Intervista a Fabio Crisante, conformer e professionista della post-produzione all’Istituto Luce Cinecittà

Intervista a Fabio Crisante, conformer e professionista della post-produzione nel cinema italiano presso Istituto Luce Cinecittà

Fabio Crisante: l’intervista

Quali sono le tue origini? Come è nata in te la passione per il cinema e perché ti sei indirizzato verso il mondo della post-produzione? Quale è stata la tua formazione professionale?

Fabio Crisante: Io sono nato proprio al quartiere Cinecittà. Ho iniziato a lavorare nel 1993 presso la Technicolor, sulla Tiburtina, un’azienda multinazionale americana di cinema. Stavo al laboratorio nel reparto stampa, dove si stampava tantissima pellicola, e da lì a poco sono passato a Cinecittà, nel laboratorio di sviluppo e stampa.
La mia passione per il cinema è nata così: essendo nato a Cinecittà per me il mito era quello da sempre. Mio padre aveva una pizzeria molto vicina agli Studios e quindi in negozio era un continuo arrivare di comparse e di attori. Sin da quand’ero piccolo stavo sempre dentro questa situazione, che mi sembrava un po’ particolare, un po’ allucinante, e quando papà tornava a casa a sera io mi mettevo sulle sue ginocchia e vedevamo film in televisione, è un bellissimo ricordo che porto nel cuore e. Ho scelto di occuparmi di post-produzione perché da sempre sono stato affascinato dal montaggio: già da bambino mi affascinavano non tanto le riprese ma quello che c’era dopo e guardavo tutti i titoli di coda fino alla fine, perché mi piaceva vedere chi c’era dietro e siccome vedevo che dietro a un film c’era tantissima gente il mio obiettivo era sempre quello di vedere otre l’obbiettivo ma da una prospettiva diversa, diciamo al contrario. Al momento giusto semplicemente un mio vicino di casa che lavorava in Technicolor mi ha aiutato a entrare lì, poi dopo qualche anno sono passato a Cinecittà.

Quando sei entrato per la prima volta a Cinecittà e quali emozioni hai provato? Quale è esattamente la tua mansione nella post-produzione e come si sono evolute le tecnologie negli ultimi tre decenni?

Fabio Crisante: Mi sentivo Pinocchio che entrava nel paese dei balocchi: un sogno che si realizzava. Ma anche adesso ogni volta che io entro è sempre un’emozione. Io ho iniziato a Cinecittà al laboratorio sviluppo e stampa, ero nel reparto stampa, ero  stampatore: stampavo le pellicole che poi venivano sviluppate. Poi dal laboratorio siamo passati al digitale, e adesso mi occupo principalmente di conforming. Negli ultimi tre decenni è cambiato tantissimo e il salto da pellicola a digitale è avvenuto quasi da un giorno all’altro. Ricordo prima che venivano i tir a caricare pizze di pellicola: una volta quando consegnavi la copia di un film erano 6 o 7 pizze, questi tir arrivavano per distribuirle in Italia e in tutta Europa; adesso basta un hard disk con il DCP, il Digital Cinema Package che è una cartella con tutti i file di cui un server di proiezione di un cinema ha bisogno per proiettare un film, e che puoi addirittura mandare alle sale direttamente via Internet o via satellite. Io adesso più che altro mi occupo di conforming, finalizzazione, DCP, ricoprendo gran parte dei ruoli da quando entra il girato fino a quando esce il prodotto finito.

In questi anni quali sono i film e le serie tv di cui hai curato la post-produzione che ricordi con più piacere?

Fabio Crisante: Ce ne sono tantissimi. Se però mi chiedi quali sono quelli che ricordo con più piacere io rispondo tutti, perché ogni volta che comincio un lavoro lo porto avanti con passione e con amore. Non saprei dirti qual è il più bello: per me ogni lavoro è importante e non giudico mai quello su cui sto lavorando, se è brutto o se è bello. Ci tengo a portare a termine in ogni caso il mio lavoro nel modo migliore possibile. Pe me ogni nuovo film o serie che entra è sempre il più bello, li ricordo tutti con molto piacere e non ti saprei dire qual è quello che preferisco di più.

