L’ultima ora recensione del film diretto da Sébastien Marnier con Laurent Lafitte, Emmanuelle Bercot, Luàna Bajrami, Victor Bonnel e Pascal Greggory
Realizzato in un periodo storico in cui la consapevolezza sulla pericolosità del cambiamento climatico si sta diffondendo sempre di più anche tra i ragazzi, Sebastien Marnier ne L’ultima ora sfrutta questo tema per realizzare un interessante thriller psicologico.
Tutto comincia con l’improvviso suicidio di un professore durante una lezione: al suo posto viene chiamato il supplente Pierre, incaricato di insegnare in una delle classi migliori dell’istituto. Egli viene colpito dall’intelligenza di un gruppo di studenti ma, allo stesso tempo, dai loro atteggiamenti ambigui che lasciano intendere stiano nascondendo qualcosa. Pierre comincia così ad indagare e si ritrova a fare parte di un gioco più grande di lui.
La caratteristica fondamentale su cui si basa la pellicola è la tensione continua, dovuta al fatto che Pierre viene catapultato in un ambiente elitario a cui lui è totalmente estraneo. Sembra quasi non ci siano regole, perché gli alunni credono di essere più intelligenti degli insegnanti e lo ammettono apertamente senza paura delle ripercussioni che un atteggiamento altezzoso può portare, mentre i professori sono i primi ad essere omertosi, distanti dai ragazzi che dovrebbero proteggere e distaccati dai loro problemi. Il disagio di Pierre, la sua fatica nel comprendere le dinamiche che muovono la realtà del liceo e il desiderio di scoprire fino in fondo cosa nascondono i suoi alunni sono palpabili attraverso lo schermo.
Questa atmosfera misteriosa è guidata da un unico filo conduttore, quello della preoccupazione per il cambiamento climatico, che nel film interessa solo i ragazzi, gli unici realmente allarmati per il loro futuro. Lo fanno però in modo morboso, quasi ossessivo, e lottare per fare crescere la consapevolezza riguardo questo problema diventa il loro unico scopo. Sebbene il gruppo dei sei si chiuda in sé stesso, gli adulti non cercano dialogo e confronto con loro, ma rimangono spettatori distanti, creando così una invalicabile barriera tra le due generazioni.
Il thriller si conclude con un colpo di scena coerente con la storia, che lancia un messaggio importante: per fronteggiare con successo problemi che minacciano l’umanità intera è fondamentale superare le divergenze e ritrovare l’unità.
Marta