The Menu recensione film di Mark Mylod con Anya Taylor-Joy, Ralph Fiennes, Nicholas Hoult, John Leguizamo e Hong Chau
Una cena esclusiva su un’isola deserta per un pubblico attentamente selezionato: sembra un’occasione irripetibile ed effettivamente The Menu non si sottrae alle aspettative dei suoi avventori e del pubblico in sala. Il come lo faccia è un susseguirsi di manipolazione e esasperazione di situazioni legate al mondo della ristorazione e al thriller.
Mark Mylod mette in scena l’espiazione di un mondo lanciato così ossessivamente verso la perfezione da non rendersi conto delle emorragie in atto. L’algido ristorante Hawthorne, il suo glaciale chef Slowik (un Ralph Fiennes in grande spolvero) sono la camera di decompressione di un sistema insostenibile e autoreferenziale all’ennesima potenza.
The Menu esplora l’abisso concettuale tra domanda e offerta servendo delle portate che rappresentano performance metaforiche delle miserie a cui ci stiamo lentamente abituando.
L’ossessione per la perfezione è una patologia capitalistica che si realizza nell’isolamento, nell’asepsi e nell’incessante formalismo della presunta altezza sociale. Nessuno, tranne Anya Taylor-Joy, sembra accorgersi degli elefanti nella stanza, forse perché chi è immerso in un contesto abitua il suo olfatto a qualsiasi odore che vi aleggi. Nicholas Hoult incarna e si ingozza dei loro escrementi, annullando qualsiasi spirito critico in nome di una fede cieca nell’autorità dello chef-guru. Gli altri commensali partecipano ad un’indagine sociologica sui vizi a cui imputare la scomparsa del mistero dalle nostre vite.
Il meccanismo di funzionamento di The Menu è esposto come le carcasse di auto in riparazione all’interno di una qualsiasi officina. Se sia o meno un elemento penalizzante, lo decide chi è in cerca di un film che possa ricordare Seven di David Fincher e si trova di fronte ad un figlio illegittimo di Carnage di Roman Polanski e più in generale del cinema da camera. L’obiettivo non è sapere quale sarà il piatto successivo, ma trovare un modo semplice per uscire da un’impasse esistenziale. La soluzione è più semplice di qualsiasi invenzione gourmet, ma bisogna versare un po’ di sangue e liquidi di varia natura per abbracciarla davvero.