Federico Fellini e Peppino Rotunno
Federico Fellini e Peppino Rotunno
È appena scomparso Peppino Rotunno, direttore della fotografia per Visconti, Fellini, De Sica e Terry Gilliam, una figura leggendaria di Cinecittà. Tu lo hai conosciuto? Che ricordo hai di lui?

Fabio Crisante: Rotunno per me era un mito assoluto. Ha fatto alcuni dei film più belli in assoluto a cominciare da Il gattopardo, ma anche La grande guerra di Monicelli che secondo me andrebbe meritato di più. Io come dicevo ho lavorato per tantissimi anni al laboratorio sviluppo e stampa di Cinecittà, mentre Rotunno era professore del Centro Sperimentale di Cinematografia, che sta proprio di fronte. I ragazzi a fine anno giravano tutti un cortometraggio o un mediometraggio, e Rotunno curava la fotografia assieme ai suoi studenti, per cui veniva anche al laboratorio e seguiva tutto il processo di sviluppo e posa del negativo. Ogni volta che lo vedevo passare era straordinario, vedevi un’autentica leggenda della storia del cinema che poi si rivelava essere una persona carinissima, sempre il primo a salutarti, un uomo di una gentilezza e di una disponibilità incredibile. Ho un bellissimo ricordo di lui, di quando veniva a seguire i corti di fine anno dei ragazzi del Centro Sperimentale di Cinematografia.

Nel 2018 hai fatto il tuo primo progetto di cinema nelle scuole, la realizzazione del lungometraggio I piccoli maghi di Oz con la scuola elementare Ettore Majorana di Roma. Innanzitutto, come ti è venuta di portare il cinema nelle scuole? Qual è la mission di questa iniziativa?

Fabio Crisante: L’idea mi è venuta perché vedevo che vedevo che c’era un disagio fra i ragazzi, che c’era sempre un po’ di divisione fra loro, che qualcuno veniva immancabilmente lasciato da parte. Non proprio bullismo ma quella tendenza lì. Perciò mi è venuto in mente di portare il cinema nelle scuole, perché in una troupe nessuno lascia indietro nessuno. Il concetto principale che la troupe insegna è che siamo tutti ingranaggi di un unico strumento, dove ognuno è importante e tutti si aiutano a vicenda per portare a termine il risultato. La mission dell’iniziativa di “Schoolset – Fare il cinema in classe” è proprio questo, mettere tutti sullo stesso piano perché nessuno è un leader, il leader è il gruppo: tutti quanti insieme lavorano per portare il termine il film, e così è stato per I piccoli maghi di Oz. I ragazzi magari più timidi erano quelli che una volta sul set dimostravano di avere più intuizione e più fantasia, veramente erano quelli con più creatività, e sono emersi tantissimo rispetto magari a quei ragazzini che di solito cercano di fare un po’ più i leader. La cosa bella però è che proprio loro che di solito venivano lasciati da parte non si sono affatto vendicati su quelli che prima li escludevano, anzi hanno aiutato gli altri a portare a termine progetto. Quella prima esperienza di cinema nelle scuole per me è stato un progetto molto bello e innovativo, e ha funzionato tantissimo.

Ne I piccoli maghi di Oz sono stati coinvolti alcuni importanti professionisti del cinema, a partire dal regista Luigi Cozzi e dal direttore della fotografia Roberto Girometti. Oltre che responsabile dell’intera iniziativa, tu di questo film figuri anche come autore del soggetto. Come è nata l’idea del film?

