Aspettando i barbari

Aspettando i barbari recensione [Venezia 76]

Aspettando i barbariWaiting for the Barbarians recensione del film di Ciro Guerra con Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson e Gana Bayarsaikhan

In una non definita località al confine, in un tempo non precisato, c’è un avamposto di legionari retto dal pacifico Magistrato (Mark Rylance): la pace viene interrotta dall’arrivo del Colonnello (Johnny Depp), inviato dal governo centrale, che deve indagare sui progetti dei fantomatici “barbari” che sembrano vivere sul confine in attesa di colpire il mondo civilizzato. I metodi del Colonnello sono la tortura e il terrore: e gli equilibri nell’avamposto cambieranno ancora con l’arrivo del suo braccio destro, interpretato da Robert Pattinson.

Mark Rylance in Aspettando i barbari di Ciro Guerra
Mark Rylance in Aspettando i barbari di Ciro Guerra

Aspettando i barbari – Waiting for the Barbarians ha un’ascendenza letteraria, il libro omonino del premio Nobel J.M. Coetzee: ma la struttura narrativa viene morbidamente, assolutamente adattata allo schermo grazie alla perizia e all’abile adattamento di Ciro Guerra, regista colombiano vincitore del premio Art Cinéma a Cannes nel 2015 con El abrazo de la serpiente. Se il libro è stato inserito da alcune case editrici come uno dei migliori del ventesimo secolo, il film di Guerra sembra sempre in bilico, incerto tra il fascino glamour delle sue superstar e la profondità oscura del testo originale: Waiting for the Barbarians, scritto nel 1980 in pieno Apartheid, contiene, ancora oggi, un messaggio fortissimo e incredibilmente attuale, ancora di più in questo 2019 preda, in Europa come in tutto il mondo, di una incredibile recrudescenza di modelli politici oppressivi e intolleranti, che spingono all’odio razziale e alle barriere ideologiche e umane.

Film immaginifico, surreale, che si colloca giustamente in un limbo atemporale, è stato coraggiosamente inserito da Barbera nel concorso ufficiale di Venezia 76: dove sarà vittima del fuoco incrociato della critica e del pubblico, ma avrà sicuramente la posizione di privilegio che gli spetta.

Depp sembra però tornato al suo fascino di una volta: un ruolo non sfaccettato ma pieno di quelle ombre e penombre che il suo talento può esplorare. A tratti sembra addirittura fagocitare il film, che però non si fa piegare fino in fondo dalla luce dei suoi interpreti; dote invidiabile che è dovuta anche al fatto che Guerra sa rispettare il suo ruolo da regista e ridare allo spettatore il proprio. Il regista suggerisce, lo spettatore immagina e rielabora. E mentre lo spettro emozionale viene esplorato da una messa in scena sontuosa ed efficace, si sgretolano ad una ad una le sovrastrutture culturali e sociali alle quali siamo inconsapevolmente abituati e assuefatti. Ed è proprio quello il momento in cui si completa l’essenza del film.

Gianlorenzo

Sintesi

Il regista colombiano Ciro Guerra adatta con abilità e perizia sul grande schermo il romanzo omonimo del premio Nobel J.M. Coetzee, con un'opera in bilico tra il fascino glamour delle sue superstar e la profondità oscura del testo originale, che contiene un messaggio fortissimo e incredibilmente attuale sulla recrudescenza di modelli politici oppressivi e intolleranti che spingono all’odio razziale e alle barriere ideologiche e umane. Depp sembra tornato al suo fascino di una volta: un ruolo non sfaccettato ma pieno di quelle ombre e penombre che il suo talento può esplorare.

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