Ariaferma

Ariaferma recensione film di Leonardo Di Costanzo con Toni Servillo e Silvio Orlando [Venezia 78]

Ariaferma recensione film di Leonardo Di Costanzo con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano e Roberto De Francesco

Ariaferma: quando le sbarre sono invisibili

Ne L’intervallo del 2012 fa Leonardo Di Costanzo indagava con rigore le dinamiche relazionali tra un ragazzo (a sua volta costretto dalla camorra) che si ritrovava a dover sorvegliare per 24 ore una ragazza, rinchiusa in un castello diroccato al centro di Napoli.
Nove anni dopo, lo stesso regista con Ariaferma mette al centro del suo sguardo un altro tipo di reclusione, più fisico e istituzionale – siamo in un carcere -, studiando però ugualmente due poli opposti, ovvero i rapporti interpersonali tra le guardie e i detenuti.

Il rigore di Di Costanzo è notevole, e affiora prepotente anche nella direzione precisa degli attori, tra cui Toni Servillo e Silvio Orlando, che compiono quasi un valzer uno intorno all’altro, corteggiandosi con gli sguardi e indagando le reciproche diffidenze fino ad una specie di faccia a faccia che, volutamente, invece di far salire la tensione la depotenzia e la diminuisce per creare un vuoto d’aria intorno alla storia, già di per sé claustrofobica.

Toni Servillo e Silvio Orlando
Toni Servillo e Silvio Orlando (Credits: Gianni Fiorito)
Fabrizio Ferracane e Silvio Orlando
Fabrizio Ferracane e Silvio Orlando (Credits: Gianni Fiorito)

Ariaferma, presentato fuori concorso a Venezia 78, ha la stessa potenza emotiva e arriva agli stessi risultati: lo sguardo sui due microcosmi contrapposti e forzatamente conviventi scivola inesorabile verso una morale vagamente consolatoria, che fa bella mostra di sé nel genere carcerario, molto abusato anche in Italia, per lo sguardo traverso che riesce a dare alla materia.

Anche lo scioglimento della metafora, quando i due poli opposti (guardie e ladri) vengono trasportati morbidamente da una separazione fisica – le sbarre – ad un’altra più sottile – il ruolo sociale -, in un passaggio servito da un blackout elettrico, è lucido e tesissimo, e mentre il film cambia il suo baricentro, conduce lo spettatore ad altre ed alte latitudini emotive.

Toni Servillo, per rimanere su un’immagine geometrica, è la colonna attorno a cui ruota tutto il film: e nel suo primo incontro/scontro da attore con Silvio Orlando vince a mani basse, fino alla finale, con un anticlimax inaspettato e perfetto.

La cosa fondamentale resta comunque la compattezza di senso del film, avvolto (nel poster ufficiale come nello svolgimento narrativo) da una bruma grigia che fonde tutto insieme in un crepuscolo esistenziale, un limbo dove sono ferme le anime dei protagonisti. E gli spettatori insieme a loro.

Sintesi

Dopo L’intervallo, nel ritornare ad indagare i temi della reclusione il rigore di Leonardo Di Costanzo si conferma notevole e affiora prepotente anche nella direzione precisa degli attori, tra cui Toni Servillo e Silvio Orlando, che compiono quasi un valzer uno intorno all’altro. Ariaferma ha la stessa potenza emotiva e arriva agli stessi risultati: lo sguardo sui due microcosmi contrapposti e forzatamente conviventi scivola inesorabile verso una morale vagamente consolatoria, che fa bella mostra di sé nel genere carcerario, molto abusato anche in Italia, per lo sguardo traverso che riesce a dare alla materia. 

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