Daisy Jones & The Six

Daisy Jones & The Six recensione serie TV con Riley Keough e Sam Claflin [Amazon Prime Video Anteprima]

Daisy Jones & The Six recensione serie TV Amazon Prime Video di Scott Neustadter e Michael H. Weber con Riley Keough, Sam Claflin, Camila Morrone, Suki Waterhouse e Timothy Olyphant

Personaggi ispirati a persone reali (chiaramente si tratta dei Fleetwood Mac), riferimenti alla tradizione del rock ‘n’ roll anni Settanta e un atmosfera glamour retro: Daisy Jones & The Six è un dramma musicale composto da dieci episodi che portano sul piccolo schermo l’omonimo libro Taylor Jenkins Reid.

La musica dell’immaginaria band prende vita a tal punto che le venticinque canzoni della serie diventano con un’originale mossa pubblicitaria, un vero e proprio album, Aurora, lo stesso realizzato dai personaggi della serie Prime Video. Nonostante queste premesse la miniserie prodotta da Hello Sunshine di Reese Witherspoon, nota per aver trasformato libri quali Big Little Lies e Little Fires Everywhere in successi del piccolo schermo, non riesce, questa volta, a trasportare in un nuovo media il fascino e la complessità presente nelle pagine di Jenkins Reid.

Riley Keough e Sam Claflin
Riley Keough e Sam Claflin (Credits: Amazon Studios)

Daisy Jones & The Six: di cosa parla la serie TV?

Il 4 ottobre 1977 dopo un concerto tutto esaurito al Soldier Field di Chicago, una delle band più famose al mondo si scioglie e per i successivi vent’anni nessuno dei membri ha voluto raccontare il perché fino a quando davanti a un misterioso intervistatore i componenti dei The Six e Daisy Jones si siedono e decidono per la prima volta di raccontare la loro storia.
Per riconquistare la sua ragazza del liceo Graham Dunne (Will Harrison) convince i suoi migliori amici a creare una band con la promessa che suo fratello darà loro una mano, ma da essere un semplice consigliere Billy (Sam Claflin) diverrà preso leader dei Dunne Brothers ed è così che quella band creata quasi per scherzo inizia a esibirsi a compleanni e ricorrenze fino alla performance in un importante locale di Pittsburgh dove saranno scoperti da un tour manager (Timothy Olyphant) che li convincerà a trasferirsi a Los Angeles.

Billy e Graham, insieme a Eddie (Josh Whitehouse), Warren (Sebastian Chacon), la nuova tastierista Karen (Suki Waterhouse) e la ragazza di Billy Camila (Camila Morrone) partono per LA dove riusciranno a incidere il loro primo album con il nome di The Six, ma il successo svanirà presto. Teddy Price (Tom Wright), loro produttore, gli darà un’altra possibilità: collaborare con una cantante che ha appena preso nella sua etichetta, si tratta di Daisy Jones (Riley Keough). Cresciuta da un padre assente e una madre psicologicamente abusiva, Daisy Jones vive in una casa priva d’amore. Ama scrivere e cantare, ma crede di non essere abbastanza brava per esibirsi in pubblico dopo che per anni la madre ha convinto Daisy di non essere all’altezza. Sarà la delusione e la rabbia di vedere una delle sue canzoni rubata dal suo ragazzo, che grazie a questo brano scala le classifiche, a spingere Daisy a trovare il coraggio di salire su un palco.

Quando i destini di Daisy e dei The Six si incrociano inizia una prolifica collaborazione musicale, non priva di iniziali resistenze da parte di Billy, precedentemente unico compositore della band; tuttavia, sarà proprio il loro rapporto fatto di complicità e conflitto che porterà alla realizzazione dei loro brani più celebri e amati dai fan. La vicinanza tra Daisy e Billy sarà anche l’inizio di una turbolenta storia d’amore. Anime affini anche nei loro lati più oscuri, i due cantanti e compositori trarranno l’uno dall’altro il meglio, ma anche il peggio, mettendo in crisi il matrimonio di Billy con Camila. Daisy Jones & The Six procede episodio per episodio nel tentativo di svelare il mistero che si cela dietro una delle band più amate della storia del rock ‘n’ roll.

Daisy Jones & The Six recensione serie TV Amazon
Daisy Jones & The Six serie TV Amazon Prime Video di Scott Neustadter e Michael H. Weber con Riley Keough, Sam Claflin, Camila Morrone e Suki Waterhouse (Credits: Amazon Studios)

Dal romanzo al mockumentary

Adattamento dell’omonimo romanzo di Taylor Jenkins Reid del 2019, Daisy Jones & The Six sceglie di mappare il modello di storia orale del libro raccontando, tramite una struttura documentaristica, la formazione, gli inizi turbolenti, il successo e la dissoluzione di una immaginaria band rock ‘n’ roll degli anni Settanta. Le sequenze iniziali della serie vedono ogni membro della band seduto per essere intervistato, tornando indietro nel tempo attraverso i flashback dei loro giorni di gloria. Ed è qui che il mockumentary fallisce, quello che vediamo sono ricordi, invece che filmati d’archivio che ipoteticamente qualcuno ha realizzato nel corso degli anni. Le immagini iniziali hanno l’aspetto sgranato delle vecchie riprese cinematografiche, ma questa scelta estetica scompare in favore di scene tradizionali di qualsiasi tipo di sceneggiato contemporaneo.
Quindi tutte queste sequenze intime in cui i membri delle band si incontrano, amano o urlano li uni contro gli altri non appaiono più come rievocazioni e non vi è nessuna spiegazione su come questi esisterebbero nel documentario.

