Women Talking – Il diritto di scegliere recensione film di Sarah Polley con Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley e Frances McDormand
Women Talking arriva nelle sale italiane l’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna. E sono proprio le donne ad essere protagoniste, struttura e anima del film diretto da Sarah Polley, candidato a due Oscar: Miglior film e Migliore sceneggiatura non originale.
La pellicola inizia con una giovane donna, che giace su un letto, addormentata. Su di lei sono visibili i segni di una violenza. Ci troviamo nel 2010, anche se il tempo sembra essersi fermato, in una colonia mennonita isolata. Le donne vengono a conoscenza di una verità scioccante: tutte loro, dalle più anziane alle più giovani, sono state drogate e violentate nel corso degli anni, causando spesso gravidanze indesiderate. Gli uomini, dal canto loro, definivano quelle gravidanze come opera del diavolo, senza mai rivelare le atrocità fatte.
Le donne della colonia sono state, per tutta la vita, tenute sotto controllo dagli uomini, in uno stato di non scolarizzazione e analfabetismo. Quando, però, la verità viene a galla, una giovane donna, vittima di violenza e madre di un bambino di tre anni, attacca violentemente uno di loro. Mentre gli uomini si allontanano dalle loro abitazioni, dopo essere stati arrestati, alcune donne si riuniscono nel fienile, per poter discutere del loro futuro. Le opzioni sono tre: rimanere e non fare nulla, rimanere e combattere o fuggire per sempre.
Sarah Polley porta sul grande schermo l’adattamento cinematografico del romanzo Donne che parlano di Miriam Toews, liberamente tratto da fatti realmente accaduti nella colonia Manitoba, in Bolivia, nel 2011.
Il cast è quasi totalmente al femminile ed è composto da Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Frances McDormand, Sheila McCarthy, Michelle McLeod e Ben Whishaw.
La storia racconta di un evento ispirato a fatti realmente accaduti in una piccola comunità, ma che potrebbe essere universale per i temi trattati.
Le donne della colonia sono continuamente vittime di angherie, tenute all’oscuro di conoscenza e istruzione, perché reputate inferiori agli uomini. Quando le protagoniste scoprono la verità, decidono di riunirsi, in compagnia di un solo uomo, August (l’unico rimasto capace di scrivere), per discutere del loro futuro.
C’è chi vuole uccidere tutti i carnefici, chi vorrebbe solo scappare senza voltarsi indietro e chi, ancora sopraffatta dalla violenza, vorrebbe solo dimenticare tutto e rimanere lì, nonostante le umiliazioni e le sopraffazioni. Quello che fanno è parlare: una facoltà che non è stata data mai loro e che utilizzano, finalmente, per cercare di cambiare le loro vite.
La loro discussione è intervallata da flashback intrisi di violenza, quella perpetrata dagli uomini e fatta passare per follia delle loro stesse vittime.
La storia è quasi interamente ambientata all’interno di un fienile, una fotografia dalle tonalità grigiastre e seppia restituisce un’immagine riflessa di quelle donne, completamente svuotate dai maltrattamenti subiti. Eppure, la loro forza di quelle donne sta proprio nel rialzarsi e cercare una via d’uscita. Che fare? Vendicarsi, scappare o lasciare tutto com’è?
Ogni punto di vista è strutturato, un punto di partenza per una discussione costruttiva.
Women Talking racconta una storia vera ed attuale, ma che sembra lontana centinaia di anni. Facciamo fatica ad immaginare un presente nel quale una comunità riduca le donne in questa condizione di deprivazione.
Eppure Sarah Polley scoperchia il vaso di Pandora, parlando delle donne di una comunità ma raccontando al contempo la storia di tutte quelle donne che sono vittime di violenza. Ne racconta le paure, i timori, la rabbia, la voglia di vendetta, l’aggressività e la voglia di lasciarsi tutto alle spalle.
Se il Movimento Me Too ha svelato le sopraffazioni di Hollywood e ha dato voce alle donne che erano state, fino a quel momento in silenzio, Sarah Polley le fa parlare, fa narrare loro tutto ciò che vogliono e che pensano, mettendo al centro quelle parole che troppo spesso non vengono ascoltate.
Nella pellicola il vero focus sono, appunto, le parole delle donne, che sostengono la narrazione dall’inizio alla fine: solo le voci delle vittime. Una delle protagoniste chiede ad August, unico uomo che sembra dalla loro parte: “Come ti sentiresti se la tua opinione non contasse mai?”.
Polley dà la possibilità di ascoltare chi non ha mai avuto voce, donando loro tutto lo spazio di cui hanno bisogno per difendere la propria opinione.
Purtroppo la pellicola soffre esageratamente l’impostazione teatrale data dalla regista: dialoghi molto lunghi e pause molto estese appesantiscono la narrazione. La resa è fin troppo leziosa, con la voce fuori campo che interrompe il racconto e che rende il tutto fin troppo artificioso.
Apprezzabile, al contrario, la scelta di non mostrare mai le violenze: lo spettatore può solo immaginare la portata delle atrocità e il dolore che ne scaturisce da poche, simboliche immagini.
Ma la vera forza dell’opera è l’armonia fra le attrici. A spiccare sono Rooney Mara, Jessie Buckley e Claire Foy: le tre attrici rappresentano tre donne diverse, con tre reazioni diametralmente opposte l’una dall’altra, ma che ricoprono la gamma di emozioni che può provare una donna vittima di maltrattamenti.
Le donne parlano, discutono e si confrontano e nello spettatore cresce la rabbia per la violenza perpetrata. Una rabbia che, però, non esplode mai, rimanendo ardente sotto le ceneri, pronta per ritrovare la libertà negata per un’esistenza intera.
Women Talking è l’esatto opposto di un film dinamico, ma nella sua staticità riesce a dare spazio a coloro che non hanno una voce e che vorrebbero soltanto parlare, discutere e urlare contro le ingiustizie subite.