Fabio Crisante: Uno dei film che più ho amato nella mia vita è stato l’originale Il mago di Oz, fatto proprio dalla Technicolor peraltro. Ho pensato che secondo me il film stesso racchiudeva, con l’Uomo di latta, il Leone, lo Spaventapasseri e la stessa Dorothy il senso della nostra iniziativa, capire le vere caratteristiche di ognuno di noi: all’inizio del film l’Uomo di Latta non ha il cuore, il Leone non ha il coraggio, lo Spaventapasseri non ha il cervello, ma alla fine si rivela tutto il contrario – l’Uomo di Latta dimostra di avere un cuore, il Leone si rivela coraggioso, lo Spaventapasseri si scopre intelligente. L’idea di Schoolset – Fare il cinema in classe era proprio quello di far portare i ragazzi a termine di un percorso e capire insieme chi si è, e quello è successo.

Come avete diviso i ragazzi fra i vari ruoli previsti da una troupe cinematografica?

Fabio Crisante: Uno degli aspetti essenziali sia dell’esperienza de I piccoli maghi di Oz che del corto a Casperia è che i ragazzi stessi scelgono quale ruolo svolgere all’interno del progetto. I professionisti fanno un incontro generale con tutti, dal fonico all’operatore alla segretaria di edizione, raccontando a scuola la loro esperienza, e i ragazzi man mano che ascoltano decidono quale ruolo vogliono ricoprire nel progetto. Poi si formano dei sotto-gruppi seguiti ora dal costumista, ora dallo scenografo, ora dalla truccatrice. Tutti questi gruppi lavorano insieme per portare a termine il progetto.

Il mese scorso c’è stato un nuovo progetto di “Schoolset” con i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Montasola Casperia, che stavolta ha portato alla realizzazione di un cortometraggio contro il bullismo nuovamente diretto dal maestro Cozzi. Come è nato questo nuovo progetto? Come siete riusciti a girare nonostante il COVID?

Fabio Crisante: Il progetto a Casperia è stato finanziato da un bando del MIBACT e MIUR che si chiama “Cinema e immagini per la scuola”. Bisogna ringraziare in primis per la realizzazione di questo progetto il dirigente scolastico, la dottoressa Alessandra Onofri, e la CineMart di Gianna Menetti che dopo I piccoli maghi di Oz ha prodotto anche questo cortometraggio, che si intitolerà Un regalo dal passato. Ringrazio anche i due docenti Antonio Milardi e Emanuela Sabuzi, rispettivamente il docente responsabile e la coordinatrice del progetto per la scuola, che si sono prodigati per organizzare tutti i gruppi dei ragazzi per poter lavorare in sicurezza e soprattutto per fargli vivere un’esperienza meravigliosa. Ringrazio anche tutti gli altri docenti che si sono resi disponibili al massimo. Anche i bidelli che ci hanno aiutato in tutto, i ragazzi che si sono comportati in maniera esemplare senza mai essere maleducati o irrispettosi, per questo faccio i complimenti a tutti i genitori che anche loro si sono sacrificati per portarli e prenderli ogni volta. Per girare nel mezzo di una pandemia ovviamente è stato necessario fare tamponi a tutta la troupe e a tutti i ragazzi coinvolti, come accade del resto sui set veri delle attuali produzioni cinematografiche; l’organizzazione non è stata facile, ma abbiamo tutti voluto prenderci la responsabilità di girare in un momento così drammatico anche per dare una speranza ai ragazzi. Alla fine la gratificazione più bella per tutti è stato vedere negli occhi di questi ragazzi la contentezza e la felicità di fare questo progetto.

Chi sono stati i tuoi collaboratori per Un regalo dal passato?

