The Florida Project

The Florida Project – la recensione

Con Tangerine, nel 2015, Sean Baker aveva raccontato l’ambiente dei sex worker transessuali a Los Angeles, trascinandoci in un mondo che non conosciamo e mettendo in risalto l’umanità di queste persone che vivono, emarginate, all’ombra delle luci sfarzose di Hollywood.

Per The Florida Project, Baker si sposta sulla East Coast, a pochi chilometri dal World Disney World di Orlando, per esplorare, di nuovo, la quotidianità di chi vive ai margini della ‘terra promessa’; in questo caso, bambini che, invece di tuffarsi per una vacanza di famiglia nel sogno del Magic Kingdom, vivono giorno dopo giorno, con un genitore solo, al Magic Castle, nome altisonante (e volutamente fuorviante) di un motel economico. La sei-enne Moonee (Brooklynn Prince) e i suoi amichetti scorrazzano liberi per il circondario, facendo dispetti ai nuovi arrivati, impietosendo i passanti per un gelato ed esplorando case abbandonate. La sua mamma, Halley (Bria Vinaite), e gli altri genitori single del quartiere, cercano di sbarcare il lunario, oscillando tra lavori precari e mal pagati ed espedienti più o meno legali, nel costante terrore dei servizi sociali ma mantenendo sempre e comunque una facciata allegra per non turbare i piccoli.

Su tutti, veglia Bobby (Willem Dafoe), il manager dell’albergo, combattuto tra la necessità di far rispettare e le regole e la comprensione per la vita difficile dei suoi ospiti.

Come già nel film precedente, Sean Baker non è interessato ad un diretto atto d’accusa della società consumistica: il suo obiettivo è metterci nei panni di persone che normalmente saremmo tentati di giudicare, o semplicemente ignorare, mentre sfrecciamo di fianco alle loro vite nell’urgenza di arrivare alla nostra meta; mette in risalto la loro umanità, e anche quando le loro scelte sono discutibili, ne capiamo le motivazioni anziché condannarle.

The Florida Project non corre, si prende il tempo necessario per farci affezionare ai personaggi e raccontarci brevi scene di vita quotidiana, e a momenti ci sorprendiamo a chiederci se questo sia un film o un documentario; in questo senso, sono fondamentali per la riuscita del film i volti sconosciuti e le straordinarie interpretazioni di Brooklynn Prince e Bria Vinaite , entrambe debuttanti. Potremmo perfino convincerci che il manager Bobby, con la sua naturalezza e umanità, sia un vero factotum con una spiccata somiglianza con Willem Dafoe.

La trama emerge da sé, discretamente, quando sottili variazioni alla routine dei personaggi ci fanno capire che qualcosa sta cambiando. Quando tutti i fatti a poco a poco emergono e Moonee intraprende la sua avventura finale, siamo così coinvolti, sia intellettualmente che emotivamente, da sorprenderci di quanto veloci siano passate due ore. E di quanto umidi siano i nostri occhi.

The Florida Project è in uscita a febbraio, grazie a Cinema Distribuzione.

Sintesi

Uno sguardo alla vita delle persone ai margini del Magic Kingdom di Disneyworld: Sean Baker ci coinvolge con una storia solo apparentemente leggera e al limite del documentario.

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