Salvatore - Il calzolaio dei sogni

Salvatore – Il calzolaio dei sogni recensione documentario di Luca Guadagnino

Salvatore - Il calzolaio dei sogni è un documentario ricco di informazioni, interessante e assai coinvolgente: la recensione

Salvatore – Il calzolaio dei sogni recensione film di Luca Guadagnino con Martin Scorsese, Manolo Blahnik, Grace Coddington e Salvatore Ferragamo

Salvatore: Shoemaker of Dreams (in italiano Salvatore – Il calzolaio dei sogni) è il nuovo film di Luca Guadagnino (regista di Chiamami col tuo nome e del rifacimento di Suspiria), presentato alla 77° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Fuori Concorso ma uscito nelle sale solo di recente grazie a Lucky Red, che ci racconta del mastro calzolaio Salvatore Ferragamo, noto per aver ideato e creato le scarpe delle più importanti star del cinema mondiale sino all’età di 62 anni, quando poi venne a mancare.

Il documentario di Luca Guadagnino, che ha avuto una gestazione lunga tre anni e con l’aiuto prezioso di Walter Fasano (su MUBI adesso potete trovare il suo interessantissimo film su Pino Pascali, anch’esso ritratto di un artista, ma totalmente diverso negli intenti autoriali) non solo in qualità di direttore del montaggio, ma di supporto nella ricerca dei materiali audio e video, mette sotto una nuova luce il creatore dei sogni, partendo dalle fondamenta: Ferragamo era nato in un piccolo paese della Campania, Bonito, dove nel bel mezzo di una notte creò per alcuni familiari un paio di scarpe, perché sprovvisti per la comunione di una delle sorelle.
Trasferitosi a Napoli imparerà il mestiere di calzolaio, ma le sue condizioni di vita e la voglia di apprendere e di sperimentare lo porteranno ad emigrare negli Stati Uniti d’America, prima a Santa Monica e poi dopo a Hollywood, che allora era circondata da qualche casa di ricchi e da molta natura selvaggia.

Salvatore Ferragamo successivamente diventerà il calzolaio più rinomato della vecchia Hollywood (al tempo chiamata Hollywoodland, il “land” dalla storica insegna verrà eliminato solo negli anni ‘40), dove arriverà a creare scarpe per Mary Pickford, Joan Crawford, Pola Negri e Lillian Gish, ma non dimentichiamoci che realizzò anche le scarpe di Douglas Fairbanks per Il ladro di Bagdad (datato 1924 e regia di Raoul Walsh).

Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo mentre sta facendo indossare un paio di scarpe ad una star del tempo (Credits: Lucky Red/Frenesy Film/MeMo Films)
Salvatore - Il calzolaio dei sogni recensione film di Luca Guadagnino
Una scultura di un piede: simbolo di eleganza e di femminilità per il calzolaio dei sogni, Ferragamo (Credits: Lucky Red/Frenesy Film/MeMo Films)

Di Ferragamo, specialmente alla fine degli anni ‘10 e per gran parte degli anni ‘20 negli Stati Uniti d’America, se ne parlò molto e quasi sempre in maniera positiva, sono celebri difatti le amicizie con i registi Cecil B. DeMille, Raoul Walsh (insieme indissero un concorso di bellezza per decretare le tre donne con i più bei piedi, la prima avrebbe firmato un contratto con Hollywood, la seconda e la terza classificata un paio di scarpe create appositamente da Ferragamo stesso, pare che il calzolaio dei sogni avesse assegnato il secondo posto a Joan Crawford, allora più che sconosciuta) e David Wark Griffith, considerato come uno dei pionieri dei lungometraggi storici, il suo Nascita di una nazione (1915) segnò un notevole punto di svolta per il panorama cinematografico e produttivo americano, prima di allora esistevano solamente film cortometraggi della durata di cinque, dieci o quindici minuti (come afferma il maestro Martin Scorsese tra gli intervistati del documentario).

