Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale recensione film di Edward Berger con Daniel Brühl [Netflix]

Adattamento convincente e ben diretto dell'omonimo romanzo di Remarque. Paul, un giovane soldato, viene catapultato nelle terribile trincee del primo conflitto mondiale. La recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale recensione film di Edward Berger con Daniel Brühl, Albrecht Schuch, Felix Kammerer, Aaron Hilmer, Moritz Klaus, Devid Striesow e Thibault de Montalembert

Tra i protagonisti dei prossimi premi Oscar con ben nove nomination (tra cui miglior film in lingua straniera e miglior film) c’è Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger, attualmente disponibile in streaming su Netflix. Basato sul romanzo di guerra di Erich Maria Remarque, l’opera è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, più precisamente durante gli ultimi mesi del conflitto. I più sanguinosi.

Primavera del 1917. Paul (Felix Kammerer) è un giovane tedesco che si arruola volontariamente nell’esercito imperiale. È entusiasta, ingenuo, imbevuto di ideali abilmente inculcatigli dai suoi professori. Perché la propaganda afferma che il conflitto si risolverà favorevolmente; le potenze degli Imperi Centrali conquisteranno presto Parigi, imponendosi in poco tempo con la forza. Ma la realtà è decisamente un’altra; assegnato al durissimo “fronte occidentale”, il giovane protagonista del film si ritroverà a combattere una logorante guerra di trincea, mentre poco distante, nel bosco francese di Compiègne, un manipolo di diplomatici inizierà a trattare un difficile armistizio.

Felix Kammerer
Felix Kammerer (Credits: Netflix)

La Prima Guerra Mondiale e il cinema

Sono molte le pellicole che raccontano il dramma della Prima Guerra Mondiale. Basti pensare al nostrano La grande guerra, con i leggendari Alberto Sordi e Vittorio Gassman, o ad Orizzonti di gloria, uno dei primissimi capolavori di Stanley Kubrick. Certo, la Seconda Guerra Mondiale, poiché più recente e maggiormente impressa nella memoria, è stata portata al cinema più volte. Eppure, soprattutto recentemente e a distanza di più di cent’anni, il primo conflitto mondiale è tornato “alla ribalta” con titoli spesso piuttosto interessanti. Tra questi, è impossibile non citare il tecnicamente grandioso 1917 di Sam Mendes, e, appunto, Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Il cinema ha già strizzato l’occhio al romanzo di Remarque; nel 1930, nei primissimi anni del sonoro, Lewis Milestone diresse il coraggioso All’ovest niente di nuovo, titolo diventato col passare dei decenni vero e proprio cult, nonché una sorta di manifesto antimilitarista. La trama è pressappoco la stessa: incoraggiati da un professore di un liceo, un gruppo di giovani tedeschi si arruola nell’esercito del Kaiserreichsheer. L’entusiasmo di questi neo commilitoni però scema man mano che la guerra diventa “un inferno di trincea”, prosegue a tremendi colpi di artiglieria e attese sempre più estenuanti. Perché la guerra consuma non soltanto i corpi, ma anche le menti.

Daniel Brühl
Daniel Brühl (Credits: Netflix)

La maledizione dei salvati

Pertanto, in Niente di nuovo sul fronte occidentale la scelta di insistere sulla psicologia dei personaggi si rivela sin da subito vincente. Quando l’eccitazione di Paul si scontra con la rassegnazione di Stanislaus (Albrecht Schuch) la trama accelera e appassiona in modo convincente. La nuova generazione, gagliarda e furente, incontra quella vecchia, provata da anni di inutili scontri, trasformandosi. Diventa confusa, inquieta, spaventata. Dopo il terrore c’è la disillusione privata di qualsiasi sdegno. La banalità del male sommerge ancora di più i sommersi, sopravvivendo negli animi spenti dei salvati.

Anche la sceneggiatura rappresenta un punto di forza. I dialoghi, anche se spesso ridotti all’osso, riprendono efficacemente gli stati d’animo dei personaggi, i quali, pur non essendo granché sfaccettati, risultano credibili in qualsiasi momento. In più, accostare le vite ed il destino dei soldati alla Grande Storia e ai tentativi dei diplomatici di mettere fine alla mattanza, colpisce e alimenta riflessioni di varia natura. Perché attendere così tanto per l’armistizio? E perché combattere fino allo sfinimento quando in realtà tutto si decide lontano dai campi di battaglia, nel lusso sfrenato di un vagone di un treno?

La sceneggiatura di Berger, Lesley Paterson e Ian Stokell, giustamente candidata agli Oscar, impreziosisce con intelligenza un prodotto partito un po’ in sordina, ma che col tempo è riuscito a convincere sia critica che pubblico. I meriti sono molteplici e devono essere distribuiti su più tavoli: dalle interpretazioni, soprattutto quella di Kammerer – abilissimo ad esprimere le disillusioni della lost generation – alla regia incalzante di Berger, che, pur non osando particolarmente, riesce a tenere incollato allo schermo lo spettatore, trovando in più di un’occasione trovate visive di grande impatto.

Niente di nuovo sul fronte occidentale recensione film di Edward Berger
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger candidato ad 11 premi Oscar (Credits: Netflix)
Niente di nuovo sul fronte occidentale recensione film di Edward Berger
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger con Daniel Brühl, Albrecht Schuch e Felix Kammerer (Credits: Netflix)

La voce universale dei vinti

Niente di nuovo sul fronte occidentale si rivela dunque un ottimo lavoro di regia e di messa in scena, forte tra l’altro di una colonna sonora – firmata da Volker Bertelmann – capace di coinvolgere soprattutto nelle scene in cui i personaggi non combattono, ma attendono rassegnati un destino ineluttabile. Colpiscono inoltre le scenografie riprodotte da Christian M. Goldbeck ed Ernestine Hipper, che ricreano fedelmente la ricchezza ostentata dei diplomatici contrapposta alla miseria ammorbante dei soldati.

Si può dire che l’opera di Edward Berger meriti appieno l’attenzione che ha avuto e che avrà ancora di più a ridosso della notte degli Academy Awards. Il cinema tedesco, da sempre abbastanza sottovalutato nel panorama cinematografico internazionale, riesce a far parlare di sé con un titolo assai significativo; un nuovo manifesto antibellico dove la voce dei vinti risuona convintamente e senza inutili pietismi.

Sintesi

Regia incalzante dalle soluzioni visive di grande impatto, sceneggiatura vincente che insiste sulla psicologia e sugli stati d'animo dei personaggi sommersi dalla disillusione e dalla banalità del male, colonna sonora memorabile e scenografie curatissime: il cinema tedesco con Edward Berger firma un nuovo manifesto antibellico candidato a nove premi Oscar, dove la voce dei vinti risuona convintamente e senza inutili pietismi.

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