Il mockumentary basa la sua essenza sulla fiducia che gli spettatori hanno nei confronti di un girato improbabile. The Office, Modern Family o la più recente Abbott Elementary sono sitcom dove il realismo viene sospeso a favore delle battute, dei personaggi e della storia, ma qui è difficile. Daisy Jones & The Six diretto da James Ponsoldt è un dramma intenso che riflette su vita, fama, dipendenze e tutto ciò che circonda l’immaginario rock degli anni Settanta dove Daisy e Billy hanno il peso di figure melodrammatiche più che affascianti rockstar.

Riley Keough
Riley Keough (Credits: Amazon Studios)

Daisy Jones & The Six, tra personaggi (non tutti riusciti) e musica

In questi anni Settanta ricostruiti con maestosa attenzione, dove i costumi di Denise Wingate sono i padroni del nostro sguardo, Riley Keough è meravigliosa, ma non ha lo spazio per conquistare lo schermo come dovrebbe fare un icona del rock. Daisy è fantastica e affascinante, con i suoi tormenti e il suo desiderio di non farsi divorare dal male che cresce dentro di lei, ma il suo magnetismo non ha spazio sufficiente, perché questo è, per lo più, dedicato alla sua controparte. Billy è una figura poco carismatica e troppo permalosa, eccessivamente pieno di sé e serio per affascinarci come le grandi rockstar. Clafin lavora in sottrazione per portare sullo schermo un personaggio sporco esasperato dai suoi dubbi, dall’amore che prova per Camila e al contempo per Daisy, dal suo tentativo di rimanere sobrio. Per questi motivi la collaborazione tra lui e Daisy non riuscirà mai ad avere quella scintilla necessaria per farci innamorare di questo connubio artistico. La Karen di Suki Waterhouse si rivela, invece, una delle figure più affascinanti della miniserie. Una ragazza bellissima che non vuole che il suo aspetto fisico e le sue relazioni personali mettano in ombra il suo talento all’interno di un’industria sessista che non la prenderà mai sul serio come musicista. Purtroppo la sua storia soccombe davanti al triangolo amoroso dei tre protagonisti principali.

Il fascino di Daisy e la bravura di Riley Keough – sia come attrice che come cantante – rivaleggiano con quelli di Camila Morrone, attrice che dimostra tutta la sua bravura in questo ruolo. Camila rischiava di essere una figura stereotipata: la moglie della rock star Billy piena di risentimento verso un’altra donna, invece, si tratta di una personaggia ricca di sfumature, intelligente e simpatica. Ma gli altri membri della band? Graham è il classico bravo ragazzo che non riesce ad uscire dall’ombra del fratello maggiore, per fortuna senza risentimenti, i quali sono invece sono tutti del bassista Eddie, il quale non ha altre caratteristiche se non l’invidia nei confronti di Billy. Infine vi è Warren, il ragazzo simpatico che ama le feste e la compagnia delle ragazze, di loro tre poco altro conosciamo e così quella storia che si prometteva un racconto corale fallisce rilegando la maggior parte dei personaggi a un ruolo marginale. Gli sceneggiatori si impegnano di più a raccontare la storia di Simone (Nabiyah Be), migliore amica di Daisy a cui viene dedicata una sottotrama sulla sua carriera musicale in ascesa, racconto affascinante e intenso che permette di ampliare la panoramica sulla musica degli anni Settanta e la sua storia poteva davvero essere una prospettiva unica sulla nascita della disco.

Sam Claflin
Sam Claflin (Credits: Amazon Studios)

Neustadter e Weber sacrificano la coralità in favore del conflitto e forse proprio per questo la magia del creare musica, quel raro momento di incontro tra due voci, due talenti artistici, soccombe. Per fortuna, le canzoni sono ugualmente bellissime e brani come Let Me Down Easy e Look at Us Now sono già piccoli successi. La colonna sonora è una raccolta meticolosamente curata capace di definire tutto un decennio, da Patti Smith, la cui Dancing Barefoot funge da tema dei titoli di testa, ai The Rolling Stones, la cui Shine A Light riproduce i titoli di coda del finale. La musica originale è stata scritta per rimembrare i successi di quegli anni con brani prodotti da Blake Mills e scritti da artisti del calibro di Phoebe Bridgers, Marcus Mumford e Jackson Browne.

L’adattamento di Neustadter e Weber è riuscito a catturare il glamour, l’edonismo, la libertà, la gioia e l’agonia, l’amore come il risentimento, le insicurezze e l’ego smisurato. Tutto si scontra, trasformandosi in un urlo che diventa in musica, ma quello che non sono riusciti a fare è l’incantesimo di cui è stata capace Jenkins Reid: farci innamorare di questo immaginario gruppo musicale.

Daisy Jones & The Six sarà una visione di cui non vi pentirete, anche solo per la bellezza delle canzoni, dei costumi e delle performance degli attori in particolare delle tre attrici protagoniste – Riley Keough, Suki Waterhouse e Camila Morrone – che in futuro faranno ancora parlare di sè.

Sintesi

Daisy Jones & The Six è un dramma musicale composto da dieci episodi che portano sul piccolo schermo l’omonimo libro Taylor Jenkins Reid. L’adattamento di Neustadter e Weber è riuscito a catturare il glamour, l’edonismo, la libertà, la gioia e l’agonia, l’amore come il risentimento, le insicurezze e l’ego smisurato. Ma quello che non sono riusciti a fare è l’incantesimo di cui è stata capace Jenkins Reid: farci innamorare di questo immaginario gruppo musicale.

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