Cyrano

Cyrano recensione film di Joe Wright con Peter Dinklage e Haley Bennett [RomaFF16]

La recensione di Cyrano, musical di Joe Wright con Peter Dinklage presentato alla 16° edizione della Festa del Cinema di Roma.

Cyrano recensione film di Joe Wright con Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr., Ben Mendelsohn e Bashir Salahuddin

Il terzo giorno della 16° edizione della Festa del Cinema di Roma si è aperto con una delle pellicole più attese dell’evento: Cyrano, film musicale diretto da Joe Wright con protagonisti Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr. e Ben Mendelsohn.

Tratto dal musical di Erica Schmidt, che a sua volta si rifà alla commedia Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, il film segue le vicende dell’abile poeta e spadaccino Cyrano (Peter Dinklage), un uomo con la lingua affilata quanto la sua lama. Innamorato della sua amica più intima, Roxanne (Haley Bennett), ma incapace di credere che una donna tanto belle possa mai amare un uomo come lui, un giorno viene avvicinata da quest’ultima, la quale gli rivela l’amore per un uomo che ha a malapena incontrato, Christian De Neuvillette (Kelvin Harrison Jr.), un giovane piacente e aitante che diventerà presto cadetto dello stesso regimento assegnato a Cyrano.

Haley Bennett è Roxanne e Peter Dinklage è Cyrano in Cyrano di Joe Wright
Haley Bennett è Roxanne e Peter Dinklage è Cyrano in Cyrano di Joe Wright (Credits: Peter Mountain/MGM)
Haley Bennett interpreta Roxanne in Cyrano di Joe Wright
Haley Bennett interpreta Roxanne in Cyrano di Joe Wright (Credits: Peter Mountain/MGM)

Spinto dall’amore per la donna, accetta di aiutare Christian nel conquistare Roxanne non solo con l’aspetto, ma anche con le parole. Da questo triangolo amoroso (se non quadrato, considerando l’oscura figura del conte De Guiche, interpretato da un superbo Ben Mendelsohn), il film costruisce un musical quasi inavvertito, un’opera che coniuga in modo molto efficace prosa e versi, legando il tutto con poche, mirate esibizioni canore in grado, a modo loro, di ammaliare (complice, forse, la composizione tra il tradizionale e il pop contemporaneo che ha decretato il successo di film come The Greatest Showman, oppure di opere teatrali come l’acclamato Hamilton).

Kelvin Harrison Jr.
Kelvin Harrison Jr. (Credits: Peter Mountain/MGM)

Joe Wright si conferma nuovamente un maestro del melodrammatico e dell’esasperazione emozionale, non risparmiando stoccate visive dal sapore spettacolare e altamente suggestivo (cosa più che giusta e decisamente apprezzata in un musical cinematografico).
Proprio a livello di messa in scena il film dà il meglio di sé, con un’organizzazione e un’armonizzazione tra i reparti scenografici e cosmetici che ha del sensazionale, specialmente per quanto riguarda i magnifici costumi creati da Massimo Cantini Parrini.

Questo gusto quasi grottesco e viscerale, che nasconde un’anima tenera e docile, allontana (curiosamente) la pellicola da vari abbellimenti estetici che poco sembrano condividere con lo spirito di molti musical contemporanei. Senza eccessiva presunzione, Cyrano si districa all’interno di un panorama cinematografico decisamente restio a restituire al musical un ruolo di rilievo. La delicata e accorta regia di Joe Wright, unita alla direzione fotografica di Seamus McGarvey, al montaggio di Valerio Bonelli e alle composizione musicale affidata al gruppo statunitense The National, è capace di catturare sin dalla primissima inquadratura, trovando molto spesso una via decisamente didascalica che, però, in questo caso, convince e cattura per l’intera durata della pellicola.

Peter Dinklage e Kelvin Harrison Jr.
Peter Dinklage e Kelvin Harrison Jr. (Credits: Peter Mountain/MGM)
Peter Dinklage è Cyrano e Bashir Salahuddin è Le Bret
Peter Dinklage è Cyrano e Bashir Salahuddin è Le Bret (Credits: Peter Mountain/MGM)

Sintesi

Cyrano è un adattamento cinematografico pieno di gradevoli sorprese. Non solo risulta essere un musical che allontana (o, forse, maschera) qualsiasi senso di boria e presunzione con la sua messa in scena elegante e luminosa, ma si dimostra un piccolo gioiello audiovisivo in grado di utilizzare la grinta melensa e spettacolarizzante del melodramma a suo vantaggio, senza scadere nel territorio dell’esasperazione forzata.

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