Fabio Crisante: Luigi Cozzi era di nuovo il regista dopo I piccoli maghi di Oz, Roberto Girometti è tornato a curare la fotografia. La produzione era come dicevo la CineMart, l’executive era la Filmedea di Diego Biello. Adamo D’Agostino è stato il tutor del reparto dei piccoli sceneggiatori e colui che scritto la sceneggiatura raccogliendo le idee dei ragazzi. Andrey Maslenkin è stato il tutor di tutti i ragazzi che volevano ricoprire i ruoli tecnici (operatori, fonici, segretari di edizione, ciakisti ecc..) con cui ha lavorato in maniera splendida mettendo a disposizione tutti i suoi macchinari professionali sia audio che video, facendo da supervisore nei vari reparti durante le riprese. Vittorio Viscardi è stato il responsabile di produzione e di tutta la troupe, mentre Anna Maria Piva de La Compagnia delle Stelle è stata la nostra actor coach, e ha fatto un grande lavoro con tutti gli attori bambini, che ovviamente non avevano mai recitato prima. Clarissa Stirpe è stata una stretta collaboratrice di Andrey e la tutor per la realizzazione del backstage fatto direttamente dai ragazzi, Luca Spinacara è stato il tutor dei fonici e dei ciakkisti e segretari di edizione. Andrea Pieroni è stato il tutor di tutti gli operatori di macchina, Luigi Gamba l’aiuto operatore e il tutor focus puller, Maria Benali l’assistente di produzione ed Elia Ferroli l’assistente alla regia. Vanessa Mantellassi ha fatto da tutor del reparto costumi, dove il suo team ha realizzato lo stile dei vestiti degli attori, mentre Chiara Casali era la tutor del reparto trucco e parrucco, dove il suo team ha realizzato lo stile delle acconciature e del look degli attori. Teresa Baglioni infine è stata la tutor del reparto scenografie: il suo team ha scelto e realizzato le scenografie delle scene e di tutto il fabbisogno scena. Il corto è stato girato con Arri Alexa con obbiettivi cinematografici, il formato è 2k con aspect ratio 2.39 cinematografico. Mi preme sottolineare però che il corto è stato fatto e realizzato direttamente dai ragazzi, tutte queste figure facevano appunto da “tutor” lasciando che gli studenti prendessero in mano il set.

Come si è svolta la collaborazione con i ragazzi questa volta?

Fabio Crisante: Con i ragazzi di Casperia abbiamo lavorato in maniera splendida. Tutti sono stati incredibili. Avevano tutti quanti un ruolo e lo hanno portato a termine in maniera meravigliosa; anche stavolta ognuno ha deciso per sé quale ruolo svolgere, non per forza tutti volevano fare gli attori, anzi molti erano affascinati dalle altre professioni del “dietro le quinte”. I costumisti e i truccatori hanno deciso loro il look per gli attori, insieme ai tutor, hanno scelto come si dovevano vestire e come si dovevano truccare. Gli scenografi hanno deciso loro le scenografie delle varie scene e location, accompagnati dal loro tutor. C’è stata anche tutta la parte di preparazione con Andrey, che ha fatto tantissimo, preparando a lungo prima delle riprese i piccoli fonici, operatori, segretari di edizione. Ancora una volta devo ringraziare la scuola per la disponibilità e l’attenzione, ma anche i ragazzi e i genitori dei ragazzi che si sono prodigati e hanno aiutato portare a termine il progetto.

Come si svolgerà adesso la post-produzione?

Fabio Crisante: Dalla fine delle riprese al montaggio e alla post-produzione passerà del tempo, volutamente. I ragazzi devono capire che non è tutto e subito, un film si costruisce piano piano. Non è la ripresa col telefonino, metti due filtri, una musichetta e posti, ed è pronta nell’arco di venti secondi. I ragazzi hanno riscoperto questo e ti devo dire che all’inizio ci aspettavamo che tempi di attesa così lunghi li avrebbero potuto stancare, invece per tutti i giorni delle riprese hanno insistito per restare oltre l’orario scolastico regolare, perché vivere l’attesa della ripresa successiva e assistere alla costruzione della scena piaceva tantissimo agli studenti. I ragazzi hanno riscoperto l’attesa, è questa la cosa meravigliosa. Tutta la parte post-produzione, che ovviamente curerò io, mi permetterà di mostrare ai ragazzi come nasce il film vero e proprio. Dalla scrittura a quando si gira a quando c’è la post-produzione sono tre fasi fondamentali ma legate una all’altra, e devono lavorare tutte quante in sintonia e in sincrono, sennò il film non viene fuori.

