Rebel Moon parte 1: La Figlia del Fuoco

Rebel Moon parte 1: La Figlia del Fuoco recensione film di Zack Snyder

Rebel Moon parte 1: La Figlia del Fuoco recensione film di Zack Snyder con Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Charlie Hunnam, Michiel Huisman, Doona Bae Ray Fisher [Netflix]

Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)
Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)

Una sceneggiatura per un progetto di Star Wars scartata è spuntata da un oscuro antro e ha generato Rebel Moon parte 1: La Figlia del Fuoco.

Sarebbe stato preferibile che questa storia fosse rimasta confinata nell’ombra visto che il film è un completo delirio.

Zack Snyder ha già dimostrato in passato di non saper riconoscere una buona sceneggiatura. Ciò è evidente nelle collaborazioni con esperti del calibro di David Goyer e Chris Terrio i quali hanno creato opere notevoli ma spesso sotto la supervisione di registi ben più consapevoli.

Questa volta Snyder ha deciso di scrivere personalmente sia il soggetto che la sceneggiatura. Il worldbuilding andrebbe studiato per approfondire perché è stato tutto lasciato al caso.

Sembra quasi che siano stati lanciati i dadi di Dungeons & Dragons per decidere l’ambientazione, i personaggi e gli eventi di ciascun mondo. Si passa da ambientazioni che ricordano Conan il Barbaro mescolate a quelle Harry Potter fino ad arrivare al Cyberpunk con donne giapponesi che armeggiano con spade laser uccidendo ragni giganti umanoidi… e non è l’unico problema del film.

Non si può neanche definire la regia di Snyder come quella “solita” a cui siamo abituati perché in ogni sua produzione utilizza tecniche diverse.

Si nota soprattutto nella famosa “Snydercut”, dove aggiunge scene senza continuità visiva col resto del film, girate con uno stile diverso giocando con le inquadrature.

Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)
Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)

In Rebel Moon ci sono slow motion continui, la messa a fuoco risulta fastidiosa in alcuni momenti e la direzione attoriale è poco convincente; nonostante la presenza di attori che hanno dimostrato grandi capacità in passato come Charlie Hunnam. Anche la protagonista, interpretata da Sofia Boutella, non ha il carisma necessario per reggere il film. Infatti, tra spiegazioni continue e scene d’azione infinite e sconclusionate il suo personaggio sparisce per interi minuti facendo dimenticare la sua stessa presenza.

I cattivi nel film sono malvagi semplicemente perché lo sono, senza alcune motivazioni di fondo, nemmeno di tipo elementare (come ad esempio lo sfruttamento delle risorse).

Il lungometraggio, del quale sarà distribuito un cut di quattro ore, è la prima di due parti.

Se non fosse stato già evidente la stravaganza dietro a questa decisione (che potrebbe essere una scelta commerciale ben ponderata da Netflix, ma il film risulta sbagliato), dopo averlo visionato diventa si può capire il motivo per cui mancano due ore dalla versione originale.

Sembra quasi che siano stati eliminati dialoghi e approfondimenti delle caratterizzazioni dei personaggi. È l’unico motivo che giustifica il fatto del perché i personaggi non parlano tra loro e del perché i pochi dialoghi presenti non hanno continuità.

Assistiamo al ritorno della moda dell’addominale scolpito  di 300 ma qui tutto reso risibile.

Durante la fase di promozione è stato annunciato che Rebel Moon sarebbe stato Star Wars con sesso e violenza. Ma non c’è neanche l’ombra di questo.

Alcuni personaggi ritenuti importanti dallo spettatore, che segue la storia, scompaiono improvvisamente senza alcuna spiegazione. Al contrario quelli che dovrebbero sparire, perché hanno svolto il loro compito rimangono in scena senza alcuna ragione apparente. Il motivo di ciò non viene spiegato e ci si troverà a chiedersi perché certi personaggi siano ancora presenti.

Taluni effetti visivi sono anche ben fatti ma nelle inquadrature successive altri risultano incredibilmente finti.

La parte centrale del film è un susseguirsi di scene di reclutamento infinite, con annessi scontati flashback interminabili o scene d’azione senza capo né coda.

Durante la visione si ha la costante sensazione di trovarsi di fronte ad uno dei quei trailer di videogiochi pieni d’azione, con personaggi sconnessi che si scontrano.

Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)
Rebel Moon di Zack Snyder (Credits: Netflix)

Se Zack Snyder pensava di trovare in Netflix la terra promessa, un luogo dove fare ciò che voleva, potrebbe dover affrontare una dura realtà dopo l’uscita della seconda parte, prevista in primavera. È possibile che il pubblico e la critica non si facciano ingannare una seconda volta.

Un grande dispiacere per chi anelava a qualcosa di nuovo nel panorama delle Space Opera.

Sintesi

Rebel Moon parte 1: La Figlia del Fuoco è una space opera che ruba da qualunque franchise possibile e immaginabile con una miriade di personaggi che non comunicano tra loro e tanti, troppi slow motion. Un maldestro delirio di onnipotenza zeppo di effetti visivi poco convincenti.

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