Cinque anni sono trascorsi dall’uscita nelle sale di Maleficent, film che con oltre 700milioni di dollari d’incasso nel mondo, nel 2014 ha fatto conoscere al mondo il personaggio di Malefica che fino a quel momento veniva considerata semplicemente come il villain de La Bella Addormentata nel Bosco.
A distanza di 60 anni tondi tondi dal rilascio del classico Disney, l’immagine di colei che lanciò l’incantesimo sulla principessa Aurora, è stata completamente stravolta ed affidata ad Angelina Jolie che sul grande schermo le ha donato fascino, carisma e umanità, un mix capace inevitabilmente di stimolare l’empatia di ogni spettatore. Dopo il grande successo del film del 2014, si è scelto di far trascorrere un intero lustro prima di donare al pubblico Maleficent – Signora del Male, sequel dell’opera, in uscita nelle sale italiane dal 17 ottobre.
Si scrive Malefica, si legge Resilienza
Come dicevamo, nel corso dei decenni il personaggio di Malefica è invece stato trasformato da chi ha scelto di accendere i riflettori sul suo lato più umano. Sarebbe impossibile, nell’epoca in cui la Disney sforna un live action dopo l’altro, pensare ad un rifacimento ufficiale de La Bella Addormentata nel Bosco fedele al 100% all’originale, proprio perché il villain della fiaba non sarebbe più visto e considerato come tale dal pubblico.
In Maleficent – Signora del Male, Malefica non perde affatto il proprio smalto e con il suo black humor riesce ad ipnotizzare lo spettatore: per Aurora nutre una gelosia intensa e nel momento in cui entrambe credono di essere state abbandonate e tradite l’una dall’altra, è proprio il personaggio interpretato da Angelina Jolie a dimostrare la maturità raggiunta nel precedente film, ovvero la capacità di mettere da parte qualsiasi forma di orgoglio e dare quindi spazio esclusivamente all’amore che la lega a quella che è considerabile a tutti gli effetti come sua figlia.
E se nel primo film Malefica, di fronte ad Aurora neonata e poi bambina, affermava “Io odio i bambini“, salvo poi cedere all’irresistibile dolcezza della principessa, in questo secondo film proprio il modo in cui la donna guarda i bambini presenti nei luoghi delle fate, dimostra quanto ormai la metamorfosi emotiva sia completata e quanto lei desideri trasmettere alle nuove generazioni tutta la propria forza d’animo, la resilienza e quindi la voglia di continuare a sognare e perdonare, in barba ad ogni ostacolo della vita.
Aurora si perde, Malefica riscopre se stessa
In questo caso l’incantesimo che vede protagonista Aurora (Elle Fanning) non è più quello arcinoto del fuso di un arcolaio ma quello che la trascina e tiene lontana da Malefica. La bella in questo caso è addormentata, sì, ma perché succube della regina Ingrith (Michelle Pfeiffer) ed è distratta a tal punto dal suo amore per Filippo (Harris Dickinson) da dimenticare il vero amore che pochi anni prima l’aveva riportata in vita. Maleficent – Signora del Male racconta il rapporto tra genitori e figli, di come spesso un genitore per i propri interessi personali rischia di rovinare la vita al proprio figlio. Angelina Jolie appare a suo agio nei panni della madre adottiva della principessa, abituata nella vita privata a valorizzare il rapporto non biologico che lega due esseri viventi.
Michelle Pfeiffer si aggiunge a Elle Fanning e Angelina Jolie nel formare il trio tutto al femminile che supporta l’intera opera. Proprio lei è la regina del male a cui fa riferimento il sottotitolo del film e, sebbene alla fine finisca (in classico stile disneyano) tutto a tarallucci e vino, l’attrice sempreverde riesce a immedesimarsi benissimo nel ruolo e dunque a donare quel pizzico di malignità richiesta per tenere alta la tensione per buona parte della storia.
Umani vs Fate, alla fine a vincere è sempre il vero amore in Maleficent – Signora del Male
Rispetto al primo capitolo, Maleficent – Signora del Male offre un maggior numero di elementi fantasy sotto la regia di Joachim Rønning (Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar). Infatti, tolti i magnifici colori e l’atmosfera della brughiera, godibile soprattutto nella versione 3D, questa volta il pubblico si ritrova di fronte al passato di Malefica e dunque a tutte quelle creature a lei simili, tra cui spiccano quelle interpretate da Ed Skrein e Chiwetel Ejiofor, davvero credibili nei loro rispettivi ruoli.
Nell’eterna lotta tra umani e fate, soltanto il buon senso e la maturità, nonché ancora una volta il vero amore, riescono a ricondurre sul piano della ragionevolezza il conflitto tra le due fazioni. Alla fine ciò che rimane impressa negli occhi è la figura della Fenice che emerge dalle proprie ceneri e riporta in vita una Malefica ulteriormente rinnovata, ciliegina sulla torta di un film che, con ritmi piuttosto veloci e un intensità costante, per circa due ore, ti spinge a sorridere, emozionarti e individuare numerosi spunti di riflessione sulle relazioni umane e sui viaggi introspettivi.