Everything Everywhere All at Once

Everything Everywhere All at Once recensione film di Daniel Kwan e Daniel Scheinert con Michelle Yeoh e Ke Huy Quan

Everything Everywhere All at Once recensione film di Daniel Kwan e Daniel Scheinert con Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan, James Hong, Jamie Lee Curtis e Jenny Slate

Presentato al South by Southwest a marzo 2022 e vincitore di sette premi Oscar nella sua annata trionfale, Everything Everywhere All at Once è stato decisamente uno dei casi cinematografici dell’anno, capace di imporsi rapidamente, oltreoceano, come il miglior incasso di sempre della storia della A24, la società di distribuzione e produzione made in USA che sta dietro a gran parte dei film candidati all’Oscar degli ultimi anni.

Diretto dai “Daniels“, Daniel Kwan e Daniel Scheinert, il duo di registi già noto per Swiss Army Man con Daniel Radcliffe, Everything Everywhere All at Once colpisce sin dai titoli di testa per la presenza, in veste di produttori, dei fratelli Anthony e Joe Russo, i registi degli ultimi due Avengers, fatto tanto più insolito se si pensa che il film è opera di una società indie come la A24. In realtà, Everything Everywhere All at Once vuole essere al tempo stesso un atto d’amore e di decostruzione nei confronti di tutto il mondo dei cinecomics e dintorni, e, nello specifico, verso il concetto stesso di multiverso, uno dei topoi più ricorrenti dei film di supereroi e di fantascienza in generale.

Everything Everywhere All at Once recensione film
Everything Everywhere All at Once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert con Michelle Yeoh, Ke Huy Quan, James Hong e Jamie Lee Curtis (Credits: I Wonder Pictures/A24)
Michelle Yeoh e Li Jing
Michelle Yeoh e Li Jing (Credits: I Wonder Pictures/A24)

La trama di Everything Everywhere All at Once riprende i cliché di questi film, con una notevole dose di autoironia e un forte gusto per il paradosso e l’esagerazione visiva. La protagonista Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è una donna americana di origini cinesi alle prese con un pesante accertamento fiscale sulla lavanderia che gestisce insieme al marito, Waymond (Ke Huy Quan); ma anche la sua famiglia è a pezzi, tra il marito Waymond che ha fatto richiesta di divorzio, e la loro figlia Joy (Stephanie Hsu) che ha fatto coming out come lesbica.

Improvvisamente, e poco prima di un incontro con la temuta funzionaria fiscale Deirdre Beaubeirdre (nientemeno che Jamie Lee Curtis), Evelyn viene a conoscenza dell’esistenza di numerosi universi paralleli, e del fatto che solo lei può impedirne la distruzione. Segue una quantità spropositata di scontri, inseguimenti, rivelazioni, metamorfosi, resurrezioni, in un continuo scambio di personalità e skills tra le varianti degli stessi personaggi disseminate in universi differenti, mentre a poco a poco si chiarisce che la vera minaccia per l’esistenza dei multiversi è rappresentata proprio da una variante di Joy, la figlia di Evelyn.

Jamie Lee Curtis e Michelle Yeoh
Jamie Lee Curtis e Michelle Yeoh (Credits: I Wonder Pictures/A24)
Ke Huy Quan
Ke Huy Quan (Credits: I Wonder Pictures/A24)

La grecista francese Florence Dupont, nel suo celebre saggio Omero e Dallas, argomentava che un determinato medium o genere narrativo giunge alla sua maturità proprio quando, in esso, affiorano elementi metanarrativi – una particolarità, questa, che Omero ebbe sin dal primo verso del primo poema. Da questo punto di vista, Everything Everywhere All at Once dei Daniels arriva con un perfetto timing, nel momento stesso in cui, da un lato la Marvel con Doctor Strange in the Multiverse of Madness e dintorni, dall’altro la DC con una serie di film e serie incluso l’atteso The Flash, tutte e due le maggiori saghe supereroistiche stanno introducendo nella loro storyline collettiva il perenne ricorso all’idea di multiverso, per ampliare l’entità delle minacce rappresentate dai villain, e anche per inserire omaggi e citazioni ad amati franchise del passato, come il caso dell’ultimo Spider-Man. Omaggi e citazioni da cui non va esente neanche Everything Everywhere All at Once, che fa continue strizzate d’occhio al pubblico citando ora 2001: Odissea nello Spazio ora Matrix, ora Ratatouille ora Kill Bill, con una tendenza metadiscorsiva che a poco a poco si trasforma in un omaggio alla cultura pop nel suo complesso.

“Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”, diceva il Doctor Strange nel suo ultimo standalone. Everything Everywhere All at Once porta questa frase, già iconica, alle sue conseguenze più paradossali, con un fare ultracitazionistico e meta che arriva a mostrare il reparto degli effetti visivi al lavoro su una inquadratura in green screen del film in una delle sequenze di passaggio tra universi paralleli. Commistione più unica che rara di indie e di pop, accompagnato dalle musiche di una band non scontata come i Son Lux.

Sintesi

Commistione più unica che rara di indie e di pop, Everything Everywhere All at Once porta il multiverso alle sue conseguenze più paradossali, con un fare ultracitazionistico e metadiscorsivo che a poco a poco si trasforma in un omaggio alla cultura pop nel suo complesso attraverso un autentico atto d'amore e di decostruzione.

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