Rocketman recensione: Elton John, la persona dietro al personaggio
Mancano ormai soltanto pochi giorni all’uscita nelle sale italiane di Rocketman, film incentrato sulla figura di Elton John, di cui si è parlato in lungo e in largo già nelle scorse settimane sull’ondata di successo ottenuto al cinema da Bohemian Rhapsody.
Rocketman, nel film il genio e le fragilità di Elton John
Effettivamente, il film campione d’incassi dedicato a Freddie Mercury è uscito nelle sale soltanto lo scorso autunno e tutti ben sappiamo quanti riconoscimenti ha saputo raccogliere in giro per il mondo. Ancora prima è invece arrivato al cinema A Star is Born, opera non biografica ma ugualmente incentrata sul mondo della musica. Queste tre uscite ravvicinate non fanno che testimoniare la crescente considerazione che il grande pubblico riserva per questo genere di opere ma nel caso di Rocketman bisogna riconoscere una netta differenza rispetto ai suoi predecessori: il film su Elton John, più che un semplice biopic, rappresenta un vero e proprio musical, con tanto di dialoghi sostituiti dalle canzoni, in stile La La Land, giusto per citare un altro successo recente.
Bohemian Rhapsody, dal canto suo, ha saputo anche essere più “ruffiano” e trasversale, capace cioè di farsi apprezzare da gente di ogni età o gusto cinematografico. Fare il paragone tra Rocketman e Bohemian Rhapsody risulta comunque inevitabile. Per quanto siano molto diverse tra loro, le icone di Elton John e Freddie Mercury presentano numerosi punti in comune: innanzitutto, entrambi hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella musica britannica e più in generale nell’universo musicale degli anni ’70 e ’80; poi, tutti e due hanno dovuto fare i conti con un rapporto conflittuale con se stessi e con i propri i genitori, con una costante ricerca di considerazione e di affetto e quindi con un disagio che li ha condotti sulla tristemente affollata strada delle dipendenze.
Il film diretto da Dexter Fletcher ci fa conoscere gli aspetti più intimi del Baronetto, a cominciare dalla sua infanzia e quindi dal tumultuoso legame con sua madre, figura imperturbabile interpretata al meglio da Bryce Dallas Howard, e con suo padre che equivale invece ad un uomo pressoché glaciale e anaffettivo. Soltanto la nonna (Gemma Jones) riesce a donare al piccolo Reggie una vera e propria considerazione ed un sostegno per quelli che rappresentano i suoi sogni nel cassetto. Una famiglia, se così possiamo definirla, i cui singoli elementi lasciano trapelare un disperato bisogno di amore ma che alla fine arrivano ad annullare qualsiasi forma di dialogo e altruismo, un vuoto assoluto che Elton John riuscirà in buona parte a colmare soltanto passati i quarant’anni.
In un certo senso dispiace non aver potuto vedere sul grande schermo il coinvolgimento di Elton John nelle battaglie sociali o nella sua amicizia con Lady Diana ma in fondo il film ha scelto di concentrarsi su uno spezzone specifico della vita del cantante, ovvero quello che ha preceduto il rehab del 1990, tagliando buona parte dei 158 minuti che erano stati invece realizzati al principio e che riguardavano maggiormente i rapporti interpersonali del protagonista.
Sin da subito, chiunque ebbe modo di incrociare il cammino di Elton John si rese conto di quale talento si trovasse di fronte (a poco più di 20 anni sul palco intonava già pezzi come Crocodile Rock e Your Song, per dire). Con l’aumentare del successo, il ragazzo che sognava sui tetti di Londra si è smarrito, è stato totalmente travolto dalla fama e, quasi come fosse entrato a contatto con una calamita, non ha potuto fare a meno di lasciarsi andare alla perdizione. Il pubblico riesce così a conoscere un lato di Elton John meno conosciuto e meno teatrale: appunto, la persona dietro al personaggio.
Taron Egerton da Oscar nei “costumi” del protagonista
Rocketman può contare, oltre che su una sceneggiatura ben scritta da Lee Hall, anche su alcune scene dirette ottimamente da Dexter Fletcher: su tutte, a rimanere impressa è quella iniziale nella quale vediamo Elton John (Taron Egerton) entrare in maniera trionfale, sommerso da una luce accecante, nella sala dove poi ripercorrerà tutta la sua vita a mo’ di racconto durante una seduta di gruppo. Non mancano poi sequenze alquanto “magiche”, capaci quindi di riflettere la fantasia del cantante e proprio per questo destinate ad essere ricordate anche a distanza di tempo dalla visione del film.
Il motivetto di Rocketman viene ripreso sin dall’inizio, arrivando poi ad “esplodere” nel momento in cui il cantante cambia le piume e spicca il volo verso il successo planetario. Molto belli anche i titoli di coda che ci permettono di apprezzare maggiormente i costumi e il trasformismo del protagonista: Egerton viene infatti messo a confronto con i vari cambi di look e soprattutto d’abito che hanno scandito la carriera di Elton John, risultando ancora più credibile nella sua prova recitativa. L’interpretazione di Egerton, chiamato a far percepire prima l’innocenza del giovane Elton e poi il suo delirio di onnipotenza in età adulta, risulta praticamente perfetta e meritevole di ogni tipo di riconoscimento a livello internazionale.
“Devi uccidere la persona che volevano tu fossi e diventare quello che vuoi essere“: questa è la frase che rappresenta il punto di svolta nella vita di Elton John. Fino a quel momento, infatti, il cantante stava vivendo con un peso insostenibile sulle spalle e questo non ha fatto altro che spingerlo verso un vortice di dipendenze da alcool, droga e sesso. Un disagio da cui è riuscito a liberarsi 28 anni fa, quando ha capito che poteva e doveva vivere al meglio (e rispettare) l’opportunità che la vita gli stava concedendo, ovvero quella di essere libero, facendo quello che ha sempre amato e circondandosi delle persone più meritevoli e meno opportuniste. A tal proposito, come nel caso di Freddie Mercury, anche Elton John ha fatto fatica a riconoscere di chi poteva fidarsi davvero e, proprio come il suo collega, ha potuto contare sul costante sostegno di un amico fraterno, una sorta di “Brian May” che in questo caso porta il nome di Bernie Taupin, autore dei testi di maggior successo di John, interpretato al meglio da Jamie Bell (celebre per il ruolo di Billy Elliot nell’omonimo film).