L’indice della paura recensione serie TV Sky di David Caffrey, Paul Andrew Williams e Caroline Bartleet con Josh Hartnett, Leila Farzad, Arsher Ali, Grégory Montel, Aïssa Maïga e Jerry Killick
Arriva su Sky Atlantic la miniserie tratta dal best seller di Robert Harris, L’indice della paura, adrenalinico thriller che, con i suoi quattro episodi, accende i riflettori sulla paura e la declina in tutte le sue forme più moderne. Le sue puntate sono disponibili anche in streaming sulla piattaforma NOW.
Alex Hoffman (Josh Hartnett) è un ricco imprenditore informatico che, con l’aiuto del suo migliore amico e socio Hugo (Arsher Ali), si inserisce nel mondo delle speculazioni economiche. Il suo genio gli ha, infatti, permesso di creare un algoritmo in grado di prevedere gli andamenti del mercato. Ma qualcosa inizia a cambiare nella sua vita nel momento in cui un uomo, nel cuore della notte, cerca di entrare in casa sua. Questo evento darà il via a un’escalation di eventi che coinvolgeranno l’uomo, e tutte le persone intorno a lui, in una fitta rete avvolta nel mistero.
La paura, come dichiara il titolo della serie stessa, è l’argomento intorno alla quale la trama della serie ruota. La penna di Robert Harris ha creato una storia in grado di eviscerare questo sentimento, inserendolo in un contesto tanto reale quanto immaginifico. Per capire meglio il contesto, siamo in un ambiente che segue un po’ quello stesso filone narrativo che ha reso famosa la serie TV inglese Black Mirror. La distopia nella quale la tecnologia la fa da padrona e se questa è connotata nel riconoscere e sfruttare solo un sentimento, cioè la paura, tutto può presto trasformarsi in un incubo.
Uno scontro tra Frankenstein e il suo mostro, nella quale l’uomo – Alex stesso nel nostro caso – è costretto a metter in dubbio la propria sanità mentale. Lui, del resto, è l’unico che ha dato tutti gli ordini, l’unico che aveva l’opportunità di architettare tutto ciò che lo vedrà coinvolto. Un conflitto archetipale nella quale vediamo la fragilità della psiche umana che viene frantumata. Il dubbio, così, si insinua dietro la ragione e dietro l’amore. Il timore, il dubbio, la paura, il buio e la mancanza di conoscenza che realizzano un po’ il mito della caverna di Platone.
Tutti i personaggi, in un modo o nell’altro, sono mossi dalla paura. Questo sentimento è uno dei più forti nell’animo umano e, molto spesso, ci spinge a prendere una decisione piuttosto che un’altra. Le paure umane, non importa la loro natura, sono quelle che muovono la narrazione, introducendo lo spettatore all’interno di un mondo non facile da trattare. L’indice della paura, infatti, non si perde mai in paroloni o in termini fin troppo specifici del mondo finanziario. Tutto ciò che viene trattato lo si può intendere e comprendere semplicemente attraverso la logica, ma comunque non resta essenziale e fondamentale all’interno di ciò che avviene.
Nonostante la narrazione si dispieghi in quattro ore circa, il tempo della diegesi è composto da una sola giornata. Quindi si ha modo di vedere come in un lasso di tempo ristretto la vita di un uomo possa andare tanto facilmente in pezzi.
Non sappiamo se sarà realizzata una seconda stagione, possiamo presupporlo dal cliffhanger finale. Sarebbe, del resto, interessante vedere le possibili evoluzioni di questa storia per poter comprendere fin dove gli autori della serie vorranno spingersi.