The Victim recensione miniserie TV Sky di Rob Williams con Kelly Macdonald, John Hannah, James Harkness, Jamie Sives, John Scougall, Isis Hainsworth, Karla Crome e Chloe Pirrie
Un delitto genera sempre un colpevole e una vittima.
(The Victim)
The Victim è un dramma in piena regola e la sua scintilla è un crimine efferato. Liam ha solo nove anni quando incontra la morte. Un vile omicidio commesso dall’adolescente Eddie J. Turner. Un evento illogico che sconvolge l’intera Scozia. Una famiglia spezzata, che dopo questo trauma non riuscirà più ad essere felice.
Sedici anni dopo, Craig Myers (James Harkness) viene selvaggiamente aggredito davanti casa sua dopo che il suo nome, foto e indirizzo vengono pubblicati su Internet da qualcuno che afferma che sia ‘quel’ Turner. In realtà, per riservatezza di atti giudiziari, si sa solo che il vero colpevole, dopo aver scontato sette anni in carcere, è stato rilasciato con una nuova identità e con la possibilità di costruirsi una vita.
Le prime indagini sull’aggressione a Craig portano alla madre del piccolo Liam, Anna Dean (Kelly Macdonald). Nonostante gli anni passati continua ad essere devastata per la perdita del figlio e infuriata per il lassismo dei tribunali. Anna viene trattenuta e processata per il reato di istigazione all’omicidio poiché autrice delle pubblicazioni accusatorie sul web.
Nel corso delle quattro puntate, disponibili su Sky e NOW, la miniserie scozzese ci avvolge in una spirale di dubbi e di conflitti interiori. La soluzione del caso non è l’obiettivo primario poiché il focus è più sulle azioni che facciamo e sulle conseguenze delle stesse.
The Victim, scritta da Rob Williams e diretta da Niall MacCormick, osa su terreno impervio. Affronta temi delicati quali l’assurdità della vendetta, la disparità tra giustizia popolare e giudiziaria e il reinserimento sociale.
Anna subisce un danno per colpa di qualcun altro, Craig subisce le conseguenze dannose di una accusa e il povero Liam è la vittima fisica. Ma non solo loro, anche le rispettive famiglie ne subiranno pesanti conseguenze. Ricca di suspense e di dosati colpi di scena, siamo dinanzi ad una narrazione sulla straziante ricerca della verità, del perdono e della difficoltà di ripartire da zero. Un dramma che sfugge al manicheismo sfruttando perfettamente la tensione che attanaglia lo spettatore.
Il regista Niall MacCormick riesce a creare un’atmosfera sottile come una lastra di ghiaccio che, grazie alla sceneggiatura e alle magnifiche interpretazioni dei protagonisti, rende questa miniserie più che degna di essere vista, nonostante percorra le orme di una storia difficile da affrontare.
L’autocommiserazione da entrambe le parti dei protagonisti è ampiamente presente in ogni puntata, così come quella dei personaggi secondari che gravitano intorno alla storia. Riuscire a distinguere tra vittima e carnefice diventa arduo, sempre più nella prosecuzione della storia. La domanda che ci facciamo tutti è chi è veramente la vittima in questa triste storia? È facile posizionarsi a favore di una parte o dell’altra ma qual è la cosa giusta da fare? Noi cosa faremmo?
Le ferite emotive, purtroppo, non si rimarginano. Il tempo non sana nulla. La verità è che in alcune situazioni siamo tutti destinati ad essere vittime, ed essere dalla parte giusta non addolcisce affatto lo strazio.