Qual è per te il senso del portare il cinema nelle scuole? Cosa speri di trasmettere ai ragazzi con il progetto Schoolset?

Fabio Crisante: Creare un team dove tutti si aiutano. Così scomparirebbe del tutto, il bullismo. Non avrebbe senso. Creare veramente un discorso di unione, dove non si lascia indietro nessuno. È stato bello vedere ragazzi più timidi a lasciarsi coinvolgere dallo “Schoolset“. Parlando in generale i bulli sono buoni solo a ridere, in fondo hanno paura e cercano di esorcizzare paura con violenza: se metti da parte una persona è perché ti spaventa, la cosa assurda è che comunque il bullo in qualche modo “teme” l’altro ragazzo che prende di mira. Sul set però questo non è successo. Nessuno ha cercato prevaricare un altro durante la lavorazione: questa forza sul cinema, che ti dà anche una disciplina. L’altra cosa bellissima che i ragazzi hanno capito e riscoperto con il set, come ricordavo prima, è l’attesa: la preparazione di una scena, la sistemazione delle luci, la posizione della telecamera, dei microfoni, il ripasso del copione da parte degli attori, tutte queste cose prendono tempo, non si può girare tutto di filato. È l’esatto contrario di quello che c’è adesso con TikTok e Instagram. I ragazzi hanno capito che per preparare una scena ci vuole tempo. Hanno riscoperto l’attesa e gli piace, non vogliono più “tutto e subito”.

Different Century, Same Shit
Francesca Inaudi in Different Century, Same Shit (Credits: Filmedea)
Recentemente è uscito il corto Different Century, Same Shit, diretto da Alessia Alciati e prodotto da Diego Biello, di cui tu hai curato il montaggio. Il cortometraggio, metafora distopica contro il razzismo, ha vinto numerosi premi nei festival soprattutto in Nord America, fruttando a te il premio per il miglior montaggio al New York Film Festival. Come sei stato coinvolto nel progetto? Ti aspettavi questa accoglienza?

Fabio Crisante: Ho conosciuto Diego Biello quando aveva fatto uno spot musicale a Cinecittà, e ci eravamo trovati bene. Lui aveva girato nello stesso periodo questo cortometraggio a Torino, e mi ha chiesto la cortesia di occuparmi del montaggio: mi ha raccontato la storia, mi è piaciuta, ho fatto il montaggio ed è venuto secondo me un ottimo lavoro. Non mi aspettavo quest’accoglienza ma è una bellissima soddisfazione; il successo in Nord America me lo spiego perché lì forse è più sentito il discorso del razzismo, ed il cortometraggio è arrivato in quei festival subito dopo la morte di Floyd. Non mi aspettavo il premio, ma è stata una bellissima soddisfazione.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Come speri che l’iniziativa “Schoolset – Fare il cinema in classe” prenda piede?

Fabio Crisante: Continuare con il cinema nelle scuole, innanzitutto. Spero veramente che l’idea di “Schoolset” entri veramente a far parte della scuola italiana, diventi un progetto didattico, che il cinema nelle scuole, in generale, diventi una parte del programma. Qualche ragazzo in futuro potrebbe diventare un grandissimo regista o direttore della fotografia o montatore, e ridare lustro al cinema italiano. Prossimamente ci sono in cantiere anche alcuni progetti con dei giovani registi promettenti di cui già ho montato due dei suoi primi corti, e sto collaborando alla scrittura e alla preparazione di un thriller un po’ metateatrale di nome Mens Sana, tratto da La commedia della morte, di cui sono l’autore del soggetto e che sarà diretto dal mio amico regista Giovanni Prisco.

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