Eurovision Song Contest 2022 pagelle delle canzoni finaliste vincitori e recensione della finale su Rai 1

Eurovision Song Contest 2022: le pagelle delle canzoni finaliste vince l’Ucraina con Stefania di Kalush Orchestra, Italia sesta con Brividi di Mahmood & Blanco. La recensione della finale su Rai 1

Iniziamo a scrivere questo articolo quando ancora non si sa chi vincerà l’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest, finiremo quando il vincitore sarà decretato.

Questo per dire che, nonostante ad ora non si sappia se il podio sarà consono al gusto di chi redige, qui a bottega l’Eurovision ha già vinto la sua sfida personale: non si capisce bene quando lo show sia passato dall’essere un baraccone balcanico e colorato male a gara figa che lancia anche battute virali, come la Pausini che impreca e sbotta con il suo “porca vacca” in diretta mondiale. E non importa quanto sia costruito a tavolino, perché l’evento ha funzionato, così come il trio di conduttori che per quanto male assortito e senza nessuna chimica ha saputo dare il meglio creando una somma migliore delle singole parti.

E c’è da dire che il programma ha funzionato bene contando proprio sui suoi eccessi: probabilmente perché hanno capito che oggi come oggi bene avrebbero fatto a pigiare il pedale dell’acceleratore, sfruttando le caratteristiche della multietnicità che porta inevitabilmente ad una varietà incredibile di declinazioni umane ed artistiche. Ecco allora che da bancarella polverosa che sembrava la vetrina del peggiore negozio dell’Est, l’Eurovision quest’anno è diventato un frullato di estetica e cultura camp, colorature gender fluid e baracconate consapevoli di esserlo, perché alla fine della fiera riesce ad essere un show moderno e pirotecnico pur mantenendo quel sapore di würstel notturno in autogrill della Germania Nord.

L'Ucraina trionfa all'Eurovision Song Contest 2022 con Kalush Orchestra
L’Ucraina trionfa all’Eurovision Song Contest 2022 con Kalush Orchestra (Credits: EBU/SARAH LOUISE BENNETT)

Certo è che in questo swtich si è perso un po’ di quello “slabbramento” che in tv funziona solo quando è misurato al millimetro, con il rischio di portare in prime time qualcosa di meccanico e ingessato: pericolo scampato, possiamo dire alla fine, specialmente nella versione italiana dove un’anziana Lady Gaga fa finta di essere Cristiano Malgioglio e continua a dire imperterrita “io speriamo che lui” ad un Gabriele Corsi divertito che continuiamo a preferire alla navigata ma ormai insopportabile anticonvenzionalità di Alessandro Cattelan.

Va beh che la musica continua a rimanere la più brutta del mondo, non solo d’Europa. E una punta di gioia è data dal fallimento di Achille Lauro, che finalmente esposto al pubblico ludibrio mondiale si mostra nella sua inconsistenza: in mezzo all’abituale circo di musicisti europei vestiti da personaggi di Stephen King (i The Rasmus della Finlandia che citano IT e il povero protagonista Georgie, a meno che non volessero richiamare gli apicoltori), il Renato Zero dei poveri parte con un’intervista nella quale conversa con noncuranza, come se il pubblico avesse dimenticato la sua corsa a perdifiato per essere lì che lo ha fatto barare all’interno delle regole, finendo per gareggiare come concorrente di San Marino.

Insomma, la performance di Lauro è la solita solfa, il solito sesso, la solita brodaglia che nasconde il suo perenne rincorrere la musica e gli scandali altrui: ma la gara non perdona, e non passa in finale. Sarà che ancora abbiamo nelle orecchie la voce di Diodato della prima semifinale del 10 maggio, quando con il suo splendido Fai rumore ha regalato un lampo (purtroppo fin troppo veloce) di gran classe ed emotività.
Intanto suona Israele e vien da chiedersi perché, visto che fino alle nostre scuole elementari non c’entra nulla con l’Europa.

C’entrano poco con il mondo dello spettacolo anche il truccatore e lo stilista di Laura Pausini, che nelle tre serate sfoggia una mise peggio dell’altra e un trucco che di certo non le addolcisce i lineamenti: eppure lei ce la mette tutta e merita un applauso, anche al suo mancamento di mezz’ora durante lo spoglio dei voti nella finale (pare abbia avuto un abbassamento di pressione), anche alla forza che mette nel suo lavoro, anche alla passione che al di là dei meriti delle sue canzoni trascina tutto il mondo a cantare a squarciagola con lei. E a proposito di musica, continuiamo con la gara.

Eurovision Song Contest 2022: le pagelle della finale

In Corpore Sano fa alzare la media, ma al netto dell’esibizione resta ben poco di Konstrakta.

https://youtu.be/tegPzHEL4ms

Rompe il ritmo di canzoni brutte Nadir Rustamli dall’Azerbaijan, con Fade To Black: un lento cantato benissimo, che risuona ancora meglio visto che poi arriva Emma Muscat che al piano stonicchia un pezzo scartato probabilmente dall’Eros Ramazzotti prima maniera.

Niente da fare neanche per l’Irlanda che porta Brooke che canta That’s Rich, Cipro che partecipa con la canzone Ela cantata da Andromache e per la Macedonia del Nord con Andrea.

Toccano alti vertici di bruttezza e inutilità Llámame (WRS) dalla Romania, Saudade Saudade dal Portogallo (MARO), la Norvegia con Give That Wolf a Banana (Subwoolfer). È il turno di Mahmood & Blanco con la loro Brividi, e il discorso si complica: sì che la canzone ha avvinghiamenti vocali impervi e non certo facili, come anche comprensibile che un palco come questo possa far tremare le vene e i polsi – i nostri due hanno neanche 50 anni in due -, ma le stonature sono evidenti, e Brividi non ha la stessa allure travolgente dei riff dei Måneskin, che stavolta suonano la nuovissima e fichissima Supermodel (basta copiare i Red Hot Chili Peppers! Ora passiamo ai Nirvana). Però i due (in special modo Mahmood) hanno saputo portare freschezza al di là del solito belcanto, e un mood sonoro che è italiano ma non rinuncia a suggestioni internazionali. Un applauso se lo meritano forte, allora.

https://youtu.be/blEy4xHuMbY

Pensieri scivolosi anche per l’esibizione della Kalush Orchestra: che dopo la canzone lancia un appello per Mariupol’ e l’Ucraina.

UPDATE! Mamhood & Blanco arrivano sesti, vince l’Eurovision Song Contest 2022 la Kalush Orchestra per l’Ucraina: e la scelta delle posizioni grammaticali nella frase non è lasciata al caso.

https://youtu.be/F1fl60ypdLs

La Kalush rischia anche l’eliminazione durante la serata. Il presidente Zelensky esprime il sostegno al gruppo dopo la loro esibizione. La commissione dell’ESC scongiura però l’ammonizione in quanto ogni commento sugli artisti ucraini è da considerarsi di natura umanitaria e non politica.

Ma subito dopo il trionfo, “questa vittoria è per tutti gli ucraini. Slava Ukraïni!, gloria all’Ucraina!” urlano i vincitori con il trofeo in mano. Due pesi e due misure? Certo è che il segnale è forte: perché quella vincitrice non era assolutamente la canzone più bella, eppure il grosso dei voti arriva dal pubblico (nella classifica dei giurati era quinta) mostrando un’Europa unita. E una musica che unisce.

Alla faccia di chi pensava che l’Eurovision fosse solo un baraccone.

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