Parasite

Parasite recensione

Parasite recensione film di Bong Joon-ho con Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Park So-dam, Choi Woo-sik, Cho Yeo-jeong, Lee Jung-eun e Jang Hye-jin

Una famiglia sopravvive in un seminterrato nella periferia di Seul e, grazie ad una trama di bugie riesce ad infiltrarsi, un componente dopo l’altro, in una casa di ricchi sotto le mentite spoglie di collaboratori domestici, intravedendo con questo inganno la possibilità di migliorare la propria esistenza. Questo è solo l’inizio di Parasite, una marcia incontrollabile con un risultato imprevedibile che rivelerà i segreti di ogni personaggio e il modo in cui “gli estranei” raggiungono questo scopo.

Parasite, vincitore di 4 premi Oscar, non lascia indifferenti, è un turbinio di emozioni che non si ferma in alcun momento. Le due famiglie sono condizionate dal luogo in cui abitano: da una parte i Kim che vivono quasi in cattività in uno sporco seminterrato, dall’altra i Park che abitano in una magnifica casa dalla sofisticata architettura.

Se è vero l’assunto che la nostra condotta non dipende solamente da “chi siamo” ma, altrettanto, dal “dove siamo”, qui lo spazio viene utilizzato come metafora sociale in un mondo in guerra e, anche se sembra che la lotta di classe appartenga ad un’altra epoca, la sopravvivenza di ciascun nucleo familiare si misura sulla base della loro capacità di conquistare un posto e difenderlo. È la storia di due spazi (angusto-ampio, luminoso-oscuro, alto-basso, scegliete la dicotomia che preferite) la cui somma è il mondo.

Song Kang-ho
Song Kang-ho
Park So-dam e Choi Woo-sik
Park So-dam e Choi Woo-sik

Nel corso di questa diatriba la lotta di classe si traduce in una relazione sadomasochistica in cui, da un lato predomina l’inversione di ruolo e, dall’altro, c’è sempre qualcuno in un rango inferiore della piramide sociale disposto a ribellarsi, invocando ciascuno un pezzo della torta.

Tutto dipende dal punto di vista in cui ognuno di noi si immedesima, dalla pelle che decidiamo di abitare. Cosa vediamo e cosa no, mentre le trame di tutti si insinuano diabolicamente nei meandri di una casa che alla fine risulta essere il ‘personaggio’ più potente della storia, rivelandosi come un labirinto pieno di segreti che il regista, quale eccellente narratore, non esita ad indagare descrivendo il tutto con suprema eleganza.

La maggior parte dei film di Bong Joon-ho ci trasmette la rappresentazione grezza della realtà ma finora nessuno era stato così incredibilmente crudele e, al tempo stesso, così dissacrante. Tutti i personaggi del film sono ripugnanti, moralmente abietti. Ma le loro azioni, sebbene non giustificate o giustificabili, sono chiaramente motivate, diretta conseguenza della realtà economica di un mondo in cui i ricchi non solo disdegnano i poveri ma li trattano anche come se fossero spazzatura, negandone la dignità.

Park So-dam e Choi Woo-sik
Park So-dam e Choi Woo-sik
Parasite recensione
Song Kang-ho e Jang Hye-jin

Bong cambia registro continuamente, oscillando con grazia e maestria tra la commedia, il dramma domestico, la satira, la suspense e la tragedia: osserva il mondo sia con crudeltà che con umanità dimostrando empatia, tenerezza e disprezzo per tutti i protagonisti.

I suoi “parassiti” sono coloro che si guardano alle spalle, sospettosi, che vivono nella paura di poter essere privati dallo status che hanno faticosamente raggiunto. Ma parassiti lo sono tutti, ciascuno a suo tempo e modo, perché forse è proprio l’essere umano il parassita più infestante.

Parasite è un film disturbante, che ammalia. Contemplarlo è un piacere perverso, dall’inizio alla fine.

Gabriela

Sintesi

Bong Joon-ho utilizza lo spazio come metafora sociale in un mondo in guerra dove la sopravvivenza si misura sulla base della capacità di conquistare un posto e difenderlo, attraverso la storia di due spazi (angusto-ampio, luminoso-oscuro, alto-basso, scegliete la dicotomia che preferite) la cui somma è il mondo. Vincitore di quattro premi Oscar, Parasite è un film disturbante, che ammalia. Contemplarlo è un piacere perverso, dall'inizio alla fine.

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