Clifford - Il grande cane rosso

Clifford – Il grande cane rosso recensione film di Walt Becker [Anteprima]

Clifford – Il grande cane rosso recensione film di Walt Becker con Jack Whitehall, Darby Camp, John Cleese, Tony Hale, Sienna Guillory e David Alan Grier

In sala, dal 2 dicembre, arriva Clifford – Il grande cane rosso; il soggetto perfetto per un film che vuol portare al cinema i più piccolini durante le vacanze di Natale.
Clifford è nato dalla penna di Norman Bridwell, nel lontano 1963. Una storia che ha ispirato la creazione della serie TV animata dei primi anni Duemila e che adesso è arrivata al grande schermo in un live action.

Siamo a New York e Emily Elizabeth (Darby Camp) frequenta, grazie a una borsa di studio, la classe delle medie di un collegio. Lei vive con sua madre che, a causa del proprio lavoro, è costretta a lasciarla da sola con lo zio Casey (Jack Whitehall). Lui non è di certo noto per la sua affidabilità, ma cerca di dimostrarsi responsabile.

Un giorno, prima dell’ingresso scolastico, Emily chiederà allo zio di entrare in una fiera organizzata per il salvataggio degli animali. Lì, zio e nipote troveranno un piccolissimo cane dal pelo rosso che la ragazzina vorrebbe adottare. Casey le impedirà di portare con sé quel cucciolo, ma al termine delle ore scolastiche Emily lo troverà all’interno del proprio zaino. Decide, dunque, di tenerlo e di chiamarlo Clifford. Durante la notte, però, avviene una sorta di magia e il cane assume le dimensioni di un elefante. Questa crescita spingerà i due protagonisti a dover trovare una soluzione per cercare di restringere il cucciolo, mentre un gruppo di “cattivi” si faranno avanti per potersene impossessare.

Darby Camp
Darby Camp (Credits: Paramount Pictures)
Jack Whitehall
Jack Whitehall (Credits: Paramount Pictures)

Clifford – Il grande cane rosso è il classico film di Natale, non ci sono modi migliori per poterlo definire. Non ha nessuna pretesa se non quella di intrattenere i più piccoli concludendo la narrazione con una morale. Uno schema facile che rivela l’efficacia narrativa di una storia ben pianificata. Abbiamo due protagonisti, un evento che li stravolge e i loro tentativi per poter cercare di riportare tutto alla normalità; il tutto condito con il pre-confezionato messaggio del: “fa sentire la tua voce.

Emily è di fatto una ragazzina che non riesce ad integrarsi all’interno del tessuto sociale scolastico semplicemente perché è al suo interno grazie a una borsa di studio. Preferisce tacere e passare quanto più inosservata possibile pur di non essere la voce fuori dal coro. Così facendo, però, non fa altro che autorizzare le sue compagne di classe a metterle i piedi in testa. Clifford, così, diviene una sorta di terapia d’urto per la ragazzina perché un cane che ha le stesse dimensioni di un elefante non passa di certo inosservato.

Durante tutta la pellicola, dunque, nonostante i momenti nella quale si sorride e ride per via delle battute ben organizzate, si ha la sensazione di conoscere già questa storia. È ovvio che questa sensazione sia data solo al pubblico di adulti e non al target per la quale questa storia è stata palesemente pensata, ma se si arriva in sala per vedere Clifford bisogna essere consapevoli di star per guardare qualcosa che non è ben diverso dai vari Beethoven o Piccola peste.

Clifford - Il grande cane rosso recensione film di Walt Becker
Clifford – Il grande cane rosso recensione di Walt Becker con Jack Whitehall, Darby Camp e John Cleese (Credits: Paramount Pictures)
Jack Whitehall e Clifford
Jack Whitehall e Clifford (Credits: Paramount Pictures)

Una nota stonata è data anche dalla stessa CGI. Chi si è occupato degli effetti grafici si è concentrato molto sul cercare di dare carattere ed espressività al protagonista, ma ha prestato un po’ meno attenzione all’aspetto prospettico. Il cane, in alcuni casi, sembra assumere delle dimensioni incoerenti con l’ambiente che lo circonda, diventando esageratamente piccolo o anche posto non correttamente sulla scena. Questo è un elemento che distoglie molto l’attenzione sulla narrazione e gioca uno strano effetto sulla sospensione della credulità.

Se ci si vuole addentrare all’interno della morale che viene espressa in tutta la pellicola non si può far a meno di notare come sia forzata. Nelle scene finali, infatti, quando Emily Elizabeth trova la sua voce, assistiamo a tutta una serie di passaggi in camera che fanno emergere l’intento inclusivo della morale. Elemento che connota la narrazione di un tratto quasi paradossale, considerato che la ragazzina protagonista non ha nulla che possa farla sembrare “unica” se non il conto in rosso della madre.

In conclusione, il consiglio è quello di portare i più piccoli in sala; loro si divertiranno e con buona probabilità vi chiederanno un cucciolo come regalo sotto l’albero. Clifford – Il grande cane rosso riesce a far ridere anche i più grandi, perché ben congeniato nella sua interezza. Ma, come già sottolineato, avrete davanti a voi qualcosa di già noto.

Sintesi

Nato dalla penna di Norman Bridwell, Clifford - Il grande cane rosso approda sul grande schermo con un film di Natale dal sapore classico e di già visto, che riesce a far ridere anche i più grandi attraverso l’efficacia narrativa di una storia ben congegnata.

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