La carriera di Salvatore Ferragamo non si concluse con la fine del periodo d’oro hollywoodiano e la morte di suo fratello: a Firenze, nello sfarzoso Palazzo Spini Feroni, si consoliderà come sublime artista e creerà il suo impero. Per Anna Magnani, passando per Sophia Loren e Valentina Cortese, fino ad arrivare a Marilyn Monroe modellerà e costruirà scarpe su misura. Il celeberrimo calzolaio aveva studiato l’anatomia dei piedi, perché credeva che un’elegante scarpa con il tacco dovesse avere come sostegno una buona postura e un’oscillazione del piede e del corpo in generale, senza questi due elementi la scarpa da sola sarebbe rimasta solo bella da vedere, ma poco pratica.
Tra le tante invenzioni di Ferragamo c’è da segnalare la zeppa (Christian Dior era stato folgorato dall’idea), rivoluzionaria e pratica per ogni tipo di scarpa, che a volte veniva ricavata da materiali di scarto come potevano essere: il tappo di sughero delle bottiglie o del legno trovato per strada.

Martin Scorsese in Salvatore - Il calzolaio dei sogni
Martin Scorsese racconta delle umili origini di Salvatore Ferragamo e del cinema degli anni ’20 americano in Salvatore – Il calzolaio dei sogni (Credits: Lucky Red/Frenesy Film/MeMo Films)
Una delle più famose creazioni di Salvatore Ferragamo in Salvatore - Il calzolaio dei sogni
Una delle più famose creazioni di Salvatore Ferragamo in Salvatore – Il calzolaio dei sogni (Credits: Lucky Red/Frenesy Film/MeMo Films)

Il regista Luca Guadagnino con Salvatore: Shoemaker of Dreams ci descrive di un uomo venuto dal basso, ma che grazie al suo estro e all’assoluto rigore è riuscito a forgiarsi da solo, arrivando ad imporsi nel mondo spietato della moda.
Un lavoro simile di costruzione e di decostruzione su di un personaggio storico lo ha fatto recentemente Mario Martone con il suo bellissimo Qui rido io, film su una parte di vita del capocomico napoletano, Eduardo Scarpetta.

Caso vuole che le distribuzioni li abbiano fatti uscire ad un mese di distanza, quasi come se paradossalmente si fossero messe d’accordo per seguire la scia legata a figure importanti dell’arte italiana.
Il lungometraggio del regista siciliano, però, si discosta da quello di Martone sia per intenzioni artistiche sia per forme cinematografiche, ma non per questo è meno importante di un lavoro come quello fatto su Scarpetta. Il rigore e lo spirito di un personaggio come Ferragamo vengono comunque preservati e messi in scena in maniera impeccabile.

A condurci nel favoloso mondo del calzolaio bonitese, ma fiorentino d’adozione, oltre a Luca Guadagnino dietro la macchina da presa, c’è anche Michael Stuhlbarg (nella versione italiana Claudio Gioè) che fa da voce narrante, spiegandoci le immagini invisibili attraverso le parole. Un po’ come fa lo stesso Ferragamo quando si racconta allo spettatore tramite vecchie interviste o discorsi con i suoi familiari.

Per ovvie ragioni Salvatore: Shoemaker of Dreams è un documentario più incentrato sullo spettacolo che sulla moda, nonostante tutto riesce a narrare con minuzia le innovazioni in campo stilistico del calzolaio dei sogni. Un’opera interessante e coinvolgente, dove il cinema risplende e ci ammalia con immagini emozionanti.
Luca Guadagnino si dimostra essere ancora una volta un autore delicato ed elegante, con una visione unica e peculiare.

Sintesi

Documentario più incentrato sullo spettacolo che sulla moda, Salvatore: Shoemaker of Dreams riesce comunque a narrare con minuzia le innovazioni in campo stilistico del calzolaio dei sogni. Un'opera interessante e coinvolgente, dove il cinema risplende e ci ammalia con immagini emozionanti. Luca Guadagnino si dimostra essere ancora una volta un autore delicato ed elegante, con una visione unica e peculiare.

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