Transplant

Transplant recensione serie TV di Joseph Kay con Hamza Haq e John Hannah [Sky Anteprima]

Transplant recensione serie TV Sky di Joseph Kay con Hamza Haq, John Hannah, Laurence Leboeuf, Ayisha Issa, Jim Watson e Sirena Gulamgaus

In uscita su Sky Serie e in streaming su NOW arriva Transplant, medical drama canadese creato da Joseph Kay e prodotto da Sphère Média Plus che ha già riscosso un ottimo successo in Nord America, aggiudicandosi quattro Canadian Screen Awards.

La serie segue le vicende di Bashir Hamed (Hamza Haq), giovane medico siriano rifugiatosi in Canada per sfuggire alla guerra, che a Toronto trova un impiego momentaneo nelle cucine di un ristorante. Quando un camion irrompe nel locale dove lavora, Bashir entra rapidamente in azione riuscendo a salvare le vite di tutti i presenti rimasti coinvolti nell’incidente, compresa quella del dottor Jed Bishop (John Hannah), stimato medico, capo del prestigioso York Memorial Hospital. La prontezza e la competenza di Bashir non lasciano indifferente Jed, che gli propone un tirocinio nel suo ospedale.

Il giovane inizierà così una vita completamente nuova, ma tutta in salita, dovendo mettere da parte le manovre più rapide e superate che aveva imparato sul campo, e aggiornarsi sulle procedure più innovative. A sostenere il protagonista ci saranno i suoi colleghi: Magalie (Laurence Leboeuf), specializzanda del secondo anno, competente, disponibile e incuriosita dal passato di Bashir; June (Ayisha Issa), dottoressa determinata ad ottenere il posto che le spetta in sala operatoria; e Theo (Jim Watson) borsista e padre di famiglia che vorrebbe avere più tempo da dedicare alle sue figlie.

Hamza Haq e Sirena Gulamgaus
Hamza Haq e Sirena Gulamgaus (Credits: Yan Turcotte/Sky)
Ayisha Issa e Laurence Leboeuf
Ayisha Issa e Laurence Leboeuf (Credits: Yan Turcotte/Sky)

Transplant non è un medical drama particolarmente originale o innovativo, ma ha un pregio: la volontà di trattare temi sociali, politici e culturali che vanno al di là del contesto ospedaliero. Queste tematiche non emergono solo occasionalmente – come in altre serie dello stesso genere – ma sono il cuore dell’intero show, che affronta questioni legate all’immigrazione, al razzismo, alla parità di genere, a volte attraverso i casi dei singoli pazienti, mentre altre attraverso le esperienze personali dei suoi personaggi.

Bashir è un protagonista interessante: le complicazioni legate a questo personaggio non si limitano ai traumi connessi con il suo passato in Siria ma anche a come egli si relaziona con gli altri personaggi, in primis con sua sorella minore Amira (Sirena Gulamgaus), di cui si prende cura dopo la morte di entrambi i loro genitori. Dai dialoghi tra Bashir e Amira si ha modo di scoprire un altro lato del giovane, che si dimostra essere un fratello amorevole, che tiene alla sua carriera anche per dare ad Amira un’infanzia più spensierata e meno complicata di quella che ha avuto lui. D’altra parte egli teme che i successi che sta ottenendo svaniscano da un giorno all’altro a causa di alcuni documenti legali rimasti in Siria, apparentemente irrecuperabili, che attestano la veridicità del suo titolo di studio.
Hamza Haq, canadese figlio di genitori pakistani, riesce a dare a Bashir quella ingenuità, unita a sicurezza e diffidenza, che lo discosta dalla maggior parte degli eroi del piccolo schermo, generalmente disegnati come impulsivi, esuberanti, pieni di sé.

Un altro personaggio davvero ben scritto è quello del dottor Jed Bishop, capo dell’ospedale e mentore di Bashir. Jed è il classico boss che incute timore ai suoi sottoposti, a causa del suo carattere ruvido e privo di tatto, ma per certi versi anche ironico, peculiarità – quest’ultima – probabilmente aggiunta dal suo interprete, John Hannah (Sliding Doors, Spartacus), solito impersonare ruoli in cui coesistono la componente comica e quella drammatica.

Hamza Haq e Laurence Leboeuf
Hamza Haq e Laurence Leboeuf (Credits: Yan Turcotte/Sky)
Transplant recensione serie TV Sky di Joseph Kay con Hamza Haq
Hamza Haq e Sirena Gulamgaus (Credits: Yan Turcotte/Sky)

L’opera di Joseph Kay è interessante anche per il modo in cui vengono narrate le dinamiche e le relazioni tra i medici. Infatti, nella maggior parte dei medical drama, come Grey’s Anatomy ad esempio, uno degli aspetti che più intriga gli spettatori sono i conflitti e la competizione tra gli specializzandi. In Transplant l’approccio è differente: i personaggi possono scontrarsi con opinioni divergenti, ma sono sempre collaborativi, preferiscono il lavoro di squadra alla rivalità. Anche i singoli casi sono trattati in modo diverso, prediligendo un orientamento più celebrale e riflessivo che dinamico.

Transplant ha tutte le carte in regola per essere uno show piacevole e coinvolgente, ma non ha il coraggio di spingersi oltre le altre serie che lo hanno preceduto.
La volontà di percorrere strade diverse, ad esempio, preferendo come eroe della vicenda un medico mediorientale al solito uomo bianco, è nuova ed entusiasmante. Tuttavia, non basta la bravura di Hamza Haq a tirare avanti le redini della narrazione. I personaggi secondari, seppur interessanti, sono poco approfonditi e rimangono bidimensionali. Oltretutto lo sviluppo della trama – in alcuni punti – è poco avvincente e prevedibile.

Ciò che però fa ben sperare è che lo show, forte del successo riscosso Oltreoceano, è già stato rinnovato per una seconda stagione. Non ci resta dunque che augurarci che i nuovi episodi di Transplant siano più adrenalinici e spostino il focus anche sugli altri personaggi.

Sintesi

Creato da Joseph Kay, Transplant percorre strade diverse da quelle già battute dai medical drama che lo hanno preceduto con la volontà di trattare temi sociali, politici e culturali, dall’immigrazione al razzismo fino alla parità di genere. Seppur non particolarmente originale e animata da un ritmo poco sostenuto, la serie è impreziosita dall'interpretazione unica di Hamza Haq che regge le redini della narrazione con il suo protagonista lontano dagli stereotipi degli eroi del piccolo schermo, in bilico tra ingenuità, diffidenza e sicurezza di sé.

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