DAU. Natasha

DAU. Natasha recensione film di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel con Natasha Berezhnaya [Anteprima]

DAU. Natasha recensione film di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel con Natasha Berezhnaya, Olga Shkabarnya, Vladimir Azhippo e Luc Bigé

Un film che avrebbe potuto davvero sviluppare il suo potenziale se solo avesse avuto una narrazione più condensata e, al tempo stesso, una regia che avrebbe potuto avvalersi del potentissimo strumento del flashback: questo il nostro pensiero finale riguardo DAU. Natasha, per la regia di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel.

Partiamo dalla trama: DAU. Natasha viene presentato come la storia di Natasha, una donna che lavora alla mensa di un laboratorio sperimentale (segreto) in Russia. La sua storia d’amore (“amore”) con uno scienziato francese la porta a essere interrogata e torturata in quella che dovrebbe essere – e in un certo senso è, ma ci torneremo più tardi – la sezione più inquietante della pellicola. Tanto inquietante da far guadagnare al film, secondo vari critici, la dicitura di “cinema della crudeltà ai limiti dell’assurdo”. Ma c’è un motivo se DAU. Natasha non convince.

Natasha Berezhnaya, Luc Bigé e Olga Shkabarnya
Natasha Berezhnaya, Luc Bigé e Olga Shkabarnya (Credits: Teodora Film)

La produzione del film sarebbe durata quindici anni, e si vede. È come quando un autore legge e rilegge il proprio manoscritto, fino a non vederne più gli errori, perché sì, DAU. Natasha ha potenziale, ma è un accenno, uno spreco, un dilungarsi in dettagli insignificanti nell’avvicinarsi ad un culmine che non arriva veramente. Che è davvero “ai limiti dell’assurdo” ma non per la crudeltà delle scene.

La prima ora e mezza di narrazione, se condensata, avrebbe portato a un maggiore sviluppo del potenziale della pellicola: cosa succede in questo lasso di tempo? Conosciamo Natasha (Natasha Berezhnaya) e Olya (o Olga, a seconda della traslitterazione, interpretata da Olga Shkabarnya). Le due donne lavorano insieme, battibeccano, arrivano alle mani, poi vanno a festeggiare la riuscita di un esperimento sull’orgone insieme ad alcuni scienziati, tra cui il professor Blinov e il francese Luc Bigé. Natasha finisce a letto con quest’ultimo, ma poi, nel fare un bagno – da ubriaca – con Olya, rivela di desiderare Blinov più di quanto non desideri Bigé.

Questo, più un ulteriore litigio con Olya, è quello che succede in un’ora e trentatré. Un’interminabile ora e trentatré, in cui non c’è niente di tutto questo “Truman Show stalinista” o “studio estremamente sinistro” di cui tanto si parla online.

Natasha Berezhnaya e Luc Bigé
Natasha Berezhnaya e Luc Bigé (Credits: Teodora Film)
Natasha Berezhnaya e Olga Shkabarnya
Natasha Berezhnaya e Olga Shkabarnya (Credits: Teodora Film)

Ci vuole un’ora e trentatré di introduzione e porno soft per arrivare al momento in cui Natasha viene interrogata dall’ufficiale Azhippo del Ministero della Sicurezza.
*SPOILER ALERT | L’interrogatorio porta a una promessa di tortura, che porta a una sorta di contratto (in cui Natasha afferma di impegnarsi a collaborare e informare l’URSS di ogni possibile dettaglio interessante riguardo gli scienziati che frequentano il laboratorio), che porta a una tortura effettiva, che porta a una finta dichiarazione riguardo Bigé, che porta a sua volta a una cena insieme e a un bacio in piena sindrome di Stoccolma.

Non mettiamo in dubbio che determinati metodi siano, un tempo, da qualche parte, stati usati e che possano essere ancora in uso al giorno d’oggi. Non mettiamo in dubbio che un regime, qualunque sia la sua origine, sia capace di veri orrori. Ma non è DAU. Natasha la dimostrazione di questi orrori, perché sì, quella con Azhippo è una sequenza inquietante, ma arriva dopo un’attesa talmente lunga e negativamente frustrante da perdere gran parte della sua forza.

Vladimir Azhippo e Natasha Berezhnaya
Vladimir Azhippo e Natasha Berezhnaya (Credits: Teodora Film)
DAU. Natasha recensione film di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel con Natasha Berezhnaya
DAU. Natasha di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel con Natasha Berezhnaya (Credits: Teodora Film)

Il film ha qualcosa di positivo: la non sessualizzazione della nudità.

Ma non basta un punto di forza, per quanto rilevante, per salvare un film che non dimostra quindici anni di lavoro (a meno che non si vedano questi quindici anni come, appunto, ipotizzato prima relativamente all’autore e il suo libro). Riassumiamo brevemente questi “contro”, alcuni nuovi, altri già trattati:

  • Narrazione estremamente diluita. Può essere un plot device, ma in questo caso non ha funzionato, insieme all’uso di una linea temporale priva di analessi e prolessi;
  • Personaggi monodimensionali per cui è quasi impossibile provare affetto. Al massimo si può provare pena per Bigé, un po’ per Natasha quando viene torturata, ma i personaggi non sono minimamente sfaccettati, si riducono a macchiette stereotipate – le donne russe ubriache, l’uomo violento e servo del regime, lo scienziato pazzo;
  • Storyline lasciate a metà come la relazione spigolosa tra Natasha e Olya, gli esperimenti con l’orgone, il fascino che Natasha prova nei confronti di Blinov e l’uso che l’URSS vuole fare della falsa affermazione di Natasha riguardo Bigé;
  • Una scena pornografica che apparteneva ad altri schermi perché non apporta niente di utile alla trama.

Sintesi

Come quando un autore legge e rilegge il proprio manoscritto fino a non vederne più gli errori, dopo quindici anni di gestazione DAU. Natasha non riesce a mettere a fuoco il suo potenziale diluendo eccessivamente la narrazione nell’avvicinarsi ad un culmine che non arriva veramente se non dopo aver perso gran parte della sua forza, seppur apprezzabile resta la non sessualizzazione della nudità operata dai registi Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel.

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