privilegi, coloro che lasciamo ai margini della società. Sono loro che devono essere ascoltati. E, in tal senso, la decisione di riportare alla luce tutta la storia di Isaiah e dedicargli un’ala nel museo di Captain America assume ancora più importanza: nessun sacrificio sarà più dimenticato.

Con quest’ultimo episodio, il percorso eroico di Sam arriva a compimento: ora, è pronto a imbracciare lo scudo di Captain America, consapevole che la sua esperienza di uomo nero, di veterano e di Falcon sono tutte parte integrante della sua nuova identità.

The Falcon and the Winter Soldier recensione serie TV Marvel
Sebastian Stan (Credits: Marvel/Disney+)

Bucky Barnes: la rinascita e il perdono

Il percorso evolutivo di Bucky è stato, probabilmente, uno dei più emozionanti dell’intero MCU, paragonabile solo a quello altrettanto commovente e potente di Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen). Con Bucky, la serie ha affrontato un tema molto difficile e delicato: la salute mentale. Non dimentichiamo che prima di essere lo spietato assassino dell’Hydra, Bucky è anche e soprattutto una vittima lui stesso, assoggettato al controllo mentale del protocollo Soldato d’Inverno e privo di una reale capacità agente. Nel primo episodio lo osserviamo mentre ancora, con fatica, si abitua al mondo moderno, ai suoi ritmi veloci e tenta di fare ammenda per gli errori commessi, frequentando una terapia psicologica con la dottoressa Raynolds (Amy Aquino).

Nonostante sia protagonista di momenti emozionanti, come l’inizio del quarto episodio, merito anche dell’incredibile interpretazione di Sebastian Stan, ciò che colpisce è anche la presa di coscienza di Bucky di non aver mai davvero compreso che cosa volesse dire, per Sam, diventare il nuovo Cap. Questa sua ammissione e la conseguente decisione di lasciare a lui la parola e il campo d’azione, lo rendono ancora più prezioso agli occhi dello spettatore. Mostrano, infatti, l’incredibile sensibilità di un personaggio sfaccettato e tormentato, il quale, infine, riesce a fare ammenda per i peccati che ha commesso. Sebbene, abbiano sottolineato molti, il suo percorso si sia concluso in maniera rapida e non abbia avuto il giusto approfondimento.

Wyatt Russell, il Captain America governativo
Wyatt Russell, il Captain America governativo (Credits: Marvel/Disney+)
The Falcon and the Winter Soldier recensione serie TV Marvel
Wyatt Russell, il Captain America governativo (Credits: Marvel/Disney+)

John Walker: il mostro di Frankenstein

John Walker rappresenta, in tutto e per tutto, l’eroe del sistema: privilegiato, bianco, biondo e occhi azzurri, incarna alla perfezione ciò che il Governo desidera sia Captain America. Come Steve Rogers, anche Walker è stato nell’esercito, ha vissuto gli orrori della guerra, insieme al suo inseparabile migliore amico e sidekick, Lemar Hoskins/Battlestar (Clé Bennett). Ed è proprio la morte di Lemar – indegnamente usato come il black friend trope – che scatena la follia di John e lo spinge a uccidere in preda all’ira uno dei Flag-Smashers. La scena avviene in una piazza pubblica ed è ripresa dalla folla riunita lì, mentre allo spettatore non resta che osservare sgomento lo scudo di Cap imbrattato di sangue.

Walker si dimostra indegno di avere lo scudo e viene spogliato di ogni grado, ma su di lui pesano anche i traumi psicologici della guerra e la forte pressione a cui è stato sottoposto dal momento in cui ha ricevuto il titolo di Captain America. Quando sarà giudicato davanti alla Corte statunitense, composta dai suoi superiori, John dirà: “Siete voi che mi avete creato, è colpa vostra se sono così“. John Walker è un insieme di parti, mal assortite, che con il siero del supersoldato sono diventate ancora più ingestibili. Un mostro di Frankenstein pieno di risentimento e che accusa il suo creatore per la sua mostruosità.

