Strange Way of Life

Strange Way of Life recensione film di Pedro Almodóvar con Pedro Pascal e Ethan Hawke [Cannes 76]

Strange Way of Life recensione film di Pedro Almodóvar con Pedro Pascal, Ethan Hawke, Manu Ríos, José Condessa, Jason Fernández, Erenice Lohan, Sara Sálamo e Pedro Casablanc

Strange Way of Life: il western in drag di Pedro Almodóvar

L’unico vero limite di Strange Way of Life è che non cerca mai di essere un film vero e proprio. Forse il suo creatore ha lanciato il sasso nello stagno nella speranza che poi il lungometraggio arrivi, forse questo corto di mezz’ora serve solo ad Almodóvar a rimediare a uno dei grandi rimpianti della sua vita professionale: quello di essersi lasciato sfuggire l’occasione di girare I segreti di Brokeback Mountain.

Deve bruciare un po’ al regista spagnolo di essersi fatto soffiare la chance di girare il film sui queer cowboy per antonomasia. Lo stimolo principale per lui è appunto l’irritazione di fronte a titoli western dal sapore hollywoodiano tutti allusioni e niente sostanza, da Ang Lee a Jane Campion con Il potere del cane. Il verdetto, lapidario, di Almodóvar in merito? “È come al solito, non scopano”.

Quindi, perdonate la volgarità, arriviamo al sodo: i due attempati cowboy di Almodóvar scopano? Sì, ma a ben vedere anche lui lascia che uno sfumato nero dia a Pedro Pascal e Ethan Hawke la privacy necessaria per farlo e per ironizzare a riguardo il mattino dopo (”E tu avresti la schiena a pezzi?” ironizza Hawke rifacendo il letto insieme a Pascal).

Ethan Hawke e Pedro Pascal
Ethan Hawke e Pedro Pascal (Credits: Sony Picture/Saint Laurent)
Pedro Pascal e Ethan Hawke
Pedro Pascal e Ethan Hawke (Credits: Sony Picture/Saint Laurent)

Guardando Strange Way of Life non si può che essere irritati anche noi, perché se in trenta minuti il regista di La pelle che abito mette su un racconto di frontiera davvero efficace e intricato, quindi figurarsi cosa avrebbe potuto fare vent’anni fa, quando carezzò l’idea di un debutto in lingua inglese. C’è comunque da gioire di fronte a questo corto che realizza innanzitutto l’idea di farci vedere la legge del desiderio in terra americana, anche se poi il film è girato nella controparte spagnola perfetta per gli scenari cinematografici da pistoleri, la città di Almeria.

Sotto cieli sconfinati, tra paesaggi color sabbia e rocciosi, si compie il destino dei due pistoleri protagonisti, Jake e Silva. Il primo è lo sceriffo di Bitter Creek, alle prese con l’omicidio di una donna che ha per sospettato un uomo con una zoppia alla gamba sinistra. Il secondo è un mandriano che venticinque anni prima lavorò al suo fianco come pistolero alla giornata e che ha un figlio che corrisponde alla descrizione del sospettato.

Un Pascal languidissimo ed emotivamente inarrestabile arriva in città e incontra Jake, venticinque anni dopo la fine di una storia diversa, ma la cui passione è rimasta nell’aria. I due si sono amati in Messico, in due mesi di noches orgiásticas che hanno lasciato il segno su entrambi. Una proposta di vita comune è arrivata, ma qualcosa è andato storto.

Soprattutto a Jake servono il vino e l’ebbrezza per lasciarsi andare al desiderio, che dopo venticinque anni è ancora lì, innegabilmente. La scena però è affollata da dubbi e sospetti da ambo parti sulle reali intenzioni dell’ex amante che avrebbe potuto essere qualcosa di più, e potrebbe ancora esserlo.

Ethan Hawke e Pedro Pascal
Ethan Hawke e Pedro Pascal (Credits: Sony Picture/Saint Laurent)
Strange Way of Life recensione film di Pedro Almodóvar con Pedro Pascal e Ethan Hawke
Strange Way of Life di Pedro Almodóvar con Pedro Pascal e Ethan Hawke (Credits: Sony Picture/Saint Laurent)

C’è un aspetto positivo nell’esaudirsi ritardato di questo desiderio di Almodóvar. Oggi questo grande sceneggiatore ha una comprensione dell’amore mescolata alla consapevolezza personale di ciò che cambia e e s’indurisce o si sfuma nella vecchiaia. Non è per mancanza di provocazione che non si vede poi troppo in Strange Way of Life, ma perché a 73 anni Almodóvar può possedere con ardore gli stilemi del genere western, mettendoli al servizio delle sue ossessioni di sempre (e non viceversa).

Nel cinema di oggi di Almodóvar la malinconia e la memoria giocano un ruolo centrale: da Madres Paralelas a Dolor y Gloria, i nuovi protagonisti almodovariani si ritrovano a fare i conti col passato e a tracciare un bilancio nel presente, cercando di non vivere preda dei loro fantasmi.

Nel mangiare uno spezzettino assieme, nel rifare il letto il mattino dopo e nell’osservarsi di sottecchi invecchiati, tentando di capire cosa è rimasto e cosa no dei vecchi sentimenti, Jake e Silva riprendono idealmente il tenero incontro tra il protagonista di Dolor y Gloria e il suo vecchio amante di un tempo. Rispetto a inizio millennio, chi ha scritto queste due scene è un uomo che ha superato momenti personali difficili e finalmente riesce a pensare a un amore scritto nel destino senza un finale carnale ma tragico.

Il resto è tutto lì: un pugno di dialoghi che sostituiscono i dollari a un’intricata rete di amori e gelosie, stalli alla messicana in cui l’amante e il padre si combattono dietro agli occhi di Pedro Pascal, un Ethan Hawke sempre imbattibile quando c’è di mezzo un personaggio tormentato da un enigma di natura morale.

Sintesi

Più Hitchcock che Sergio Leone, più Ang Lee che Jane Champion: con i soldi e i costumi della maison Saint Laurent Pedro Almodóvar si misura con un genere sulla carta lontanissimo dal suo standard, e riesce a possederlo con grande maestria.

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