Crudelia recensione film di Craig Gillespie con Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry, Paul Walter Hauser, Emily Beecham e Mark Strong
Raccontare la genesi di una delle villain più iconiche dell’universo Disney non è certo un’operazione semplice, proprio come accaduto per Maleficent il rischio è quello di scadere in un racconto non all’altezza di un personaggio entrato di diritto nell’immaginario collettivo. È dunque legittimo avvicinarsi con un po’ di scetticismo a Crudelia, ultimo live action tratto da un film animato Disney e che racconta la nascita di una cattiva tanto amata quanto memorabile: Crudelia De Mon.
Minacciosa, sopra le righe, perfida, fin dalla sua prima apparizione ne La carica dei 101 Crudelia ha affascinato il pubblico di ogni età – il film d’animazione festeggia quest’anno i sessant’anni dalla sua distribuzione – ed è riuscita a conquistarsi un posto nella cultura pop. Oltre alla sua presenza nei film animati, è stata interpretata in carne ed ossa da Glenn Close nel remake live action de La carica dei 101, da Victoria Smurfit nella serie C’era una volta e da Wendy Raquel Robinson nel film televisivo Descendants. A darle il volto in questa nuova rilettura è Emma Stone, decisamente a suo agio con il personaggio nonostante la sua sia una Cruella – chiamata così anche nell’edizione italiana del film – non del tutto definita per come la conosciamo.
Il film di Craig Gillespie racconta della giovane Estella che fin dalla tenera età sviluppa un carattere forte e aggressivo, ed è proprio da questo lato a lungo tempo represso che nasce Cruella. Come i suoi indimenticabili capelli bianchi e neri, la nostra protagonista è costantemente in bilico tra la retta via e quella del male in uno scontro di cui già conosciamo bene il vincitore. Malgrado la pellicola sia decisamente troppo lunga per i nostri gusti, il ritmo non ne risente e la storia riesce a dare nuove chiavi di lettura alla sua protagonista: Cruella diventa qui un’eccentrica artista in lotta con il sistema, pronta a ribellarsi contro il mondo della moda, la morale comune e persino verso gli insegnamenti della madre.
Come ne La favorita Emma Stone si trova a meraviglia nel doppio ruolo di giovane ingenua e diabolica manipolatrice e probabilmente i suoi look sono destinati a diventare cult; a farle da contraltare un’altrettanto in parte Emma Thompson che qui interpreta la Baronessa von Hellman, prima mentore e poi nemica della nostra protagonista. Il duello tra questi due personaggi, oltre ad essere il nucleo centrale, è altamente simbolico, da un lato abbiamo la Baronessa fredda e rappresentante di una nobiltà ai limiti del grottesco, dall’altra Cruella è una vera rivoluzionaria capace di sfidare e disarcionare i canoni di un mondo, quello della moda, apparentemente intoccabile. Non a caso, il film è ambientato nella Londra anni ’70 ed è supportato da una colonna sonora ricca di artisti che hanno discusso tabù e convenzioni della loro epoca come i Doors, Nina Simone o i Queen.
È proprio dalla colonna sonora, però, che si notano tutti i limiti e le insicurezze che prodotti come questo si portano dietro; nonostante sia composta da grandi canzoni, la musica risulta spesso invadente e alle volte riempie fino all’eccesso scene già barocche nelle immagini. Se la sua protagonista dalla seconda parte in poi decide chi e cosa vuole essere, la pellicola di Craig Gillespie sembra incatenata tra il desiderio di prendersi alcune libertà e la necessità di dare ai fan ciò che si aspettano. Crudelia vorrebbe abbattere muri e stereotipi dell’immaginario Disney, ma finisce per accontentarsi di una serie di cliché che spesso risultano fuori tempo e luogo (ad esempio i personaggi di Jasper e Horace, interpretati rispettivamente da Joel Fry e Paul Walter Hauser).
Dalla cattiva per eccellenza ci si potrebbe aspettare un’opera in linea con la sua esuberanza e invece si assiste ad un prodotto senza dubbio ben confezionato ma tutto sommato deludente e poco coraggioso, un’occasione sprecata per sperimentare una messa in scena più audace e sopra le righe. All’uscita dei primi filmati promozionali in molti hanno visto degli echi del Joker di Todd Philips ed effettivamente alcuni temi ritornano, ma, purtroppo, Crudelia decide di auto-limitarsi ad una traiettoria in cui la crescita della protagonista passa per forza dagli scontri con un’altra villain, banalizzando e depotenziando una storia che avrebbe potuto stupire in originalità.
Crudelia possiede l’indubbio merito di aggiornare e conferire ancor più carisma alla celebre icona Disney, contemporaneamente, però, la stessa perde un po’ dell’immaginario nostalgico che la contraddistingueva, non soddisfacendo completamente le aspettative.