La sua parabola, fino a questo momento interessante, si arresta, tuttavia, nell’ultimo episodio, perché – complice il suo futuro ruolo di U.S. Agent – viene colto dai rimorsi per le sue azioni e salva degli ostaggi. Da lì, il perdono e il reclutamento da parte della Contessa Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), misteriosa figura legata all’Hydra. Un finale poco soddisfacente per John Walker, soprattutto se lo mettiamo a paragone con la fine di Karli Morgenthau.

Erin Kellyman
Erin Kellyman (Credits: Marvel/Disney+)

Karli Morghentau: l’eroina spezzata

Dei pochi personaggi femminile della serie, Karli Morgenthau è sicuramente quella delineata meglio: nel corso della serie di lei conosciamo piccoli frammenti del suo passato, dei suoi sogni e di come è diventata la leader dei Flag-Smashers. Karli desiderava diventare un’insegnante, aveva una famiglia e una vita normale. Poi il Blip di Thanos ha spazzato via ogni cosa e Karli si è ritrovata orfana in un mondo che non le riconosceva più alcun diritto. Osservando la sofferenza di coloro intorno a lei, la ragazza decise che lo status quo andava cambiato, era necessario dare un nuovo ordinamento al mondo, distruggere tutti i confini nazionali, per essere un mondo, un popolo. Nascevano, così, i Flag-Smashers. E nessuno meglio di Karli poteva guidarli, perché aveva conosciuto in prima persona cosa significasse essere senza speranza e le sue idee attiravano consensi da tutto il mondo.

Ma di fronte a un’ideologia così radicale, un sistema capitalistico e suprematista non poteva non reagire e così Karli, che aveva tutte le carte in regola per diventare un’eroina, diviene, invece, una villainess. La sua discesa inizia con il terzo episodio, quando fa esplodere un edificio, perché “questo è l’unico linguaggio che capiscono“, riferendosi alle truppe armate del GRC. E, ancora, la sua involuzione arriva alle battute finali con il rapimento e il tentato omicidio di persone innocenti, con quella che sembra un’autentica follia. Perché, dopotutto, questo è il sistema preferito del patriarcato per silenziare le donne che dicono la verità: bisogna metterle a tacere, imponendo su di loro lo stigma della pazzia. E, infine, l’unico modo per redimerla è farla morire, per mano di Sharon Carter (Emily VanCamp) – rivelatasi Power Broker, confermando molte teorie che circolavano sul web. Nell’immagine di Sam che trasporta il corpo senza vita di Karli non si può non ravvisare Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone per poter vincere la guerra di Troia. Colei che aveva il potenziale dell’eroina è diventata una vittima sacrificale, affinché il GRC si assumesse le responsabilità delle sue azioni. Un’involuzione amara e che poteva essere evitata.

The Falcon and the Winter Soldier: è un sì?

Al netto di alcuni problemi di minutaggio e di scrittura, The Falcon and the Winter Soldier si conferma una scommessa vinta, con il pregio di aver trattato, in maniera per nulla banale, tematiche importanti. Se a questo aggiungiamo scene d’azione degne della sala cinematografica, merito dell’eccellente regia di Kari Skogland, decisamente anche questa volta la Marvel può contare su un altro successo.

Il poster del nuovo Captain America
Il poster del nuovo Captain America (Credits: Marvel/Disney+)

Sintesi

The Falcon and The Winter Soldier è la serie più politica del MCU, con il merito di trattare tematiche importanti e regalarci il percorso eroico di due comprimari molto amati e che ora hanno l'attenzione che meritano. Nonostante qualche difetto di scrittura e minutaggio, la serie decolla grazie anche alla regia di Kari Skogland che ci regala scene d'azione di grande effetto e un nuovo Captain America.

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